CAPITOLO 7

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Due mesi dopo


- Mamma, sta diluviando, non posso richiamarti dopo? - borbotto, correndo per le strade di Londra.

- Fermati da qualche parte, allora! - sibila. - Lena, è quasi estate, non hai davvero intenzione di tornare per un po' a casa? Almeno oggi saresti potuta venire! -

- Te l'ho già detto, sono impegnata. - cerco disperatamente un posto per ripararmi e intanto controllo l'ora. Sono le sei del pomeriggio. - Merda... -

- Lena Kamile Kurt! -

- Scusa. - farfuglio, infilandomi in una cabina telefonica. - Mamma, sono in ritardo. Ho solo tre ore per prepararmi. Ti voglio bene, ti richiamo domani! - riaggancio e riprendo la mia corsa sfrenata.

Amo Londra, ma allo stesso tempo la odio. Perché sta piovendo proprio oggi!? Sono già un disastro di mio, ci si mette anche il tempo adesso!

Alle nove inizierà la cerimonia di premiazione dei Sony World Photography Awards. E, a mio rischio e pericolo, ho partecipato con le foto scattate a Miami. È ai limiti della follia, ma è stato come se si siano scelte da sole. Qualcosa mi ha attirato verso di loro e, prima che potessi rendermene conto, le avevo già inviate. Due sono quelle di Mandy e Mike. Il resto...Elijah.

Sono passati due mesi, dall'ultima volta che l'ho visto. Dopo la "confessione" su mia sorella Lara, sono scappata via e ho preso il primo aereo per la California. Ero sconvolta e lo sono tuttora. Per dieci anni, ha cercato una persona che non c'è più.

Ha trovato me, la sua gemella. Quella sbagliata.

Ed è chiaro che l'effetto sperato non sia stato lo stesso.

Ma non riesco a togliermelo dalla testa. Sento ancora le sue labbra premute sulle mie. Gli ho dato dello stronzo, quando l'ha fatto, ma non lo pensavo. Ero arrabbiata, ma a mente lucida avrei voluto che quel bacio fosse stato più lungo.

Entro nella hall dell'hotel e prendo le scale. La mia stanza è al primo piano e spero che il vestito sia già qui. Mi è costato un occhio della testa e non ho avuto il coraggio di infilarlo i valigia, perciò me lo sono fatto spedire.

Infilo la tessera nella porta e la spalanco. Sì, è arrivato. Apro la zip e svelo il mistero. È stata Christie a sceglierlo per me, io l'ho solo pagato. Ero a New York, quel periodo e non potevo tornare a Los Angeles solo per provare un vestito. Lei ha i miei stessi gusti, quindi mi sono fidata.

E ha fatto la scelta giusta.

Un abito lungo in raso di seta, color ruggine, con lo scollo incrociato e la silhouette morbida e leggermente fasciante sui fianchi. Semplice, ma d'effetto.

Ma devo prima farmi una doccia e sistemare i capelli.

Oggi è una giornata particolare sotto ogni punto di vista. Non solo potrei vincere un premio importantissimo, ma è anche il decimo anniversario della morte di Lara.

È il dodici giugno. A quest'ora, ero chiusa nella mia stanza, rannicchiata in un angolo, a piangere in silenzio. Sembra davvero ieri, perché il ricordo fa ancora male. È così nitido e chiaro. Così...fresco.

Infilo la testa sotto l'acqua calda e chiudo gli occhi.

Le sue ultime parole mi tornano in mente all'improvviso. La sua voce sembra essere davvero qui. Non è più solo un ricordo.

"Lena, non piangere. Non avere paura per me. Lo sai che non mi spaventa la morte. È come scendere da una macchina, per poi salire su un'altra. Certo, avrei voluto fare tante cose, ma il mio destino non era quello e devo accettarlo. Tu devi accettarlo. Anche se io non sono riuscita a realizzare il mio sogno, tu devi farlo. Promettimelo. Promettimi che diventerai una fotografa famosa, che girerai il mondo con la tua macchina fotografica e che vincerai un premio dietro l'altro. E non venire mai sulla mia tomba, quando sarò morta. Non ho bisogno di fiori freschi, mi basta continuare a vivere nei tuoi ricordi. E sappi che ci sarò sempre. Ogni volta che vedrai una rondine in cielo, quella sarò io. Non ti lascerò mai sola, Lena. Mi troverai sempre a un passo da te. Ti voglio bene."

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