CAPITOLO 16

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Sono nella mia vecchia stanza, a casa dei miei genitori. Devo ammettere che Las Vegas mi è mancata tanto. Ma forse è perché qui sento Lara più vicina.

Il suo letto è perfettamente rifatto. La sua libreria, strapiena di romanzi rosa. Le sue foto sono appese dalla sua parte. Anche se eravamo uguali, il suo sorriso era diverso. Dio, amavo quando sorrideva, perché riusciva a far sorridere anche me.

Ho davanti la scatola con tutte le foto che le ho scattato. E c'è anche una lettera, all'interno. Una lettera che ho scritto l'anno dopo la sua morte. Era il dodici giugno, ero chiusa qui dentro, proprio come adesso e piangevo a dirotto, perché non ricordavo più il suono della sua voce. Stava svanendo sempre di più e avevo paura.

Con le mani che tremano, sollevo il coperchio e per prima tiro fuori la lettera. È ripiegata in due. La apro. Alcune lettere sono sbavate, per colpa delle lacrime.


Ehi Lara,

è passato un anno da quando non ci sei più. Mi manchi. Mi manchi tanto. Troppo.

La mia vita si è interrotta, quel giorno, sai? Non avrei mai immaginato di perderti così presto. E questa è la parte più difficile da accettare. Niente più risate, niente più fotografie, niente di niente.

A volte, ho la sensazione di vederti tra la folla. E succede soprattutto quando ho più bisogno di te. Dovunque vada, trovo una piccola parte di te.

Ma mi spaventa pensarti. Ho paura, Lara, perché sto lentamente dimenticando il suono della tua voce, della tua risata. Giorno dopo giorno, in questi dodici mesi, ho cercato di allenare il cervello a rielaborare tutto, ma non ha funzionato. Sta svanendo tutto. Ripenso a quando eravamo bambine, a quando mi tenevi per mano se mamma e papà mi sgridavano, a quando mi sorridevi se ero triste, a quando mi dicevi che tu per me ci saresti sempre stata.

Sai, vorrei averti dato di più, perché eri il mio raggio di sole in una giornata di pioggia.

Perderti, è stata la cosa peggiore che potesse capitarmi. Vivo di rimpianti, vorrei non aver mai discusso con te, vorrei averti abbracciata più spesso.

Dio, quanto vorrei poter tornare indietro. Dirti all'infinito che ti voglio bene e che anch'io per te ci sarei sempre stata, nonostante tutto.

Ma non posso.

Voglio che tu sappia che, anche se non te l'ho detto, passare gli ultimi momenti con te è il più grande tesoro che porterò sempre nel cuore, assieme ai nostri ricordi. Vederti morire non rientrava nei miei piani, ma sono stata felice di esserti accanto mentre partivi per quel lungo viaggio verso il paradiso.

Spero che, ovunque ti trovi, tu sia felice e in pace. Quaggiù è difficile, ma ce la farò, perché so che ci sei ancora, anche se non posso vederti.

Ti voglio bene.

Lena


Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano. Tutto quello che ho scritto nove anni fa, lo penso ancora. E Lara mi manca sempre di più. Ora, come non mai.

Prendo le foto e le sistemo sul letto. Era una ballerina e atleta fantastica. Danzava con i cerchi e i tessuti aerei. Aveva un'agilità e una leggiadria incredibili. Era come se il mondo intorno a lei svanisse ogni volta. Mi piaceva guardarla e amavo catturare quei momenti, nascosta nel mio angolino.

Ma, tra tutte queste immagini, ce n'è una che mi tocca profondamente.

Eravamo stese proprio sul mio letto. Testa contro testa. Le avevo chiesto di alzare le mani, come se anche lei stesse impugnando la macchina fotografica, perché volevo provare una nuova prospettiva. Sorrideva più di me. Era così piena di vita.

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