Quando ero bambina, mamma me lo diceva sempre che con il mio caratteraccio avrei causato tanti problemi, più a me stessa che agli altri. Lei ha sempre cercato di smussare i miei spigoli e di scoraggiare determinati lati del mio carattere, ma non è mai riuscita ad intaccare in alcun modo la mia testardaggine.
Se penso di avere ragione, vado avanti dritta per la mia strada, anche a costo di sbattere la testa contro un muro. Non ho mai avuto paura di litigare, di espormi e di fare come meglio credevo: se sono convinta di qualcosa non esito in alcun modo a difendere la mia posizione con le unghie e con i denti; sono sempre stata sufficientemente sicura della persona che sono, della mia integrità, della mia morale e delle mie idee da non essermi mai tirata indietro quando è stato il momento di farsi valere.
E anche questa volta non è stato poi tanto diverso. Sono stata diretta con Bexey: ho ammesso di aver sbagliato certe cose ma allo stesso tempo non ho esitato a rispondergli a tono quando ero convinta che fosse lui quello a vedere le cose nella maniera errata, dal mio punto di vista fin troppo esagerata.
Eppure, ora che sono a casa mia tutta sola e ho lasciato che la rabbia scemasse per lasciare spazio alla razionalità, non mi sento come tutte le altre volte in cui ho litigato con qualcuno. E' come se non avessimo risolto niente, non mi sembra di essere arrivati a nessuna conclusione o compromesso: non ci sono stati né vincitori né vinti. Me ne sono semplicemente andata via perché non c'era più niente da dire. O meglio, lui mi ha cacciata dal suo appartamento perché non sono stata in grado di dirgli ciò che voleva sentire e, a quel punto, penso che fosse più deluso che arrabbiato, il che è ancora peggio.
Bex ha ragione, la risposta corretta alla sua affermazione non era l'ennesimo "mi dispiace", ma "anch'io sono innamorata di te". Da qualche parte nel mio cervello sapevo che quella sarebbe stata la cosa giusta da dire, eppure non sono riuscita minimamente a pronunciare quella frase. Come faccio a sapere se quello che sento per lui è amore se non l'ho mai provato prima? Forse un paio di mesi sono troppo pochi per capirlo, oppure sono più che sufficienti e sono io ad avere un cazzo di problema.
Una nuova notifica in entrata mi costringe a tornare alla realtà e ad abbandonare il tunnel di pensieri, paranoie ed ansie in cui sono piombata.
lilpeep:
> hey, sei in casa?Mi limito ad inviargli solamente l'emoji del pollice alzato: la visualizza subito ma non mi risponde. Perché diavolo farmi una domanda del genere per poi non continuare in alcun modo la conversazione? Peep è un tipo decisamente singolare, certe volte proprio non riesco a capire le sue mosse. Ma non passa nemmeno un quarto d'ora che tutto acquisisce un senso: il rumore squillante del campanello mi fa trasalire e mi ritrovo Gus in piedi sullo zerbino, con le mani dietro alla schiena, un sorriso smagliante sul viso, dei vestiti nuovi e i capelli puliti. L'avevo lasciato solo qualche ora fa ancora in hangover, è assurdo quanto alla svelta il suo corpo riesca a riprendersi dall'uso smodato di sostanze.
"Che ci fai qui?", domando facendolo accomodare in casa.
Lui si limita a guardarmi sorridente, per poi rivelarmi il motivo per il quale si è presentato alla mia porta con le mani nascoste dietro alla schiena come se fosse un qualsiasi vecchietto di paese fermo ad osservare i cantieri. Con un gesto plateale, solleva davanti al viso una bottiglia di Hennessy, impugnandola per il collo: "Ti ho portato un regalino, è un piccolo ringraziamento per ciò che hai fatto ieri sera per me".
Lo guardo stranita e al contempo anche un po' imbarazzata, sorpresa per il suo gesto gentile: dopotutto ho imparato a non aspettarmi più niente da Gus.
"Grazie, ma non ce n'era bisogno", gli dico poggiando la bottiglia sul ripiano della cucina.
"O meglio", si corregge alla svelta, sollevando le sopracciglia con aria languida: "Questo è il regalo di ripiego, visto che non posso darti ciò che avrei voluto".
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LET ME BLEED // LIL PEEP
Teen Fiction"Quando siamo soli dice di volermi e mi mangia letteralmente con gli occhi, mentre di fronte agli altri si diverte a sminuirmi ed umiliarmi. Chi cazzo crede di essere? (...) Vuole giocare con me? Va bene, ma da adesso in poi le regole le faccio io."...