In apnea

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SANGIOVANNI

Mi sveglia il formicolio che sento al braccio ormai incastrato sotto il peso del corpo di Giulia.
Guardo l'orologio e mi accorgo che sono le tre passate. Alzo leggermente la testa per vedere se c'è ancora qualcuno sveglio, ma mi accorgo che tutti sono nelle stanze. Anche Tommaso è sparito.
Mi volto a guardare la ragazza che dorme appiccicata a me. Ha la bocca leggermente aperta ed un'espressione così tranquilla che ho paura anche solo di respirare e di svegliarla.
Alzo una mano e le scosto una ciocca di capelli che le è ricaduta davanti agli occhi. Proseguo la mia incursione segreta verso il suo naso, ne tratteggio con la punta del dito ogni centimetro e poi passo alla bocca.
Le tocco il labbro inferiore e sento che è così caldo.
Mi ritrovo a pensare a chi sarà stato così fortunato da baciarle, quelle labbra.
Giulia si muove un po', e terrorizzato dalla possibilità di essere scoperto, ritiro subito la mano.
Lei, però, non si sveglia. Si avvicina, al contrario, ancora di più a me, aderendo del tutto al mio corpo. Vorrei tanto restare lì, per ore. Per giorni. Per sempre.
Ma so che non sarebbe giusto per nessuno. Cerco di divincolarmi da quel corpo esile, ed appena ci riesco rabbrividisco.
Non avevo mai sentito tutto quel calore, stando accanto ad una donna. Mi alzo dal divano, un po' barcollante e cerco di svegliare anche lei.
"Giulia" sussurro, chinandomi più vicino al suo orecchio "è tardissimo, dai vai a letto" le dico cercando invano di attirare la sua attenzione.
"Mhhh" mugola lei, attirando il mio braccio tra le sue mani, ed avvicinandolo alla sua bocca.
Capisco che non otterrò nulla così ed allora decido di agire diversamente.
Mi chino su di lei, la prendo di peso tra le mie braccia e la porto nella sua camera.
Profondamente addormentata, Giulia si aggrappa al mio collo, e sprofonda la sua testa nell'incavo tra la mia spalla ed il mio orecchio.
Trattengo il fiato quando il suo naso sfiora la mia palle lasciando una scia di calore piacevolissimo.
Rallento di proposito la velocità della mia camminata. Perchè non vorrei che questo momento terminasse? Mi chiedo confuso dalla piega che stanno prendendo i miei pensieri, i miei desideri, i miei sentimenti.
E' così piacevole avere tra le braccia questa ragazza. E' leggerissima. Proprio come le farfalle che stavo sognando. Colorate, esili, delicate ma diverse da qualsiasi altro esemplare. Ecco, Giulia Stabile, per me è esattamente così.
Una volta in camera sua, la poggio delicatamente sul letto.
Scopro,cercando di non svegliarla, le lenzuola e gli è le alzo fino al mento.
La sento balbettare qualcosa. Ma riesco a capire solo "sei così bello. Perchè sei fidanzato?"
E per un secondo vengo catapultato alla cruda realtà.
Non posso esporre questa ragazza nei miei casini, non lo merita.
Devo fare qualcosa.

GIULIA

Quando apro gli occhi mi ritrovo nel mio letto.
"Come ci sono finita qui?" mi chiedo in un sussurro.
Passo in rassegna le ultime cose fatte prima di dormire e ricordo di essere stata tutta la serata con Sangio. Ricordo le sue braccia attorno alle mie spalle, ricordo il suo profumo dolcissimo, ma soprattutto ricordo la sensazione di assoluta pace che ho provato. Come se quello fosse il mio posto naturale. Come se quella fosse casa mia.
Mi alzo piena di energie ed inizio la mia lunga giornata di lavoro.

Quando torno in casetta, molti dei miei compagni stanno riposando. Apro lentamente la porta della camera di Gio, e lo vedo sul letto con gli occhi chiusi, intento ad ascoltare il suo inseparabile i-pod. Mi ricordo delle sue medicine, corro in cucina, prendo acqua e pasticca e torno alla porta.
Busso piano, sperando di attirare la sua attenzione, ma è troppo preso dalla sua musica per accorgersi di me.
Quindi, decido di entrare. Mi avvicino a lui, gli sfioro la gamba come per chiamarlo, e riesco nel mio intento. Apre quegli occhioni e me li punta contro.
"Ti ho portato le medicine" gli comunico sorridendo.
Mi sorride a sua volta, un sorriso tirato però, non come quelli destinati a me negli ultimi giorni.
Scaccio via il nodo di delusione che mi attanaglia la gola e gli porgo il bicchiere e la medicina.
"Grazie mille Giulia" mi dice, mandando giù tutto con gran fretta e si ributtandosi a letto.
Non posso fare a meno di rimanere delusa da quel comportamento e prima di collegare la bocca al cervello gli è lo chiedo.
"Tutto bene Sangio? " è più forte di me, devo capirci qualcosa.
"Si perchè non dovrebbe andar bene.." mi risponde sbrigativo lui.
Annuisco, poco convinta, mi volto ed esco dalla stanza.
Una volta in camera mia Leo si accorge che ho un'espressione pensierosa.
"Giu, cosa c'è che non va?" Mi chiede piazzandosi di fronte a me con le mani sui fianchi.
Lo abbraccio forte senza dire niente e lui mi trascina,senza staccarsi dal mio corpo, fino al letto.
Ci stendiamo l'uno di fronte all'altro e ci guardiamo senza dire una parola. Con Leo ci capiamo così,senza bisogno di troppe chiacchiere.
"Già ho capito, non dirmi nulla. Però ora tu fai una cosa con e per me" mi spiega risoluto.
Mi alzo, mettendomi seduta di fronte a lui, che mi segue. Ormai incuriosita.
"Ora su quel foglio scrivi cosa è per te l'amore, mettendoci proprio tutto tutto eh. Non avere paura del giudizio, resterà tutto segreto. Non lo leggerò nemmeno io. Servirà solo a te " mi spiega il mio amico con estrema dolcezza.
"Guarda" mi indica un foglio ripiegato "anche io l'ho fatto ", e mi fa un occhiolino lasciandomi sola.
Ci impiego ben due ore per scrivere ciò che mi passa per la testa. L'amore vero per me ha diverse sfaccettature. Alcune le ho provate, altre ho creduto di provarle, altre ancora non so cosa siano. Cerco di spiegare al meglio ciò che rappresenta per me questo sentimento, e quando penso di aver esaurito le parole, ripiego il foglio e lo lascio sul mio comodino.
Devo ricordarmi di ringraziare Leo. Mi sento davvero meglio. Alleggerita.

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