35

240 18 19
                                    

Apro lentamente le palpebre, infastidita dal rumore della pioggia che sbatte contro i vetri e da un lampo che trafigge improvvisamente il cielo.

Mi passo una mano sul viso, stropicciandomi gli occhi ancora assonnata, e mi guardo attorno: poster alle pareti, scritte sul muro fatte con i pennarelli indelebili, vestiti ammucchiati in un angolo, una scrivania piena di fogli sparsi, una confezione di antidepressivi abbandonata sul comodino insieme ad una bottiglietta d'acqua mezza vuota.

Mi sollevo di scatto con la schiena nell'istante stesso in cui metto a fuoco che mi trovo nella stanza di Gus, sotto alle sue lenzuola ma senza di lui, con addosso ancora il vestito che avevo scelto di mettere per la festicciola di Tracy e un gran mal di testa.

Che diavolo è successo ieri sera?

Fuori dalla finestra il cielo è scuro, dei pesanti nuvoloni neri carichi di pioggia rabbuiano la mattinata, incupendo l'ambiente. Mi rotolo giù dal materasso e mi rimetto in piedi, guardo nello specchio il riflesso della mia faccia distrutta, che non è affatto un bello spettacolo. 

Con le guance in fiamme e un forte senso di disagio e confusione, zampetto verso il salotto, dove Peep, seduto in bilico sul bracciolo del divano, è assorto a guardare lo schermo del suo cellulare mentre fuma in maniera piuttosto nervosa. Non so per quale ragione, ma nonostante abbia tutto il sofà libero a sua disposizione, non si mette più comodo: sembra quasi pronto per alzarsi da un momento all'altro, come se gli servisse un segnale per scattare.

Nemmeno si accorge della mia presenza, tiene il capo chino sul telefono finché non mi schiarisco la voce per farmi sentire: lui si volta sobbalzando leggermente, quasi come se si fosse appena svegliato da una sorta di trance, e mi regala un ampio sorriso.

"Buongiorno", mi accoglie con tono gentile, bloccando lo schermo dell'iPhone con il tasto laterale per concentrarsi su di me.

"Che cosa cazzo è successo ieri sera?", gli chiedo grattandomi la nuca: "Non ricordo nulla".

Lui spalanca gli occhi e scoppia a ridere divertito, nonostante ci sia ben poco da sghignazzare: "Non credevo fossi così bruciata da svegliarti con un vuoto di memoria", constata: "Davvero non hai la minima idea di ciò che è accaduto?"

Scuoto il capo e mi passo una mano sul viso, esausta e senza la forza di pensare a quello che potrei aver combinato totalmente fuori di me.

"Perché mi sono svegliata nel tuo letto?", insisto, con la voce roca e le tempie che mi pulsano, mentre cerco di farmi aiutare a ripercorrere mentalmente la scorsa serata: "Non dirmi che è successo quel che penso".

"No", scoppia a ridere: "Dove si fermano i tuoi ricordi?", mi domanda a sua volta mentre si stropiccia gli occhi ancora fortemente arrossati.

"Non lo so...", borbotto con un velo di preoccupazione che mi incrina la voce, rendendola leggermente più acuta del solito: "So solo di aver preso dell'ecstasy, da quel momento in poi ho un blackout".

"Beh, è lì che è iniziata la festa", mi prende in giro con un ghigno, esalando una nuvola di fumo bianco dalle labbra: "E' successo un bel casino ed è un peccato che tu non ricordi proprio nulla".

Mi siedo sul divano nel punto più lontano da Gus e mi piego su me stessa, fino a toccare le ginocchia con la fronte, spazientita dalla sua reticenza: "Puoi raccontarmi e basta cosa diavolo è successo?"

"Partiamo dal presupposto che eravamo tutti fatti e che nessuno era lucido, okay?", attacca con cautela, mordendosi il labbro inferiore e spegnendo il mozzicone nel posacenere davanti a sé: "Tu in particolare. Anziché gasarti e farti divertire, l'MD ti ha buttata giù di brutto, non so per quale ragione ti abbia dato quell'effetto: sei letteralmente la prima persona che vedo reagire così male alla molly".

LET ME BLEED // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora