Prima che tutti scendessero dal palco, ho chiamato di fretta e furia un Uber per tornare a casa da sola, ho avvertito a malapena Olivia che me ne stessi andando. Volevo sfuggire dalle occhiatacce e dai mormorii della gente presente nel backstage, ma soprattutto ho voluto assolutamente evitare Bexey e soprattutto Gus.
So di essere una codarda e che chiudermi tra le mie quattro mura non mi proteggerà all'infinito, ma le mani mi tremano ancora dall'agitazione e i pensieri prendono piede nel mio cervello senza sosta. Ho davvero bisogno di starmene da sola per un po' e mettere a fuoco bene quello che è successo su quel palco.
Non so quanto il discorso di Peep fosse frutto delle droghe che si è preso prima di esibirsi o quanto invece fosse sentito, sta di fatto che avrebbe potuto risparmiarsi una sceneggiata del genere, davanti a tutti quanti. Odio quando i cazzi miei vengono messi in piazza e odio ancor di più il fatto che si sia giocato la carta del "sono un coglione e la persona che frequenti ora è migliore di me", quasi come se volesse passare per la vittima della situazione.
Mi sembra quasi di essere in un sogno lucido: l'alcol e l'erba mi fanno sentire la testa tra le nuvole, fatico a rendermi conto che Peep si sia esposto in quel modo: è talmente surreale che potrebbe benissimo essere frutto delle sostanze che ho assunto; è tutto confuso e sfocato, non ci capisco più niente.
Mi strappo le pellicine delle labbra fino a farle sanguinare e mi torturo le dita per il nervosismo, vorrei solo avere il potere di teletrasportarmi a qualche mese fa e cambiare il corso degli eventi: la mia vita sarebbe stata più semplice se non mi fossi mai lamentata con quei ragazzi che stavano girando un videoclip sotto casa mia, facendo un casino allucinante.
All'improvviso un rumore assordante invade l'appartamento: qualcuno sta colpendo la porta con tanta violenza che sembra quasi volerla buttarla già.
"JJ, so che sei qui, me l'ha detto Liv".
Gustav.
La sua voce oltrepassa le pareti e arriva dritta alle mie orecchie come se fosse un inaspettato pugno in faccia.
Inizio a camminare nervosamente avanti e indietro per il salotto, mi sento letteralmente come un topo in trappola perché so bene che non c'è niente che possa fare per evitare una conversazione che non voglio avere: anche a costo di passare la notte sdraiato sul mio zerbino, lui non se ne andrà finché non mi avrà parlato a quattr'occhi, poco ma sicuro.
"Per favore, cazzo. È passato un mese e finora ho rispettato la tua volontà di non volermi parlare né vedere, ti sono stato lontano e ho smesso di scriverti, ma non ho parlato su un palco davanti a tutti per essere ignorato ancora da te, cazzo".
Mentre Peep continua a battere le nocche sulla porta, mi copro il viso con le mani in un gesto di esasperazione, finendo per rovinarmi il trucco. Continuo a camminare avanti e indietro sbuffando, finché non mi decido che l'unico modo per farlo smettere è girare la chiave ed abbassare la maniglia.
Gus non perde tempo e, forse per paura che possa improvvisamente cambiare idea, entra di slancio nel mio appartamento e si richiude la porta alle spalle, facendo scattare la serratura.
"Che cosa vuoi ancora da me?", incrocio le braccia al petto mentre arretro per stargli il più distante possibile.
"Voglio solo guardarti in faccia e chiederti scusa", mi dice con l'espressione più seria che gli abbia mia visto stampata sul viso: "Te ne sei andata e non mi hai mai permesso di spiegarmi".
"Tra noi non c'è mai stato nulla, non mi devi alcuna spiegazione. Lasciami in pace, Peep".
"JJ, smettila di nasconderti dietro ad un dito con questa storia. Lo sappiamo entrambi che c'era qualcosa e che io l'ho mandato a puttane, altrimenti non te ne sarebbe fregato un cazzo e adesso mi parleresti ancora", incalza.
Resto spiazzata, non so come ribattere perché in effetti ha ragione; non c'è risposta che tenga, così resto in silenzio ad ascoltare quello che ha da dire.
Gus abbassa lo sguardo a terra e scuote la testa: "La notte in cui ho rischiato l'overdose dopo averti visto andare via con Bex, io e Layla abbiamo litigato di brutto. Lo sai anche tu: mi ha tirato un ceffone davanti ai miei amici e mi ha lasciato, ma poi, come sempre, siamo tornati insieme. Il fatto è che non abbiamo mai smesso di discutere: lei non voleva in nessun modo che tu frequentassi me ed i miei amici; non hai idea di tutte le stronzate che le ho raccontato per tenerla calma e non sai quante volte si è infuriata solo sentendoti nominare. Quando si è presentata a casa mia e tu eri lì, avevo paura che potesse scoppiare l'ennesima guerra e l'unica cosa che mi è saltata in mente di fare per metterla a tacere è stata quella di rassicurarla mostrandole quanto la volessi".
Ascolto la sua discolpa con un sopracciglio alzato: deve avere un modo piuttosto strano di ragionare per pensare che quello fosse il male minore.
"Peep, ti rendi conto che è una spiegazione assurda?".
"Lo so", ammette sollevando gli occhi dal pavimento per guardarmi finalmente in faccia: "Ma avrei voluto spendere l'intera giornata con te, JJ, mi sarebbe bastato anche solo fumare tutto il giorno sul divano e chiacchierare insieme. Avrei voluto raccontarti di quando vivevo a New York, di mia madre e mio fratello e di come mio padre mi ha completamente fottuto la vita. Avrei voluto ascoltarti parlare della tua famiglia, di quando stavi a Seattle, del libro che stai scrivendo... Avrei voluto dirti che mi piaci, che forse avremmo dovuto smetterla di punzecchiarci e iniziare a conoscerci per davvero, senza fare gli stronzi".
Decisamente non mi aspettavo di sentire quell'ultima parte, non ho mai creduto di piacergli sul serio.
"Gus, adesso è tardi per dire certe cose", balbetto.
Lo guardo struggersi e passarsi una mano sul viso con un sospiro, poi si scompiglia i capelli facendo in modo che gli ricadano davanti agli occhi per nascondersi.
"Jessica, voglio che tu sappia che se sei felice con Bexey, io sono felice per te, dico sul serio. Lui è un bravo ragazzo e ti meriti di stare con qualcuno che non ti dimostri di tenerci solo quando ormai è troppo tardi".
Mi stringo nelle spalle, tenendo sempre le braccia incrociate al petto: "Si raccoglie ciò che si semina, immagino che questo modo di dire sia vero".
Lui resta in silenzio per qualche istante e si sguarda attorno sbuffando, esita un po', ma poi trova il coraggio di parlare ancora: "Possiamo... possiamo almeno restare amici?", sbotta.
Resto di sasso, non ero pronta per una richiesta del genere e non so nemmeno cosa dire: mi sembra che qualsiasi risposta possa rivelarsi potenzialmente sbagliata.
"So che mi odi e che non mi merito un cazzo, ma ti prego, ho bisogno che tu ci sia per me. Questo mese è stato orribile e non voglio più passare altro tempo sapendo che ti ho esclusa dalla mia vita", si affretta ad aggiungere: "Non voglio intromettermi tra te e Bexey, davvero, non sto cercando di fare niente del genere. Voglio solo che tu sia mia amica".
Gus ha la voce rotta, è palese che si stia sforzando di trattenere le lacrime e onestamente la cosa mi mette parecchio a disagio perché non l'ho mai visto così. È anche piuttosto contraddittorio perché davanti a tutti, sul palco, parlava con disinvoltura e tranquillità mentre ora che siamo faccia a faccia è nervoso ed emozionato. A dire il vero non credevo nemmeno esistesse una parte di sé tanto fragile ed insicura, ma non ho dubbi che adesso sia sincero: forse è la prima volta da quando lo conosco che sono certa della sua completa onestà.
Non credo che una persona normale avanzerebbe mai una richiesta del genere, pregare qualcuno per restare amici è un gesto disperato, tanto più se si tratta del proprio ex (o qualsiasi cosa siamo). Mi fa tenerezza vederlo così, quella che ho davanti non è affatto la persona con cui ho avuto a che fare negli ultimi mesi: è destabilizzante sapere che è talmente avvilito che non gli importa neanche di mettersi in ridicolo con discorsi strappalacrime su un palco o di arrivare addirittura ad implorarmi per poter recuperare un rapporto con me.
Sono ancora arrabbiata con lui, ma la vita va avanti e non si può portare rancore per sempre; se per lui è tanto importante riavermi nella sua vita anche solo in veste di amica, forse è giusto dargli una chance: dopotutto sono sempre in tempo ad allontanarmi ancora da lui.
"Credo di sì Gus, credo che possiamo essere amici".

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LET ME BLEED // LIL PEEP
Teen Fiction"Quando siamo soli dice di volermi e mi mangia letteralmente con gli occhi, mentre di fronte agli altri si diverte a sminuirmi ed umiliarmi. Chi cazzo crede di essere? (...) Vuole giocare con me? Va bene, ma da adesso in poi le regole le faccio io."...