È solo un ricordo ormai

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Due mesi dopo:

Rientro nella mia stanza in punta di piedi sperando che Mattheo non mi becchi a sgattaiolare alle sei del mattino.
Sono stata nella foresta come ogni mattina ormai da due mesi con mio padre ad esercitarmi.
Ho imparato più cose con lui che stando qui per sette lunghi anni e ancora non mi capacito delle cose che mi sta facendo fare.

La settimana scorsa mi ha fatto torturare una persona che secondo lui lo meritava,
l'ho pregato di non farmelo fare ma lui ha insistito dicendo:
-devi imparare che la crudeltà fa parte di te, devi essere spietata e senza cuore-
-Immagina che sia io se questo può aiutarti-

E alla fine l'ho fatto ho immaginato che fosse lui anche se con le continue urla di quella povera anima è stato più difficile del previsto.

L'ho odiato, insomma non mi aveva fatto nulla,
ma gli ho fatto comunque quelle cose orribili sentendo la voce di mio padre nelle orecchie che continuava a dirmi;
-Il marchio oscuro non è per i deboli-
-La tua bontà ti ucciderà-
-Smettila di fare la sentimentale e finiscilo-

Per un momento ho davvero pensato di farlo,
una parte di me voleva disperatamente farlo.
Voleva porre fine alla sua vita,
ma alla fine non ne ho avuto il coraggio,
non l'ho finito e questo forse ha prolungato le cose.

Nel giro di un mese ha smesso con l'insegnarmi incantesimi e duelli, ha iniziato a portarmi libri su libri.
-Credevo fossi del parere che leggere non servisse a nulla-
-Beh mi sbagliavo- questo disse.
All'inizio mi ha molto sorpresa, ma poi ci ho fatto l'abitudine dato che amo leggere questo genere di libri.

Continuava a dirmi:
-La manipolazione è la base della tua forza, basati su quella nel momento del bisogno-
-Non abbassare mai la guardia-
-Resta calma nei momenti di panico, se ti mostrerai forte e sicura dimostrerai al Signore Oscuro e a chiunque altro che non hai nulla da perdere-
-Non respingere il tuo potere, questo potrebbe ucciderti- non ho capito tutt'ora cosa intendesse.
E' tutto così dannatamente confuso con lui e con suoi modi così ambigui.

Non lo avevo mai visto così,
insomma con me è gentile e benevolo ma con il resto del mondo è un vero mostro,
e il tempo che passo con lui ogni mattina continua a confermarmelo.

Mi infilo una maglietta bianca, un pantaloncino, tolgo silenziosamente le scarpe e mi infilo nel letto accanto al mio ragazzo.
Mi sistemo meglio sul cuscino, lo guardo dormire beatamente e non posso far ameno di sorridere.

"Non mi piace essere fissato" mi sciolgo nel sentire la sua voce rauca del mattino,
"Scusa credevo che dormissi..." affonda la testa nel cuscino sorridendo leggermente,
"Come posso dormire se tu non sei al mio fianco?" mi avvicino,
"Ma io sono qui" annuisce,
"Si, ma pochi minuti fa il tuo posto era vuoto" spezzo il contatto visivo abbassando lo sguardo in silenzio.

"Credo che tu te lo sia immaginato" emette una risatina,
"Non cercare di manipolarmi" alzo le sopracciglia,
"Te lo stai immaginando" dico in tono serio, è vero sto cercando di manipolarlo ma solo per evitare le sue ossessive domande da schizzato.

E pare che abbia funzionato, si limita a star zitto mentre io afferro un libro dalle mensole sopra di noi e inizio a leggerlo.
Si avvicina a me e inaspettatamente posa la testa sul mio petto invitandomi a dargli un minimo senso d'affetto.
Infilo una mano nei suoi ricci mentre continuo a godermi il mio romanzo.

"Andremo a casa mia nel weekend" spalanco gli occhi, no non posso, non ancora.
Insomma più volte Peter mi ha ripetuto che non prima del prossimo mese sarei stata pronta, non può essere.
"Cosa?" chiedo cercando di tenere a bada il panico improvviso,
"Andrò da mio padre nel weekend" tiro un sospiro di sollievo nell'intuire di aver capito male.
"Oh...e perché?" lo sento irrigidirsi,
"Ho delle cose da fare" annuisco, preferisco non mi prolungarmi troppo sull'argomento.

𝑹𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒎𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒊 𝒄𝒐𝒎'𝒆𝒓𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora