No, non mi sta bene ciò che sto per fare, ma è il solo modo per non restare indifferente, un'opportunità per dare un contributo a qualcuno che ha bisogno; sembra soltanto un brutto scherzo, però, sono più che mai convinta che l'unico modo per non rendermi partecipe dei suoi crimini sia, di fatto, assisterlo nel suo incarico.Assurdo.
«Siamo d'accordo.» Alla fine stipulo un patto con Reiner, secondo cui potrò ritirarmi in ogni momento, qualora decidessi di rinunciare.
Non voglio sentirmi sotto pressione, né arrivare lì psicologicamente impreparata, sapendo che dovrò assolvere comunque a quel compito.
Nessun obbligo, se non quello morale di tentare.
Prima di trovare il tempo di ritrattare, prendo con me il bicchiere ancora pieno e mi dirigo in camera, andando a rovistare nella mia valigia, indecisa su cosa mettermi indosso.
Si vede lontano un miglio che all'epoca ragionavo ancora come una ragazzina e che non avevo realmente assimilato il fatto di dover seguire Friederick ad Auschwitz: avevo pensato solo all'estate, al caldo torrido di luglio, senza prima prendere in esame il luogo e i costumi del periodo, oltre alla reazione che i miei vestiti succinti avrebbero suscitato.
Avevo buttato a casaccio una manciata pantaloncini, magliette, canottiere, leggins, biancheria e persino costumi da bagno.
L'unica mia mossa intelligente è stata quella d'aver riempito una sacca di bustine viola perché, francamente, non so come avrei fatto senza.
Dovrebbero bastarmi per un bel po' di tempo o, almeno, è questo quel che mi auguro.
Frugando tra i vestiti, vengo a contatto con un tessuto che riconosco, quindi con un paio di pantaloni beige che erano finiti in mezzo al cambio estivo e che avevo sistemato nello scompartimento interno, dimenticandomene completamente.
Possono andare bene in effetti; l'unica cosa è che dovrò giustificare gli strappi che lasciano a vista le ginocchia.
Devo già rimediare alla mia uscita su Dostoevskij, non posso più permettermi errori. Lui stranamente non ha manifestato la sua interdizione in quel momento, ma so perfettamente che prima o poi dovrò tornare sul discorso.
Ma come mi è venuto in mente di dirgli che lo avevo studiato a scuola? E la censura? Ho ragionato soltanto dal mio punto di vista e non dal suo... Per quanto lui ne sappia sono nata nel ventiquattro; ho frequentato il liceo addirittura dopo la Guerra d'Etiopia, cominciandolo appena un anno prima della promulgazione delle leggi razziali.
Il liceo che ho realmente frequentato, di fatto, qui non esiste nemmeno.
Mi mordo la lingua per esasperazione, riflettendo su come potermela sbrigare con tutte queste incongruenze senza sembrare sospetta.
Dal fondo della valigia, nel frattempo, riemergono anche gli stivaletti che mi aveva regalato Fried e mai abbinamento mi è sembrato tanto azzeccato. Indossarli mi rende la pace e sarà pure un'illusione, ma è come se una parte di lui rivivesse attraverso il suo dono e i ricordi che a esso mi legano.
Li avvicino al petto, abbracciandoli e cullandoli dolcemente, fingendo che la sostanza fredda e sintetica sia il corpo caldo che, in vita, mi aveva accolta con benevolenza.
Raggiungo Reiner dopo qualche minuto, riscontrando il disappunto che mi sarei aspettata di trovare: «e questi pantaloni da pezzente?» Domanda, retorico, piegandosi sulle ginocchia per esaminare i due squarci. «Dovevi metterti proprio quelli rovinati?»
«Rovinati? No, io li ho strappati di proposito. Mi sono accorta che erano troppo caldi per questa stagione, allora ho pensato di tagliuzzarli, per rinfrescarmi un po' ecco...» mi giustifico, congiungendo le mani dopo aver stirato le braccia verso il basso. So di suscitare un'inguaribile tenerezza, di avere un visetto pulito, dall'aria innocente ed è probabilmente questo il mio punto di forza, perché, sebbene io detesti le bugie, mi viene senz'altro più facile mentire se in ballo c'è la mia stessa vita.
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Unsere Schatten - Le nostre ombre
Fiksi Sejarah[EX CANONE INVERSO - BEHIND ENEMY LINES] Estate, 1942. Alle porte di Auschwitz-Birkenau una ragazzina corre a perdifiato, cercando di sfuggire al suo destino. Cade dal suo scranno dorato; non sa nulla del mondo, tanto più dei bui anni quaranta, un...