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Fine.

Finalmente, dopo una marea di parole, virgole, frasi cancellate e poi riscritte, interi capitoli eliminati in preda all'insoddisfazione e qualche mese di ritardo, sono riuscita a completare il mio libro.

E' come togliersi un peso dallo stomaco, mi sento finalmente libera e appagata, sebbene al contempo l'ansia inizi a crescere: se prima la mia preoccupazione principale era rispettare le scadenze prefissate, ora il mio terrore più grande è che abbia fatto tanta fatica per nulla.

Forse questa è la prima volta in cui mi sento con il cuore in pace: so di aver messo tutta me stessa, in ogni frase c'è un pezzo di me, ho ponderato bene ogni singola parola per poter esprimere esattamente quello che avevo in mente, senza la possibilità di mal interpretazioni. Sono soddisfatta di quello che ho prodotto, ma allo stesso tempo ho paura che non verrà apprezzato.

L'idea di ricevere dei giudizi mi spaventa, mi fa sentire estremamente vulnerabile perché nel romanzo ho dato voce, in terza persona, a quelli che in verità sono alcuni dei miei pensieri più profondi e delle mie paure, quindi il fatto che questi possano venire commentati negativamente mi mette ansia. So che è qualcosa di inevitabile, ma è per il medesimo motivo che non ho mai concesso a Liv di leggere qualcosa in anteprima. Conosce solo vagamente la trama e il nome di qualche personaggio, ma non le ho detto molto di più: nonostante mi abbia pregato fino allo sfinimento di darle anche solo una piccola anticipazione, non me la sono mai sentita. So che prima o poi leggerà comunque il libro, ma mi mette comunque a disagio l'idea di farmi giudicare, specialmente da lei, perché so che non avrebbe peli sulla lingua e mi manderebbe in crisi.

Sono consapevole che è stupido e che se voglio vivere di questo devo assolutamente superare la paura del giudizio perché sono proprio le critiche a spronare il miglioramento; il fatto è che non ci sono abituata. Ma conosco molto bene qualcuno che potrebbe aiutarmi e darmi qualche consiglio per superare i miei timori che, per quanto razionali siano, devo riuscire a scrollarmeli di dosso per il mio bene.

Salvo un pdf del libro su una chiavetta USB e me la infilo in borsa, insieme al telefono e al mazzo di chiavi, per poi uscire di casa diretta da Gus. Guido fino al suo appartamento con un sorriso involontario stampato sulle labbra, esaltata per aver finalmente concluso un lavoro su cui mi stavo impegnando da quasi un anno e anche contenta di rivedere Peep dopo diverse settimane in cui non abbiamo avuto molti contatti. Dopo aver chiuso con Bexey ne ho approfittato per concentrarmi sul mio lavoro e su me stessa, senza lasciare spazio a nessun altro.

Parcheggio l'auto e, in piedi in mezzo all'androne della palazzina, mi do una veloce sistemata ai capelli per riordinare la frangetta, poi mi decido a bussare alla porta ormai fin troppo famigliare.

Dopo qualche secondo, Tracy mi apre con aria sorpresa e mi saluta allegro come suo solito, con un bacio sulla guancia: "JJ! Hey, come stai? E' da un po' che non ti fai vedere in giro".

"Tutto okay, mi sono solo presa del tempo per me", mi giustifico restando tuttavia sul vago: "E poi con il lavoro ho avuto un sacco da fare. Tu come stai?".

"Non c'è male", risponde scrollando le spalle: "Come mai sei venuta qui, hai bisogno di qualcosa?".

"In realtà sì, stavo cercando Peep. E' in casa?".

Il ragazzo tentenna un po' e cerca di prendere tempo, nell'evidente tentativo di inventarsi una scusa su due piedi: "No, cioè... sì, sì, è in casa ma... insomma, probabilmente sta ancora dormendo, ieri abbiamo fatto l'alba in studio... Ci conosci, abbiamo i nostri orari un po' folli, stiamo svegli di notte e riposiamo di giorno come dei vampiri".

Ma non fa nemmeno in tempo a finire la frase che una voce particolarmente famigliare proveniente dal corridoio, un po' attutita a causa della presenza di pareti che ci separano, interrompe la piccola bugia di Tracy.

LET ME BLEED // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora