Mentre Olivia raggiunge Nate per passare un po' di tempo con lui, io decido di restare fuori in balcone a fumare la canna che Gus mi ha rollato poco fa. Come al solito, nessuno approfitta mai del terrazzino esterno e tutti preferiscono restare in casa: evidentemente sono l'unica a cui piace cercare un po' di pace qui e lasciare che la festa all'interno prosegua senza di me.
Mi siedo sul pavimento e faccio passare le gambe tra le aste metalliche della ringhiera, lasciandole penzolare nel vuoto sottostante: per quanto sia una cosa stupida e infantile, mi piace da impazzire far oscillare i piedi avanti e indietro nell'aria, con gli occhi chiusi e la mente sgombra. E' solo un insignificante assaggio di libertà e spensieratezza, ma, come tutti dicono, sono le cose più piccole e futili ad essere quelle più speciali.
L'aria mi lambisce le gambe e il viso, portando con sé un odore particolare: è il classico profumo che ho sempre associato alla fine dell'estate; ma sebbene Los Angeles si sia appena addentrata nell'autunno, riesco a percepire quella stessa sensazione delle sere di fine agosto: la malinconia.
La musica smorzata proveniente dall'interno dell'appartamento contribuisce a creare questo clima ovattato, è come se fossi in una mia bolla personale nonostante ci sia solo una portafinestra a separarmi da decine di altre persone, tra cui George e Gus.
Gli ultimi giorni sono trascorsi ad un ritmo frenetico, sono accadute un sacco di cose una dopo l'altra, senza neanche lasciarmi il tempo di metabolizzare bene tutto quanto. Non so che fine abbia fatto la mia tranquilla e spensierata vita che conducevo a Seattle, mi sembra solo un lontano ricordo. Da quando sono qui a Los Angeles, mi sento come una calamita che attira a sé sfortune e complicazioni: Liv non mentiva quando, per convincermi a trasferirmi, mi aveva promesso che qui non ci si annoia mai. E dovevo capirlo dal fatto che ho conosciuto Peep esattamente un minuto dopo aver messo piede nel mio nuovo appartamento, con ancora tutti gli scatoloni del trasloco ammassati ovunque.
Se ci ripenso mi sembrano passati secoli, ma allo stesso tempo solo pochi secondi: nel giro di qualche mese mi sono ritrovata in situazioni che mai avrei creduto possibili e sono cambiate tante cose, sia in me che attorno a me. Ho messo in discussione me stessa tante volte, come mai avevo fatto prima d'ora, e ho realizzato che quel poco che avevo capito sulle altre persone e sulla vita in generale era tutto da rivedere.
Forse è per questo che ho preso tante decisioni sbagliate, fortunatamente nessuna delle quali irrimediabili, ma comunque spesso con risvolti stupidi.
Mentre mi riempio i polmoni di fumo e lascio che mi aiuti ad alleggerirmi la testa, sento la portafinestra aprirsi all'improvviso: mi volto di scatto, socchiudendo le palpebre a causa del contrasto tra il buio in cui sono rimasta immersa e la luce diretta del lampadario che si proietta fuori. Una sagoma mi raggiunge all'esterno, ma non riesco a capire subito di chi si tratta: ci metto qualche secondo prima di realizzare che è Tracy.
"Hey".
Lui mi saluta a sua volta e si sistema accanto a me, si siede sul pavimento senza però far passare le gambe tra la grata, ma si stringe le ginocchia vicino al petto: "Che ci fai qui fuori, tutta sola?", mi domanda.
"Fumavo", rispondo semplicemente, rendendolo ovvio sollevando a mezz'aria la canna che tengo con delicatezza tra l'indice e il medio, per poi aspirare una bella boccata.
Tracy mi guarda storto, con fare poco convinto, quindi per rimarcare il concetto mi volto verso di lui, con il joint a penzoloni tra le labbra ed un sorriso appena accennato per evitare di farlo cadere: "Avevo solo bisogno di un po' d'aria fresca. E tu perché sei venuto qui?".
Il ragazzo però elude completamente la mia domanda, buttando immediatamente la conversazione sul ridere: "Dì la verità, stavi cercando di sfuggire dalla mia noiosa festa di compleanno", si finge triste: "Ammettilo che ti sto sulle palle e che vorresti essere ovunque tranne che qui".
"In effetti sì, sei la persona più odiosa che abbia mai conosciuto!", scherzo.
"Ah, quindi stasera sei venuta solo per scroccarmi l'erba!", esclama sforzandosi di restare serio, rubandomi la canna dalle dita e portandosela tra le labbra: "Stronza che non sei altro".
Scoppio a ridere e gli tiro una leggera gomitata sulla parte alta del braccio: "Sì, è più o meno l'unico motivo per cui sono qui".
"Ed io che ti reputavo diversa...", dice fingendosi ferito dalle mie parole, esasperando la sceneggiata con tanto di finta lacrima.
"Sei veramente un idiota".
Tracy si lascia finalmente andare in una sonora risata, per poi riempirsi i polmoni con il fumo. Resta in silenzio per un po' e si gode l'arietta fresca sul viso, finché non si appoggia a me con la spalla: "Tornando seri, JJ, è tutto okay? Guarda che a me puoi dirlo".
"Certo", rispondo dipingendomi sul viso il sorriso più rassicurante che posso: "Non preoccuparti, sono solo giorni un po' più impegnativi del solito".
"Come faccio a non preoccuparmi per te?", mi domanda retorico, con un ghigno divertito: "Sei quella che mi ha fatto il regalo di compleanno migliore di tutti! Devo proteggere a tutti i costi un'amica che ha avuto l'accortezza di far realizzare un paio di calzini con la mia faccia sopra! Quindi adesso vieni con me e torniamo dentro a divertirci".
Così dicendo, si rimette in piedi con un balzo e mi porge la mano per aiutarmi a rialzarmi. Mi afferra delicatamente e mi trascina con sé all'interno dell'appartamento, stringendo tra le labbra quella che una volta era la mia canna, ma di cui si è impadronito senza problemi. Mi guida attraverso il salotto, fino alla cucina, dove Tracy recupera un bicchiere di carta rosso e una bottiglietta d'acqua dal frigorifero e, senza troppe accortezze, ce la rovescia all'interno. Mi fa un cenno con la mano per indicarmi di avvicinarmi ancor di più a lui e, con un gesto degno di un ottimo prestigiatore, lascia cadere all'interno del bicchiere una minuscola pillola color verde smeraldo.
"Che cos'è?", chiedo, mentre lui inizia a far oscillare il contenitore nelle sue mani, in modo da creare dei piccoli vortici nel liquido che permettono alla pastiglia di sciogliersi più velocemente.
Il ragazzo mi guarda con un ghigno: "MD", risponde secco, porgendomi la pozione magica che ha appena preparato: "E' l'ingrediente segreto per il divertimento. Devi rilassarti un po', fidati che questa ti aiuterà, stasera hai proprio la faccia di una a cui serve una bella botta di serotonina".
Guardo l'intruglio con aria confusa e un sopracciglio alzato: "Non l'ho mai presa", tentenno: "Non so se è una buona idea".
"E' solo molly", mi rassicura lui, con fare tranquillo e confortante: "Tu devi solo preoccuparti di restare idratata, nient'altro, al resto ci pensa lei".
Sposto lo sguardo dal viso di Tracy al mio bicchiere per un paio di volte, poco convinta: di solito mi tengo ben alla larga da tutto ciò che non sia semplicemente erba, non ho mai provato chissà quale curiosità nei confronti delle droghe e onestamente mi hanno sempre un po' spaventata, non mi sono mai lasciata scalfire neanche dal fatto che in questa casa l'assunzione pressoché giornaliera sia normalizzata; ma stasera forse mi serve davvero una piccola spintarella per cercare di divertirmi e sgombrare la mente.
Avvicino le labbra al bordo rosso del bicchiere e butto giù il contenuto di punta, lasciandomi sfuggire una smorfia causata dall'inaspettato sapore amarognolo dell'acqua, che fa divertire Tracy.
"Brava bambina", mi dice dandomi una pacca sulla spalla: "Tra mezz'ora il mondo sarà un posto meraviglioso, vedrai".

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LET ME BLEED // LIL PEEP
Teenfikce"Quando siamo soli dice di volermi e mi mangia letteralmente con gli occhi, mentre di fronte agli altri si diverte a sminuirmi ed umiliarmi. Chi cazzo crede di essere? (...) Vuole giocare con me? Va bene, ma da adesso in poi le regole le faccio io."...