CAPITOLO 36

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Un anno e mezzo dopo...


- Camminare a Miami, quando sei incinta di otto mesi, non è proprio il massimo. - borbotta Christie, sbuffando. - TOM!!! -

- Gelato al pistacchio, limone, cioccolato e frutto della passione per te. - il poveretto le passa l'enorme cono, con una faccia disgustata quanto la mia. - E vaniglia per te, Lena. -

- Grazie. - ridacchio, prendendo la mia coppetta.

È passato più di un anno e mezzo, da quando sono stata qui l'ultima volta. E sono cambiate tante cose, da allora. Christie e Tom si sono sposati e aspettano il loro primo figlio. Mio fratello Osman si è trasferito a Berlino per lavoro. Pierre è un giornalista a tutti gli effetti e lavora per una grande testata. William studia economia, anche se ha ancora le idee confuse sul suo futuro.

E poi ci sono io.

Per due mesi, sono rimasta a Las Vegas con la mia famiglia. Osman mi ha aiutata a riprendere in mano la mia vita e a farmi capire tante cose. Ero in una fase gravissima di depressione. Il mio cervello non rispondeva più ai comandi e stavo per sprofondare nell'abisso. 

Grazie a lui, oggi posso dire di essere guarita.

E ho finalmente ricominciato a viaggiare. Sono stata in Australia, in Africa, in Messico, in India e in Giappone. Ho vinto altri premi, scattato migliaia e migliaia di foto e posso ritenermi soddisfatta. Ho aperto uno studio fotografico anche a New York, di recente. Ah, e mi hanno premiata come la fotografa più pagata d'America. 

Il mio conto in banca è schizzato a una cifra che mai avrei creduto possibile.

E ho anche aggiunto un tatuaggio: una fenice sulla caviglia destra.

Perché la fenice? Beh, per simboleggiare la mia rinascita.

Staccare la spina e tornare sui miei passi, mi ha fatto bene. Ne avevo bisogno, dopo tutto quello che era successo.

- Lena, sai che i capelli corti ti stanno da dio? -

Mi volto verso Christie. - Dici? Mi vedo strana... -

Li ho tagliati ieri. Prima, erano castani e lunghi fino a metà schiena. Ora, hanno delle sfumature bionde e mi sfiorano appena il collo.

- Sei diversa, ma ti stanno bene. -

- Grazie. - prendo un boccone del mio gelato. - Allora, avete deciso il nome? -

- Sì. - si illumina, con un gran sorriso sul viso. - Lena. -

Mi va di traverso la vaniglia. Tossisco, cercando di riprendermi e Tom mi dà un colpetto sulla schiena. - Lena? Ne sei proprio sicura? -

- Sicurissima. - si accarezza il pancione. - E anche lei. - mi prende la mano e ce la preme sopra. Sento la bambina scalciare. Vengo invasa dalla gioia, mista a un pizzico di gelosia e tristezza. Io non ho avuto la possibilità di provare una sensazione così bella e mi dispiace. Ma sono felicissima per lei.

- Io... - mi schiarisco la voce. Non piangerò. - Devo andare allo studio. Ci vediamo per cena? -

- Va bene. A dopo. -

Ci separiamo e vado verso la spiaggia. Non devo andare allo studio. Ho solo bisogno di un momento da sola, per riflettere.

Durante i miei viaggi, ho letto decine di libri. Il più significativo è stato forse "Il miglio verde", di Stephen King. Mi ha colpita fin dentro l'anima.

Io voglio andare, capo. Non ne posso più del dolore che sento e vedo. Non ne posso più di tutte le volte che ho voluto rimediare e non ho potuto.

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