|Chapter Fifty Six|

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3 anni dopo

Elizabeth camminava per la sua stanza con le braccia incrociate al petto e il cuore che le batteva all'impazzata.

Indossava una vestaglia di seta rosa; gli occhi verdi incorniciati dal mascara e i capelli le scendevano morbidi sulle spalle. Al polso destro, dove i piccoli tatuaggi risaltavano sulla pelle chiara, il braccialetto con la costellazione del Drago. Il suo portafortuna.

Sobbalzò quando sentì la porta aprirsi, ma si rilassò immediatamente quando riconobbe Fred.

"Per Merlino, Freddie, mi hai spaventata!" esclamò lei, abbracciandolo.

"Perché non sei pronta?" chiese lui con un ampio sorriso sul volto, quando vide che non era ancora vestita.

Elizabeth sbuffò, sedendosi sul letto.
"Ho paura" confessò, guardando fuori dalla finestra. "La guerra mi è rimasta dentro, Fred."

Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.

Da quel due maggio, i suoi attacchi di panico erano tornati. La battaglia l'aveva prosciugata e così anche i processi dopo. Era stata accusata per crimini di guerra e assolta quasi subito. Ma ogni volta che guardava il marchio sull'avambraccio, tutto ritornava a galla e le sembrava di essere ancora lì, sul campo di battaglia, ricoperta di sangue.

"Vuoi tirarti indietro?" chiese Fred, sedendosi accanto a lei.

Lei scosse la testa e gli prese la mano.
"Vorrei solo che Draco fosse qui" sospirò alzandosi. "Mi vesto e andiamo."

Elizabeth indossò il lungo vestito e si guardò allo specchio. La guerra non aveva lasciato tracce esterne su di lei, se non il marchio, ora in bella vista. Aveva pensato se fosse stato il caso di coprirlo, ma aveva deciso che lo avrebbe mostrato.

Un segno indelebile, una cicatrice che raccontava la sua storia, la conquista della sua libertà.

"Sono pronta" disse, uscendo dal bagno. "Come sto?"

Fred aprì leggermente la bocca, guardandola dalla testa ai piedi. "Sei bellissima, Eli" rispose, porgendole la mano.

Lei la prese sorridendo e si avviarono.

Il giardino era stato tirato a lucido: due grandi padiglioni bianchi erano situati al centro, decorati con fiori di ogni tipo; all'esterno, un lungo tavolo di stuzzichini, bicchieri di Champagne e vino.

Appena entrarono, tutti i presenti si alzarono, voltandosi verso di loro. La musica era alta, aleggiava per le scale assieme al profumo di milioni di fiori.

"Non lasciarmi cadere, Fred" sussurrò, stringendosi al suo braccio.

Elizabeth passò in rassegna le persone presenti. Hermione si asciugava le lacrime con un fazzoletto; Harry annuiva orgoglioso verso di lei; Ron e George sorridevano commossi. Dall'altro lato, Blaise e Theodore nascondevano gli occhi lucidi, Anna singhiozzava per le troppe lacrime, attaccata al braccio della signora Weasley.

E poi incontrò i suoi occhi, davanti un arco traboccante di fiori e nastri.

Draco.

In quell'istante, non fosse stato per la mano di Fred che stringeva la sua, le sarebbe corsa incontro, già stanca della marcia troppo lenta.

Elizabeth aveva chiesto a Fred di accompagnarla all'altare, non avendo un padre, e lui aveva immediatamente accettato.

Draco la stava aspettando impaziente, con le lacrime agli occhi e lo sguardo rivolto unicamente a lei, alla sua Liz.

E poi, finalmente, arrivò.

Si scambiarono le promesse con le parole semplici e tradizionali. Elizabeth era immersa nei suoi occhi e Draco nei suoi, quasi non ascoltavano le parole pronunciate dal pastore. C'erano solo loro due.

Portami a contare le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora