In uno specchio

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GIULIA

"Giulia cosa succede?"
Sento la voce di Giovanni in maniera lontana ed indistinta, quasi come se un mucchio di ovatta si fosse inserita da sola nelle mie orecchie.
Cerco di aprire gli occhi e di respirare in maniera normale, pregando che i battiti del mio cuore rallentino gradualmente. Riesco ad alzare un po' le palpebre e riesco a vedere solo due scarpe nere, che riconosco all'istante.
Giovanni mi ha raggiunto ed è proprio di fronte a me. Non faccio in tempo a mettere a fuoco completamente i suoi piedi, perché capisco che si sta inginocchiando per avvicinarsi di più a me.
Un secondo dopo vengo trascinata sul suo corpo, stesa nel mezzo delle sue gambe incrociate sul pavimento.
"Giulia apri gli occhi, sono qui. Non è successo niente"
Riesco a riconoscere quel tono così spaventato, anche se fatico a mettere a fuoco ciò che sta accadendo, lo conosco troppo bene ormai.
"Segui il mio respiro" mi sussurro posando la mia mano sul suo petto ed iniziando a respirare con calma.
Lentamente.
"Dimentica te stessa, e segui solo il mio ritmo"
Continua a parlarmi nell'orecchio, in un sussurro, per non arrecarmi alcun fastidio e continua a respirare lentamente.
Inizio a concentrarmi sulla mia mano poggiata su quel petto caldo, e sento il suo cuore sotto le mie dita. É come un calmante naturale. Seguo quel respiro, i movimenti del suo petto.
Su e giù. Su e giù. Lento, preciso, dolce.
E dopo qualche secondo mi accorgo di essere più calma.
"Bravissima piccola mia", mi bacia la fronte, il mio angelo custode.
"Ora piano, apri gli occhi e guardami"
Cerco di obbedirgli subito.
Quando apro gli occhi la luce mi acceca, ed istintivamente li richiudo.
Giovanni mi mette le mani chiuse a coppa attorno agli occhi per proteggermi da quei fari troppo forti e solo in quel momento riesco a guardarlo.
Fisso i miei occhi nei suoi e vi leggo una tale paura che mi fa sentire tremendamente in colpa.
"Va tutto bene" continua a sussurrare, forse più a sé stesso che a me, mentre la sua mano mi accarezza il viso.
Quando riesco a muovermi, premo il mio viso ancora di più sul suo petto, e scoppio in un pianto liberatorio.
"Brava liberati da tutto. Sono qui, non mi muovo".
Piango, piango ogni lacrima trattenuta mentre subivo tutte le umiliazioni nella mia adolescenza. Piango per la me logorata dai giudizi, dalle ansie, dalle paure. Piango per la Giulia che sono e che non voglio più essere.

SANGIOVANNI

Non riesco a dire nulla. Stringo solo quel corpo esile e scosso da quei singhiozzi disperati, a me.
Cullo Giulia come se fosse una neonata bisognosa di cure, ed in effetti in quel momento a me sembra proprio questo.
La mia ragazza, talentuosa, indipendente ma tanto tanto segnata dal passato. Un passato che non le ha permesso, realmente, di essere bambina a pieno pur mostrando al mondo l'esatto contrario.
"Grazie Gio" sento dirle tra un singhiozzo e l'altro.
Non le rispondo.
Sono io a dover ringraziare lei, ma questo ancora non lo sa.
Sono privilegiato ad aver avuto la possibilità di essere qui con lei, e di essere soprattutto accettato ed ascoltato in un momento così difficile.
Quando, qualche anno fa, accadeva la stessa cosa a me l'unica risposta che sapevo dare a mia mamma o a mia sorella era composta da una serie di urla sconnesse che sfociavano poi in porte sbattute, mentre restavo solo a tirare pugni al muro.
Giulia, invece, anche in questo caso si è affidata a me, dimostrando quanto per lei io valga. Quanto sia importante. E questo non fa che alimentare il mio grande amore per lei, e per noi.
"Vieni, ti porto in casetta" le dico cercando di alzarmi dal pavimento portando con me il suo corpo.
Mi alzo a fatica, tenendo tra le braccia quella ragazza così magra, che si aggrappa al mio collo come se fossi la sua ancora di salvezza.
Il viso di Giulia è premuto contro il mio collo, nascosto dai capelli che le ricadono spettinati un po' ovunque.
Sento il suo respiro su di me, e rabbrividisco per quella vicinanza che anche in un'occasione del genere, mi crea lo stesso effetto.
La strada verso la casetta è lunga, ma non sento nemmeno  la fatica che il mio corpo, non troppo muscoloso, sta compiendo.
Il mio unico pensiero, la mia unica preoccupazione è quella di vedere la mia fidanzata stare meglio.
Voglio sentirla ridere, perché solo quello mi rende davvero felice.

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