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Facciamo un lungo giro panoramico in auto per tutta Los Angeles, facendo anche tappa ad un fast food per prenderci qualcosa da mangiare.

Parcheggio la macchina in una zona isolata, davanti ad un grande magazzino e vicino all'autostrada, poi abbasso i finestrini per godermi l'aria fresca e permettere al fumo della sigaretta di uscire.

Seduto al posto del passeggero, Gus alterna qualche morso al suo Chicken Burger con qualche tiro dal suo joint, mentre fissa quasi incantato i veicoli che si rincorrono e che illuminano l'asfalto con i loro fanali giallognoli.

"Hai mai pensato al fatto che l'uomo ha esplorato solamente tipo il cinque per cento dei fondali marini?", mi domanda all'improvviso, poggiando la testa sul sedile e ripulendosi le mani dall'unto del panino in un fazzolettino.

"No, non proprio", rispondo ridendo.

"L'oceano è la cosa più spaventosa del mondo, cazzo! Non sappiamo nulla di quello che si nasconde là sotto".

"Vero, i fondali saranno infestati da mostri marini grandi quanto il Titanic", commento divertita: "Un po' come nel lago di Lochness!".

Continuiamo a chiacchierare per ore, senza che nemmeno ci rendiamo conto di tutto il tempo che sta passando. Nonostante la sbronza della festa sia notevolmente calata, continuo a sentirmi stranamente a mio agio e non so davvero come possa essere fattibile una cosa del genere. In questo momento sono felice di aver accettato di lasciare la festa di compleanno di Wiggy con lui, mi piace passare il tempo insieme quando si comporta da persona normale.

"Comunque ho ascoltato Hellboy", gli rivelo ad un certo punto: "Davvero figo".

Sul viso di Gus compare un enorme sorriso che gli illumina lo sguardo: "E...", tentenna: "Non ti sei accorta di nulla?".

"Sarebbe a dire?", chiedo aggrottando le sopracciglia confusa.

Inizia così a canticchiare all'improvviso una delle canzoni dell'album, impegnandosi a restare serio e ad intonarla al meglio:

"Feels like we're a world away, but we in the same room, be my girl today at least. She don't even know my name, but she look me in the eyes like she know my pain, that's me. And she always let me be myself, she don't ever take bread, she don't need no help, that's real. While I'm busy tryna get my wealth, she ain't worry about a thing except my dick and my health, that's real".

Mi guarda dritto negli occhi mentre pronuncia ogni singola parola rispettando perfettamente il ritmo del pezzo:

"She sees the things that you don't see, she breathes the air that you don't breathe. She bleeds the blood that you don't bleed, she looks at me like she loves me".

Lo guardo con aria confusa, ma contemporaneamente incantata dalla piccola performance che mi ha appena regalato.

"Gus, che significa?".

Lui trattiene una risata: "Baby, non fingere di non capire. L'ho scritta per te".

Sgrano gli occhi incredula per questa rivelazione, mi sembra una cosa del tutto surreale. Come è possibile che io l'abbia ispirato a scrivere un pezzo? Non credevo nemmeno gli importasse, invece ha parlato di me in uno dei suoi testi: è la realtà o un bizzarro sogno?

"Gus...", balbetto interdetta senza sapere cosa dire e lui mi passa la canna con tranquillità, come se non mi avesse appena rivelato una cosa tanto importante.

"Senti, ma...", attacca mentre sto facendo l'ultimo tiro dal joint: "Cosa c'è tra te e Bexey?".

"Niente", rispondo tenendo gli occhi fissi sul cruscotto davanti a me, esalando il fumo. Gli pongo quindi la stessa domanda, facendogli il verso: "E cosa c'è tra te e Layla?".

"Niente". Copia la mia risposta, poi, con un ghigno, aggiunge: "Invece tra me e te? Cosa c'è tra noi due?".

Giro di scatto la testa nella sua direzione, guardandolo dritto negli occhi, sorpresa da quest'ultima domanda.

"Niente", rispondo spegnendo il mozzicone nel posacenere della macchina.

Resta zitto per qualche istante, poi si passa la lingua tra le labbra: "Niente?", chiede mettendomi una mano sulla coscia.

Con il cuore in gola e un nodo allo stomaco, gli sfioro una guancia e gli scosto i capelli biondi dagli occhi, per poi poggiare la mano alla base del suo collo ed accarezzargli delicatamente la nuca: "Non c'è niente tra noi, Gus".

"Hai ragione, non c'è assolutamente niente", mi dice sporgendosi leggermente in avanti tanto da appoggiare la sua fronte alla mia.

Ho la bocca secca e la testa talmente leggera che l'unico suono che riesco a sentire è quello del battito del mio cuore. Restiamo immobili per qualche secondo, con le punte dei nostri nasi che si sfiorano e gli occhi chiusi, finché non mi lascio travolgere per l'ennesima volta dal momento.

Bacio Gus come se questa fosse l'ultima occasione al mondo, tenendo il suo viso tra le mani. Lui mi conficca le unghie nella coscia, stritolandomela e facendomi sussultare: non tanto per il dolore, ma perché mi piace il fatto che mi voglia talmente tanto da piantare le unghie nella mia pelle.

D'improvviso però si allontana da me e sento istantaneamente un tuffo al cuore.

Non di nuovo, per favore. Non rifiutarmi ancora.

Si piega leggermente in avanti con il busto e, quando mi rendo conto che sta armeggiando con una leva situata sotto al suo posto, un minuscolo sorriso compare sul mio viso e il mio cuore riprende a battere regolarmente.

In pochi secondi riesce a far scattare il meccanismo per far scivolare all'indietro il suo sedile ed io, in automatico, mi sposto verso il lato del passeggero, mettendomi a cavalcioni sopra di lui. Gus si lascia scappare un ghigno prima di riconnettere le sue labbra alle mie con avidità e, mentre io sollevo quel tanto che basta il vestito, lui si sfila la t-shirt e si slaccia febbrilmente i pantaloni.

Non so nemmeno io che cazzo sto facendo: non mi era mai capitato che ciò che volessi fare tanto ardentemente equivalesse esattamente a ciò che invece non dovrei assolutamente fare. La mia vita è sempre stata molto semplice: con i ragazzi non c'è mai stato un 'giusto' o uno 'sbagliato' perché non ho mai incontrato nessuno come Gus, non ho mai dovuto lottare contro me stessa per tenermi alla larga da qualcuno per cui provavo attrazione.

Ma è solo per questa volta, non succederà mai più.

Le sue mani mi stringono i fianchi e accompagnano ogni movimento nel mio bacino, mi aggrappo alle sue spalle lasciandogli dei segni rossi sulla pelle.

"JJ..."

Interrompo il suo tentativo di parlare con un bacio, non voglio sentirlo dire una delle sue solite stronzate che potrebbero rovinare il momento: "Peep, sta zitto", mormoro in affanno tra un gemito e l'altro.

LET ME BLEED // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora