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Non faccio in tempo a risalire in auto che il mio cellulare inizia a vibrare insistentemente: si tratta di una chiamata in entrata da parte di Gus.

"Che c'è?", rispondo scocciata inserendo le chiavi nel cruscotto, senza però mettere in moto.

"Torna qui", mi dice in tono meno autoritario di quanto mi aspettassi, per poi riattaccare subito la telefonata senza darmi modo di replicare.

Appoggio la testa contro il sedile e sospiro, indecisa su cosa fare. Forse la cosa giusta sarebbe ignorarlo e tornarmene a casa, ma ormai sono qui e, a questo punto, sarebbe stupido fuggire.

Scendo dalla macchina e ripercorro a ritroso la strada che ho appena fatto, salgo le scale e rientro nell'appartamento senza nemmeno bussare. Faccio nuovamente un cenno a Tracy che mi guarda confuso e torno nella stanza di Gus.

"Peep, che cosa vuoi?", gli domando secca, aprendo la porta. Lui è sdraiato nella stessa posizione di prima, con la schiena poggiata contro la testiera del letto, ma nel frattempo ha avuto la decenza di indossare una maglietta e un paio di pantaloni. 

Lui mi guarda con un sorrisetto stampato sulle labbra dalle quali penzola una canna, poi picchietta la mano sul materasso accanto a sé, invitandomi a raggiungerlo. Faccio quanto mi dice senza farmi troppe domande, richiudo la porta e mi tolgo le scarpe, poi mi sistemo accanto a lui, spalla contro spalla.

"Non credevo saresti tornata indietro", mi rivela passandomi il joint.

Accetto l'erba e faccio qualche tiro, mi rilasso chiudendo gli occhi e poi gli restituisco la canna senza rispondergli.

"Ti va di guardare qualcosa su Netflix?", chiede dopo qualche secondo di silenzio: "Mi è venuta voglia di rivedere Shrek, è tipo il mio film preferito di sempre".

Aggrotto istintivamente le sopracciglia in una faccia poco convinta, non riesco a capire che diavolo stia cercando di fare: minimizzerei se dicessi che sono confusa. Che gioco vuole portare avanti?

Senza nemmeno aspettare la mia risposta, afferra con un gesto rapido il telecomando e seleziona il titolo del film, per poi premere play.

Dopo una ventina di minuti passati in religioso silenzio a guardare Shrek, mi decido a chiedergli il motivo per cui sono qui: "Gus, che stiamo facendo?".

Mette in pausa il film e si volta verso di me con un ampio sorriso: "Stiamo guardando un capolavoro cinematografico mentre fumiamo la migliore erba di tutta la California, baby".

"Gus". Lo guardo storto, insoddisfatta dalla sua risposta. So che ha capito esattamente cosa intendevo con la mia domanda, sta solo cercando di eludere il punto come fa sempre quando non vuole rispondere seriamente.

Mi passa la canna sospirando: "Dio mio, puoi goderti il momento e basta? Perché devi farti mille domande e preoccuparti delle cose? Cazzo, baby, non stressarti tanto".

Ma io non ho la mia intenzione di lasciare perdere, è tutto troppo strano. Sono abituata alla sua bipolarità, ma questo mi sembra esagerato: non posso credere che mi ha fatta tornare solo per vedere un vecchio film insieme. "Perché sono qui?", insisto.

"Che cazzo di domanda è? Dimmelo tu perché sei qui. Se non ti va di restare, puoi andartene", sbotta indicando infastidito la porta. È incredibile come il suo umore cambi nel giro di pochi secondi: basta letteralmente una parola fuori posto per trasformarlo.

"Voglio restare, ma voglio anche sapere per quale motivo tu mi vuoi qui".

Lo guardo dritto negli occhi e gli poggio tra le labbra il joint, lui non esita ad aspirare con avidità una grossa boccata di fumo: "Senti, JJ, sono ancora mezzo sballato da tutta la roba che ho preso ieri, mi fa male la testa, ho fatto passare a Tracy una notte da incubo e Layla mi odia per come mi sono comportato. Voglio solo starmene un po' tranquillo. Possiamo passare del tempo insieme senza comportarci da stronzi a vicenda per una volta?".

Annuisco abbassando gli occhi imbarazzata e riprendiamo così a vedere il film in silenzio: tra di noi c'è un po' di disagio, teniamo gli occhi incollati alla tv e siamo entrambi distanti e rigidi.

Immagino che sia stanco della nostra costante lotta a colpi di orgoglio, questa storia sta iniziando a prendere una brutta piega visto che ha rischiato una cazzo di overdose. Ha decisamente bisogno di una tregua, anche se non so per quanto durerà.

Una notifica sul cellulare mi distrae dalla trama del film: lo estraggo dalla tasca dei pantaloni e leggo dalla schermata di blocco il nuovo messaggio che mi è appena arrivato.

bexey:
> posso rivederti stasera?

Giro il display in modo che Gus non possa leggere il mittente o il contenuto: non mi sembra il caso infierire in questo modo, quindi mi limito ad ignorare la notifica e imposto la modalità 'non disturbare'.

"Chi era?", mi domanda senza scollare gli occhi dal televisore.

"Olivia", mento ricacciandomi il telefono in tasca. Non so se abbia creduto alla mia bugia, il suo viso è imperturbabile e non lascia trasparire niente.

"Siete praticamente sorelle, eh?".

"Sì, è lei che mi ha convinta a trasferirmi da Seattle a Los Angeles", gli rivelo: "Siano migliore amiche da anni, mi conosce meglio di chiunque altro".

"Capisco, io e Tracy abbiamo un rapporto del genere", mi dice con un sorriso: "Che fai qui a L.A.?".

"Scrivo qualche articolo per un quotidiano locale mentre cerco di finire il mio libro", rispondo timidamente.

Gus fa un piccolo ghigno: "Non sapevo scrivessi. A quanto pare non siamo così diversi, eh?".

Mi fa parecchio strano il fatto che mi stia parlando a cuore aperto, senza prendermi per il culo o facendo battute inappropriate.

"Sai", mi dice facendosi serio: "La musica è stata letteralmente l'unica cosa che ha dato un senso alla mia vita di merda. Ho avuto un'infanzia piuttosto del cazzo, mi sono successe tante cose e ho sempre dovuto cavarmela da solo. Non lo so, immagino che tutti i miei problemi vengano da lì, credo che i traumi della mia infanzia mi perseguitino e siano il motivo per cui oggi sono così come sono".

Non so se me lo sta dicendo per giustificarsi o perché vuole farsi conoscere, in ogni caso mi fa piacere sapere qualcosa in più su di lui.

"E come sei?", gli chiedo.

Lui sembra pensarci un secondo, poi si mette a ridere e alleggerisce un po' i toni del discorso: "Mh, non saprei, forse una testa di cazzo?".

Scuoto la testa accennando un sorriso, poi la poggio delicatamente sulla sua spalla con gli occhi socchiusi. Sento Gus sussultare leggermente a questo contatto, credo non si aspettasse che mi avvicinassi a lui, ma resta immobile e continua a guardare Shrek come se niente fosse.

L'erba mi ha preso parecchio, sento la testa leggera e i muscoli molli, è come se non avessi alcuna energia rimasta nel mio corpo: "Ti dispiace se faccio un pisolino?", gli domando con un filo di voce, già parzialmente addormentata.

"Certo, fai pure", mi sussurra con tono inaspettatamente gentile. Gustav si mette quindi più comodo, si muove un po' prima di trovare la posizione migliore costringendomi ad alzare il capo dalla sua spalla.

Una volta che si è sistemato, mi rannicchio di fianco a lui, poggiando la testa direttamente sul suo petto. Riesco a sentire il suo cuore battere al di sotto della sua gabbia toracica mentre Gus inizia a giocare con i miei capelli: si arrotola ripetutamente una ciocca corvina sull'indice, massaggiandomi di tanto in tanto la nuca fino a farmi addormentare tra le sue braccia.

LET ME BLEED // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora