Importante (rettificato 03/05/2021): no, niente scene di violenza ahah. Volevo solo avvisare che presto (appena verranno pubblicate le classifiche finali di un contest) la storia cambierà titolo (e copertina). La scelta è dovuta a un mio conflitto morale, chiamiamolo così; il titolo attuale, infatti, e non l'ho mai nascosto, è ispirato a un film che mi era piaciuto particolarmente (tratto dal romanzo "Canone inverso"), mentre ciò che vorrei fare ora è affibbiargliene uno che sia tutto mio. Si intitolerà: "Unsere Schatten - Le nostre ombre", particolarmente indicavo - per me -. Che cosa ne pensate? Vi dispiacerà? 🙊
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Isaac è così nervoso che al secondo tentativo ancora non riesce a imbroccare il timbro vocale. Rüdiger sbuffa spazientito, incline alla violenza, e sono io ad ammansirlo, a ribadire quanto Isaac sia provato fisicamente e mentalmente.
«Canterà» assicura Reiner, intrecciando le mani. Anche lui confida nella riuscita dell'impresa; sa che ho paura, che affrontare un altro lutto, per me, sarebbe devastante, e non può che augurarsi che Isaac non deluda le aspettative.
«Coraggio!» Lo incito, illudendomi di riuscire a trasferirgli parte della mia forza. Mi sono piegata in avanti, ho sperato che ci riuscisse... e poi, lui ha ascoltato le mie preghiere. Ha iniziato a cantare.
Mentre Rüdiger e Reiner, per la sorpresa, si sono tirati indietro, io, incredula, sono rimasta nell'esatta posizione di prima, sporta verso di lui: la sua voce splendidamente pura mi ha trasportata altrove, nel cuore della mitologia, al tempo di Apollo che incantava ogni creatura attraverso il suono dolce della sua lira.
Ha un che di sublime, una delicatezza ultraterrena e, nonostante per l'esecuzione di questo brano sia richiesto un timbro vocale acuto - più vicino a quello delle donne e dei bambini -, la sua voce sembra trascendere la barriera di genere, come se sgorgasse dalle gole bianche dei serafini e desse rumore alla pioggia.
Il viso di Isaac è liscio, le pieghe di pelle che lo invecchiavano di dieci anni sono scomparse; ha il fascino di un fiore appassito, delle rovine dell'antichità classica che sopravvivono tra i palazzi contemporanei. Tiene gli occhi semichiusi; le lunghe ciglia nere vibrano leggermente, le labbra morbide accompagnano i suoni fino a noi, li spezzano con un bacio dolce per poi offrircene di nuovi.
«Bravo!» Trillo, battendogli le mani. Oltre a me, nessuno dei due si è ancora espresso e lui attende il loro verdetto prima di potersi rilassare. Rüdiger è stranamente taciturno; è incassato tra i cuscini, con il gomito schiacciato sulla coscia e l'indice puntato alla tempia, il pollice sotto la mandibola affinché l'altro dito non gli scivoli più in alto.
Anche Reiner, che senza dubbio è rimasto colpito dal talento di Isaac, preferisce dare la precedenza a Rüdiger, che, finalmente, decide di rompere il silenzio: «non ti sbagliavi» esordisce, confermando quanto preannunciato da Reiner. «È una rarità... è quasi un peccato che sia nato ebreo.» Si tira su per sedersi in modo più composto e lo squadra con un sorrisetto divertito, che mi lascia dubbiosa. «Avete all'incirca la stessa età» mi dice, per poi chiedere effettivamente ad Isaac quanti anni abbia.
«Diciannove, signore» risponde frettoloso, stranendosi.
«Diciannove, tu guarda... è anche un bel ragazzo, non credi?» Mi blocco, strozzandomi con la mia stessa saliva, intanto che Reiner, alterato, tira un pugno sul bracciolo del divano. «Suvvia! Non hai di che preoccuparti, del resto è dell'altra sponda, no?» Lo stuzzica divertito, facendomi gelare il sangue. Ho capito la sua tattica; Reiner non è mai riuscito a digerirli, né lui né tantomeno Isaac e la volpe del Brandeburgo devo averlo intuito.
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Unsere Schatten - Le nostre ombre
Ficción histórica[EX CANONE INVERSO - BEHIND ENEMY LINES] Estate, 1942. Alle porte di Auschwitz-Birkenau una ragazzina corre a perdifiato, cercando di sfuggire al suo destino. Cade dal suo scranno dorato; non sa nulla del mondo, tanto più dei bui anni quaranta, un...