Come il paradiso in terra

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GIULIA
La sveglia suona puntuale. Scatto giù dal letto, per paura di fare di nuovo tardi. Corro come una matta in bagno, mi lavo il viso ed i denti ed inizio a truccarmi.
Ho ancora difficoltà a mostrarmi struccata davanti a tutti.
I miei pensieri vengono spezzati da due colpi di tosse fortissimi.
Sporgo il viso oltre la porta del bagno e vedo Sangiovanni seduto sul bordo del letto di Martina con un fazzoletto in mano, ed un viso bianco come la cera.
"Tutto ok?" gli urlo senza, però, uscire del tutto dal bagno.
Alza lo sguardo e mi accorgo subito che ha gli occhi lucidi. Istintivamente esco dal bagno. Incurante del mio aspetto, e del fatto che sono completamente senza trucco.
Mi piazzo di fronte a lui. Le nostre gambe si sfiorano, ed un brivido mi percorre la schiena. Cerco di ignorarlo e mi concentro su di lui.
Allungo il braccio e gli poggio il palmo della mano sulla fronte per capire se ha la febbre.
Fortunatamente ha la fronte fredda. Lo guardo in faccia, e lui alza gli occhi dritti verso di me.
Sembra così vulnerabile in questo momento. Ed io mi sento completamente esposta a lui. In pericolo.
"Tranquilla Giulia, è solo il solito attacco di asma" mi rassicura lui.
"Dove sono i tuoi medicinali? Li stai assumendo regolarmente?" gli chiedo con un tono più severo, di quanto in realtà volessi utilizzare.
Mi fissa colpevole, e capisco che ho cetrato il punto.
"Giovanni ma sei serio?" gli chiedo urlando furente.
"La voce, la gola, il fiato sono tutto ciò di cui hai bisogno qui dentro. Più di tutto. Devi averne cura!"
Urlo addirittura, e lo guardo con sguardo truce.
Per tutta risposta vedo la sua espressione divertita. Sorride, quasi sotto shock per la mia reazione.
"Dammi la prescrizione del medico" gli ordino.
"Da oggi mi occupo io di darti le medicine agli orari giusti" concludo con tono più dolce.
Si alza silenzioso e si dirige verso la sua camera. Prende un foglietto ed una serie di cartoncini pieni di medicinali e me li porge.
"Tieni, sono tutti tuoi" mi dice quasi raggiante.
Non capisco la sua reazione, ma quel sorriso stampato sul suo volto, mi fa sciogliere il cuore.
"E grazie..." mi dice sfiorandomi il braccio con l'indice.
Di nuovo quel brivido lungo la schiena. Ormai lo riconosco. E' il brivido che mi procura solo Sangiovanni.
Ritraggo subito il braccio, ed esco dalla sua camera.
Torno in bagno con tutto il mio bottino di medicinali. Leggo la prescrizione e mi accorgo che tra meno di un'ora, Giovanni, deve assumere un primo medicinale.
Mi trucco velocemente, mi pettino accuratamente e mi precipito in cucina per la colazione.
Lui è lì, sta visibilmente meglio. La tosse non è scomparsa, ma ha un colorito migliore.
"Hai fatto colazione?" gli chiedo preoccupata.
Mi ritrovo improvvisamente tutti gli sgurdi puntati.
"Con chi parli, Giù?" mi chiede stupita Martina.
"Con Sangio.." rispondo, cercando di sembrare vaga. "Deve mangiare qualcosa e prendere le sue medicine" proseguo per spiegare la mia improvvisa premura.
Martina annuisce, visibilmente divertita dalla situazione. La ignoro, e mi dirigo verso Giovanni che non ha smesso un secondo di fissarmi con un sorriso stampato sul volto.
"Allora?" incalzo, prendendo due tazze e riempendole di latte e miele. Le metto nel microonde, convinta che la risposta sia negativa, ed apparecchio il tavolo per due.
"Dai su, siediti lì. Ti porto qualcosa da mangiare. Tra poco devi prendere la prima medicina" concludo indicandogli il posto appena apparecchiato.
"Agli ordini, maresciallo" urla divertito lui.
Scuoto la testa, facendo finta di essere infastidita. Ma in realtà nel mio stomaco si alternano una serie di bollicine che fanno le capriole.
Al bip sonoro del microonde prendo le due tazze, ed un sacchetto di biscotti e mi dirigo al tavolo.
"Bevi tutto e mangia almeno tre biscotti. Sulla prescrizione c'è scritto che devi assumere il primo medicinale a stomaco pieno".
Sorride ancora, e beve un primo sorso di latte caldo.
"Vedo che hai preso la cosa molto seriamente" scherza, buttando giù un primo biscotto.
"Sangio, non devi scherzare con la tua salute. Devi avere le forze per poter dare il meglio di te. Non puoi deludere i prof, il tuo pubblico che è già numeroso e soprattutto te stesso.."

SANGIOVANNI

Quelle parole sono come un balsamo per le mie ferite, ed allo stesso tempo come un pugno in piena faccia.
"Grazie Giulia" dico prima che il mio cervello blocchi anche quel minimo di irrazionalità che mi resta.
Per tutta risposta la vedo confusa. E' chiaro che non capisce per cosa io la stia ringraziando.
Fa tutto in maniera così disinteressata, ormai è evidente anche a me.
"Per tutto. Per le parole che mi hai appena detto. Per la bottiglia rotta,e per il dito ferito. Per la colazione. Per le medicine..insomma, ti sono debitore per troppe cose già.." dico, spiegando nel dettaglio ciò che intendo dire.
Appena afferra ciò che sto dicendo, le spunta sul viso un sorriso dolcissimo. Spontaneo. Tutto cuore.
"Di nulla, ed ora mangia!" mi ordina dolcemente.
E da bravo soldatino, obbedisco, per la prima volta in vita mia, felice di farlo.
Dopo la colazione Giulia mi porge un bicchiere di acqua e la prima pillola della giornata.
Butto giù la medicina, insieme ad un generoso sorso d'acqua.
"Grazie" le dico ancora una volta, pensando non sia davvero abbastanza.
"Ora corro a lezione. Ci vediamo dopo" dice lei facendo per scappare via.
Le afferro al volo il braccio, facendola voltare verso di me. La strattono leggermente, facendole perdere l'equilibrio e ci ritroviamo a pochi millimetri di distanza.
E' un attimo...
Mi avvicino ancora un po' di più al suo corpo e la abbraccio.
La stringo così forte che ho paura di poterla soffocare, ma ho bisogno di sentirla contro il mio corpo.
Sento il suo cuore battere più veloce. Sempre di più. E per tutta risposta, il mio si adegua al suo battito.
Restiamo così per qualche secondo.
"Buon lavoro Giù" le sussurro all'orecchio.
E prima che lei possa staccarsi da quel contatto, trovo il coraggio di dirle qualcosa che non ho mai detto a nessuno.
"Avevo proprio bisogno di una persona che si prendesse cura di me. A parte mia madre, quando gli è lo permetto, non c'è mai stato nessuno".
Giulia non dice nulla. Si libera un po' dalle mie braccia, si alza sulle punte e mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia.
E quando si volta per andar via, io resto lì a fissare il vuoto, in balia di sensazioni forse mai provate prima d'ora.
Forse il suo "amore impossibile" sono io.
Se solo sapesse che di impossibile c'è ben poco.
E quella consapevolezza mi dona un'energia quasi mai avuta, fino a quel giorno.
E con il cuore gonfio di gioia vado in camera mia e scrivo, scrivo, scrivo..

GIULIA

Corro per i corridoi, quasi volando per come mi sento.
Ma come siamo potuti passare dall'ignorarci a quell'abbraccio di poco fa ?
Mentre lo abbracciavo mi sono sentita così protetta. È stata una sensazione nuova per me. A tratti spaventosa. Ma così profonda, intima.
Ho sentito il suo cuore battere forte, tanto quanto il mio e forse,per la prima volta, ho capito che tra di noi non c'è nulla che possa definirsi impossibile.
Nessuno si è mai preso cura di lui.
Posso essere la prima.
Questa consapevolezza, mi riempie di gioia.
Regalare una prima volta a Sangiovanni sarebbe stata una missione per me. E chissà se anche lui possa diventare la mia prima volta, per tante cose.
Provo le coreografie così tante volte che sono sfinita. Ma ricevo così tanti complimenti per la mia energia, che sono ripagata di tutto il sudore versato.
Durante una pausa, prendo la prescrizione di Sangio, che ho portato con me per non dimenticare nulla, e leggo che la prossima pillola la deve prendere tra meno di mezz'ora.
Come faccio a ricordarglielo?
"Simo, scusa se ti disturbo " dico esitante all'indirizzo del giovane assistente presente in sala "dovrei ricordare a Sangiovanni di prendere le sue medicine, ma è a lezione nell'altra ala dell'edificio. Sai come posso fare?" chiedo in evidente stato di ansia.
Simone mi sorride, come a farmi capire che ha afferrato il concetto e mi fa un occhiolino. Non dice nulla che possa mettermi in imbarazzo ed in due secondi parla al telefono con qualcuno della redazione.

SANGIOVANNI

"Sangio, Giulia ci tiene a ricordarti che tra meno di mezz'ora devi assumere la tua medicina" mi dice, spalancando la porta Lucia, una delle ragazze della redazione.
Ma è seria? Mentre è a lezione si è davvero ricordata di me e delle mie medicine?
Devo sorridere come un'ebete perchè Rudy che è in sala con me, mi guarda divertito.
"Ma che carina che è " esordisce sorridendo in maniera così dolce. Un'espressione che non si addice per nulla al suo personaggio di professore stronzo.
"Eh si, ha deciso di prendersi cura di me, dopo avermi sentito tossire per l'intera mattinata" ammetto, colpevole.
"Brava, hai proprio bisogno di qualcuno che non ti faccia trascurare. Tu hai un dono Sangio, e non puoi permetterti di gettarlo via.." conclude lui, ora più serio.
"Grazie mille, davvero" gli rispondo, sinceramente sorpreso da quello slancio improvviso.
"Io credo in te.." aggiunge lui, "e, a questo punto credo di non essere l'unico" conclude facendomi l'cchiolino.
Giulia crede in me? Stando agli ultimi avvenimenti, ma anche alle parole che mi disse il primo giorno dei provini, sembrerebbe proprio di si.
E quella che, ormai, appare come una certezza mi riempie il cuore di gioia. E per la prima volta mi sento, non solo accudito da qualcuno, ma anche e soprattutto sostenuto. Saluto Rudy e corro verso la sala relax.
Prendo la mia medicina e mi stendo in attesa degli altri sui puff colorati. Uno dopo l'altro entrano in sala e mi ritrovo a controllare ogni volta che la porta si spalanca, chi entra e chi esce.
Dopo trenta minuti la vedo. E' visibilmente stanca, ma anche tanto felice. Si ferma a chiacchierare con Rosa per qualche secondo e poi mi vede.
"Hai preso le medicine tu?" chiede, indicandomi ed urlando affinchè io possa sentirla.
"Come potrei dimenticarle, se ti sei preoccupata di farmelo sapere anche mentre eri a lezione. Grazie" dico, sentendomi quasi in colpa per il fastidio arrecatole.
"Dai andiamo" mi dice lei appena sente che siamo pronti per tornare a casa. Le sorrido e la raggiungo con passi svelti. Le poggio una mano sulla schiena, per farla andare avanti, e la sento trattenere il respiro.
Forse non le sono indifferente, confermo nella mia testa. Camminiamo così, l'uno accanto all'altro fino al nostro alloggio.

Dopo cena vedo Giulia sul divano con Tommaso. Armeggiano con il telecomando, alla ricerca di qualche film.
"Posso mettermi qui?" dico indicando il posto accanto a lei.
Giulia mi fa spazio senza dire nulla, ed io mi stendo proprio di fianco a lei.
Tommaso sceglie un film comico. Non amo il genere, ma poco importa. Stasera ho bisogno della vicinanza di Giulia Stabile.
Gli altri sono tutti in zone diverse della casa. Tommaso è crollato, evidentemente sfinito dalle lezioni con la Celentano.
Siamo soli, io e questa piccola ragazzetta simpatica.
I nostri corpi sono praticamente attaccati, eppure sento che c'è ancora troppa distanza tra di noi. Cercando di apparire più naturale possibile poggio la mia gamba sulla sua, imprigionandola, e le passo il braccio attorno alle spalle.
La abbraccio forte, premendola contro il mio torace. E la sento inspirare bruscamente, mentre volta il viso verso il mio petto.
E restiamo così in silenzio per quella che mi sembra un'eternità.
Dove era nascosto questo paradiso in terra, chiamato Giulia Stabile? Mi chiedo, mentro scivolo in un sonno profondo e pieno di farfalle che volano leggere e di note musicali super armoniche.

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