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Sdraiata su un fianco, riapro piano gli occhi e mi rendo immediatamente conto di essere in un letto che non è il mio. Gus è disteso supino accanto a me, ha un braccio imprigionato nello spazio tra il mio collo e la mia spalla e con l'altra mano risponde distrattamente a qualche messaggio sul telefono.

Mi tiro su di scatto allontanandomi da lui, non mi sento affatto a mio agio ad averlo così vicino: "Scusami", dico istintivamente ma senza sapere davvero per cosa mi sto scusando.

Lui si volta verso di me e trattiene una risata, immagino che vedermi così confusa lo faccia divertire, perché sa che il motivo del mio stato di agitazione è proprio lui. Non posso credere di essermi fermata da Peep e di aver sonnecchiato abbracciata a lui come se fossimo una cazzo di coppietta: che diavolo stavo pensando? Perché l'ho fatto? Sono una stupida idiota.

Mi alzo di scatto dal letto e tiro fuori l'iPhone dalla tasca dei pantaloni per controllare l'ora: "Cazzo, ho dormito per tutto il pomeriggio".

Mi rendo contemporaneamente conto di non avere alcuna nuova notifica e mi sale un velo di tristezza nel constatare che nessuno mi ha cercato per tutte queste ore: l'ultimo messaggio è ancora quello di Bexey, quello in cui mi chiede di rivederci.

"Gus, mi dispiace averti fatto perdere tutto questo tempo", gli dico sinceramente preoccupata per il fatto di avergli fatto saltare qualche sessione di registrazione o cose del genere. Mi infilo quindi le scarpe poggiandomi alla parete per mantenere l'equilibrio e mi do un'occhiata allo specchio appeso davanti al letto. Sono un completo disastro: ho il mascara sbavato, i capelli arruffati e i vestiti completamente stropicciati. Se mi vedesse mamma in questo momento, inizierebbe a lamentarsi del fatto che dovrei curarmi di più e che dovrei preoccuparmi maggiormente di apparire impeccabile agli occhi degli altri... Le solite stronzate sull'importanza dell'aspetto fisico.

"Non c'è problema, non avevo comunque programmi", mi rassicura.

Mentre cerco di dare un senso ai miei capelli legandoli in una coda alta, vedo nello specchio il riflesso di Gustav alzarsi dal letto e raggiungermi. Mi volto e me lo ritrovo accanto, che mi fissa senza dire niente.

"Grazie per l'erba e per avermi fatto restare, ma ora devo andare", borbotto intimidita.

"JJ". Lui si passa la lingua tra le labbra e fa un ulteriore passo verso di me, avvicinandosi ancora di più. I suoi occhi castani mi guardano con talmente tanta intensità che mi sento quasi nuda in questo istante, è come se mi stesse facendo una radiografia.

Abbasso imbarazzata gli occhi a terra e gli passo accanto con la tessa bassa, intenzionata a raggiungere alla svelta la porta della sua stanza per andarmene al più presto da qui.

"JJ", ripete il mio nome e io mi immobilizzo con la mano sulla maniglia. Mi volto verso di lui e lo vedo avanzare nella mia direzione, con passo deciso e uno sguardo poco fraintendibile.

Sento un nodo in gola che mi restringe la trachea, lasciando davvero poco spazio all'aria per passare ed ossigenare i miei polmoni. Adesso il suo corpo è a pochi centimetri dal mio e mi sembra quasi un deja-vù della festa in cui ci siamo parlati per la prima volta. Arretro di un passo, ma il mio tentativo di allontanarmi da lui risulta inutile perché finisco con la schiena contro la porta.

Cerco di evitare il suo sguardo tenendo gli occhi puntati sul pavimento, ma lui fa una leggera pressione sul mio mento per costringermi a guardarlo in faccia.

Siamo così vicini che riesco a sentire il suo respiro caldo contro la mia pelle, l'unica cosa che riesco a vedere sono le sue labbra incrinate in un piccolo sorriso: non riesco a concentrarmi su nient'altro, non riesco a pensare a niente che non sia baciarlo.

LET ME BLEED // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora