Chapter 4 - Coward

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La notte passò più velocemente di quanto Harry si aspettò, era riuscito a prendere sonno forse un paio d'ore e poi quegli incubi si erano impossessati di lui di nuovo facendolo svegliare nel bel mezzo dell'oscurità totale.

Aveva sceso le scale, gradino per gradino facendo attenzione a non fare nessun tipo di rumore per evitare che qualcuno si svegliasse e aveva raggiunto il salottino. Il camino ospitava ancora dei residui di fuoco acceso.

Si sedette sul divano in pelle bordeaux e sospirò pesantemente, le gambe strette al petto.
Aveva appoggiato la testa sulle ginocchia e la sua testa partì completamente disconnettendosi dalla realtà che lo circondava.
Era cambiato tanto da quando la guerra era finita, sperava che accadesse in positivo ma accadde, invece, in negativo.
Era diventato freddo, distaccato, non mostrava più le emozioni, ogni cosa era un pretesto per rispondere male, a volte era estremamente fastidioso e irritante. Non sapeva come facevano Ron e Hermione a sopportarlo ma ne era infinitamente grato perché se non fosse stato per loro, se non fosse stato per la loro amicizia, Harry sarebbe caduto in quell'oscuro abisso che lo stava circondando da un po' e che, pian piano, stava provando a portarselo sempre un po' più in fondo con sé.

Con quei pensieri il corvino si sdraiò sul divano e chiuse gli occhi sperando che di riuscire a prendere sonno di nuovo senza fare nessun tipo di incubo ma, naturalmente, aveva sperato invano perché intorno alle cinque del mattino, delle braccia gli circondarono il busto facendolo svegliare di soprassalto.

La fronte imperlata di sudore, il respiro irregolare e il viso pieno di lacrime. Non ce la fece.
Scoppiò a piangere lasciando che quelle braccia lo stringessero un po' di più a sé.

«Ssh Harry, va tutto bene» una mano ad accarezzargli la schiena.

«Non ce la faccio più Herm, non li controllo più» singhiozzò con la voce rotta dal pianto il ragazzo dagli occhi verdi.

«Lo so, lo so» il tono era calmo e pacato, sussurrava.

Lentamente, la ragazza si staccò asciugando con le dita le lacrime che avevano rigato le guance del migliore amico.

«Ti porto da Ron, è stato lui ad accorgersi che mancavi» gli disse e si alzò dal divano porgendogli la mano.

Harry l'afferrò «Perché non è venuto lui?»

«Voleva che venissi io, secondo lui ascolti molto più me» fece un piccolo sorriso la ragazza.

Sorrise leggermente anche il corvino che aveva ancora il viso pieno di lacrime.

Quando giunsero davanti alla porta, vide Ron seduto a gambe incrociate sul letto che fissava il vuoto. Avrebbe tanto voluto sapere cosa gli stesse passando per la testa in quel momento.

«Harry» lo chiamò il rosso quando si rese conto della sua presenza.

«Sono qui» rispose entrando nel dormitorio seguito da Hermione che ancora non gli aveva lasciato la mano.

«È successo di nuovo?» chiese.

Harry annuì, lasciò la mano della ragazza e si sedette al centro del suo letto singolo. La testa poggiata sul palmo della sua mano.

«È successo di nuovo» confermò il corvino.

Ron sospirò «È inutile dirti di andare a parlare con la McGranitt perché non ci andrai, ma se trovassimo una soluzione a tutto questo tu ti faresti aiutare?»

«Ron, non possiamo fare niente per aiutarlo. Le abbiamo provate tutte, è una cosa più grande di noi» intervenne la riccia.

«Dobbiamo provare ancora Hermione, ci deve essere qualcosa, qualsiasi cosa» girò lo sguardo verso di lei il rosso.

Silence Like a Storm - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora