|Chapter twenty three|

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Elizabeth era brava a nascondersi, lo aveva sempre fatto.

Si nascondeva da sua madre quando era arrabbiata, da suo padre quando giocava, dalle sue emozioni quando erano troppo forti. E in questo, era la migliore.

Semplicemente si estraniava dalla realtà; attraverso i libri, la scrittura, la musica. Fingeva di essere un'altra persona, che andasse tutto bene, ripetendosi che, un giorno, tutto si sarebbe risolto.

Non aveva mai imparato a superare il dolore, perché semplicemente non accettava di poterlo provare.

Era cresciuta nell'amore e nella serenità, aveva sempre avuto tutto: una stanza grande tutta sua, l'affetto dei suoi genitori, degli amici meravigliosi. Andava bene a scuola, si sentiva bene nel suo corpo e le piaceva il suo carattere.

Eppure, aveva sempre avuto un vuoto nel petto.

Un dolore nascosto che non voleva qualcuno vedesse. 

Così aveva sempre finto che non ci fosse, che quella sofferenza non esistesse.

Andava tutto bene, lei stava bene; non importa quanto dentro si sentisse morire, lei doveva stare bene.

Ma in quel momento, in quella situazione così surreale, non riusciva a nascondersi.

Aveva indossato una maschera per così tanto tempo, che adesso non sapeva più come affrontare quella sofferenza.

Elizabeth passò le settimane successive chiusa nella sua stanza. Gli attacchi di panico erano tornati, gli incubi la perseguitavano e il dolore nel petto era sempre più forte.

Piangeva tanto, finché non rimaneva insensibile rannicchiata sotto le coperte.

"Starò bene" sussurrava a se stessa, stringendosi una mano al petto.

"Starò bene" diceva, come fosse un mantra che avrebbe mandato via il dolore.

Sua madre era preoccupata per lei e ogni volta che le portava i pasti, si lamentava di quanto poco uscisse, mangiasse e parlasse. Ma poi si sedeva accanto a lei e l'abbracciava, accarezzandole i capelli finché non smetteva di piangere.

"Cos'è successo con quel ragazzo, con Malfoy?" le chiese Anna un pomeriggio.

Elizabeth scrollò le spalle e la guardò.

"La notte della battaglia al Ministero, sei tornata a Hogwarts per lui" disse Anna, "e poi?"

"Poi gli ho detto addio" sospirò Elizabeth.

"Sicura?"

La ragazza abbassò lo sguardo e non rispose.

"Ho visto come lo guardi, bambina mia."

Elizabeth si alzò dal letto, scuotendo la testa.

"Io non lo guardo" disse, fingendo di cercare un libro, sperando che Anna smettesse di parlare di Draco.

"Quindi durante la riunione non lo stavi guardando?" chiese lei, con tono innocente.

"No" rispose Elizabeth. "Ho semplicemente guardato in una direzione e lui era lì."

"Allora perché avevi quello sguardo sul viso?"

"Cosa?" chiese Elizabeth ridacchiando nervosamente. "Quale sguardo?"

"Non so" disse Anna, avvicinandosi verso la porta per uscire dalla stanza."Lo guardi ed è come se stessi fissando una sorta di stella."

Elizabeth sospirò."E quindi?"

Anna aprì la porta. "Tu ami le stelle" disse ammiccando.

~

Quella notte, dopo essersi assicurata che nessun mangiamorte fosse in giro per i corridoi, Elizabeth sgattaiolò fuori dalla sua stanza e uscì a passeggiare tra i giardini del Manor.

Portami a contare le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora