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SANGIOVANNI

Sono così stanco che mi si chiudono gli occhi. Oggi ho avuto una giornata davvero difficile. Non riesco a scrivere le barre sulla canzone che mi hanno assegnato, non riesco a pensare e soprattutto a tradurre il tutto in musica.
Sarà che i miei pensieri sono rivolti solo ed esclusivamente a Giulia... Sarà che in questi giorni è stata così strana da farmi diventare sospettoso ed anche molto nervoso.
Sarà che più prendo consapevolezza di tutto questo, più ho solo una gran voglia di scappare via.
Via da lei e da tutto ciò che sta rappresentando per me. Via da questo sentimento così ingombrante ed a tratti fastidioso.
Via da questa distrazione che mi toglie le forze.
Mi trascino sulla panchinetta posta fuori in veranda.
Prima che, però, io possa decidere di posizionarmi lì, noto Giulia intenta a dividere il suo auricolare con Alessandro.
Hanno entrambi i cappelli delle felpe alzate e sembrano parlare di qualcosa di segreto. Di qualcosa che è solo loro.
Quando lei mi vede riesce solo a dirmi un "hey" abbassando però subito lo sguardo.
Non gli rispondo nemmeno. Rientro dentro, sbatto la porta alle mie spalle e mi vado a fare una tisana rilassante.
Ne ho davvero bisogno per non esplodere!

GIULIA

"Non lo so, forse si è stancato di me?" chiedo ad Alessandro cercando di capire il suo punto di vista.
"Ultimamente sta sempre lì, con Enula, gli dà i bacetti sulle guance,sulla mano, parla sempre con lei... É una cosa che hanno notato tutti".
Mi sfogo, quasi sul punto di scoppiare a piangere.
Ma la reazione stupita di Alessandro mi tranquillizza quasi un po'.
Sento aprire la porto, dietro di me, e lo vedo lì impalato sullo stipite.
"Hey" é l'unica cosa che mi esce dalla bocca.
Non riesco a guardarlo. So già che se lo facessi, scoppierei in mille pezzi, proprio di fronte a lui. E non posso permetterlo.
E così lo vedo andare via. Senza dire nulla, visibilmente insofferente e stanco del mio silenzio. E forse, anche di me.

SANGIOVANNI
UN'ORA DOPO..

"Non sto capendo delle cose.."
Inizio dal nulla il mio monologo. Enula mi guarda confusa, non afferrando di chi io stia parlando.
"Giulia" dico semplicemente, come se fosse ovvio io stia parlando di lei. Di chi altrimenti..
"È da tutto il giorno che è strana.. Sta lì con il cappuccio alzato, con il broncio" continuo, mentre la mia amica mi guarda intenerita, quasi.
"E poi con me non parla... Prima per esempio era qui fuori con lui, e parlavano.." centro finalmente il punto della situazione. La mia gelosia.
"Ma magari voleva esprimersi.." mi risponde Enula, come se la cosa fosse ovvia.
Ma ovvia per chi? Non di certo per me.
"Eh. Ma perché non lo fa con me? Queste cose, di andare fuori ad ascoltare la musica e parlare, prima le faceva con me..."
Lascio cadere la frase così, sentendomi davvero ridicolo per questi pensieri così smielati.
Sono sempre più sicuro di star perdendo la retta via. Il motivo cardine per cui sono qui: la mia arte.
Sono le quattro del mattino e sto ancora in veranda, al freddo, a parlare di Giulia, invece di dormire e caricare le pile per la giornata di domani.
Basta, la devo finire qua!

GIULIA

Ho il cuore che martella impazzito nel petto mentre con passi lenti, mi dirigo in camera di Giovanni.
Quando sono di fronte alla sua porta, mi immobilizzo per qualche secondo.
Vorrei andare via. Vorrei continuare a fare finta di niente, ma non riesco.
In questi ultimi tre giorni tra di noi si è creato come un muro invisibile. Ed oggi questo muro è arrivato a coprirci anche gli occhi.
Io non vedo più lui. Lui non vede più me. E mi sembra di impazzire .
Consapevole di dover trovare un punto a tutta questa questione, faccio un respiro profondo ed apro la porta.
Lo trovo seduto sul letto, ed appena mi vede, mi guarda inespressivo.
Mi basta quello sguardo per perdere ogni tipo di coraggio. Il cuore smette di battere, come se fosse congelato e le mani iniziano a sudare, diventando però di ghiaccio.
"Dimmi.."
La sua voce è glaciale e non riesco a non sentire freddo anche io.
"Cosa vuol dire dimmi? Non posso venire e basta?"
Cerco in qualche modo di prendere tempo, ho bisogno di respirare.
"Nono.. Perché so che non vuoi venire e basta".
Non sono le parole a ferirmi, é il modo in cui le dice. Sembra quasi stia parlando con una nemica e non con quella che, fino a qualche giorno fa, definiva la sua fidanzata.
"Tanto ho già capito tutto quanto" continua imperterrito lui.
"Allora se hai capito tutto, dimmi tu" gli dico prendendo coraggio.
"No, Giulia. É il momento che parli tu per una volta.. Non posso sempre dirtele io le cose, non posso sempre tirartele fuori.. E non posso sempre parlare io e tu che stai lì, mi ascolti e basta".
Ma che dice? Le sue frasi mi stizziscono.
"A me sembra di parlare, anche di cose importanti" dico, sdraiandomi sul letto.
"Ma perché con gli altri parli, di qualsiasi cosa, e con me invece non riesci?"
"Ma non è vero che non riesco".
Mi sembra di vivere un incubo.
Come può, la persona che conosce tutto di me, a cui ho raccontato ogni mia più piccola e grande paura e fragilità, dirmi che non parlo con lui?
Sangiovanni ride, nervoso ed a me sembra di odiarlo un po' in questo momento.
" Infatti ho visto.. Stasera sei venuta a parlare con me..." mi accusa.
Ecco. Siamo arrivati al punto, penso.
O ora o mai più, Giulia.
"Eri impegnato" affermo semplicemente.
Ancora quella risatina.
"Ero impegnato? Certo... E con chi?" mi chiede.
I suoi occhi diventano due fessure chiuse, dalle quali fuoriesce solo rabbia. E non capisco come siamo arrivati a tutto questo..
"eri già impegnato a parlare con un altra persona" continuo spiegandomi.
"Giulia non ero già impegnato..tutta la sera sono stato a parlare con un'altra persona? E poi chi sarebbe questa altra persona?"
Sta perdendo la pazienza, ormai lo conosco bene. Ed io che odio litigare, so che stiamo andando proprio verso quella strada.
Mi sbrigo a rispondere per evitare di vederlo scoppiare.
"Con Enula" e quando lo dico, mi sento un po' piu leggera. Come se avessi buttato fuori un demone che mi stava divorando.
"No vabbè non ci credo. Ma tu che cosa vedi? Abbiamo parlato tutta la sera? Ma se abbiamo parlato giusto dieci minuti prima, fuori.."
Eh no, questo non lo accetto.
"Non capisco tutto questo contatto fisico che prima non c'era ed ora c'è ed è anche esagerato per me.. Bacini sulla guancia, sulle mani, morsetti... A me non sembra normale" dico con tono più sicuro.
Giovanni si muove nervoso nel letto.
"Basta davvero con ste robe. Devi sempre pensare negativo. Ma la cosa ancora più grave è che sono le 4.45 e siamo ancora qui a parlare di ste cazzate invece di dormire. Io sono qua per la musica. Voglio andare a dormire distrutto perché ho fatto la mia musica e svegliarmi felice perché vivo della mia arte... "
Smetto di ascoltarlo. Non posso continuare a parlare con una persona che definisce le nostre cose," cazzate".

SANGIOVANNI

Ecco.
Tutto ciò che ho pensato oggi, lo tiro fuori e lo vomito in faccia a questa ragazza, che so non lo meriti davvero.
Ma oggi mi sono sentito così impotente di fronte alle mie sensazioni che non posso fare altrimenti. Non riesco a fermarmi.
La sua gelosia, io lo so, non è fonte di cattive intenzioni, ma solo ed esclusivamente di sue insicurezze.
So anche che basterebbe un mio gesto, una mia parola per riportare tutto a posto. Perché in fondo lei non è contro di me, continua sempre e solo ad essere contro se stessa.
Ma oggi non riesco. Ho bisogno di prendere le distanze per poter ritrovare il vecchio Giovanni.
"Non ho più voglia di vivere questa cosa qua. Uno, porta via un sacco di tempo, due, un sacco di energie per niente".
La vedo sussultare all'ultima parola e so che forse, una coltellata, le avrebbe fatto meno male.
Per niente.
L'ho definita un niente.
Mi sento così meschino, così codardo in questo momento. Ma non posso tornare indietro. Non ora.
"Sono le 4.45 Giulia, ti rendi conto. Le 4.45 e siamo ad amici a cantare e ballare..."
Ripeto questa frase. Ma in realtà la dico di più a me stesso, per confermarmi che sto facendo bene. Per dirmi che la strada giusta per entrambi è la seguente.
La guardo per un secondo, e mi accorgo che una lacrima le attraversa il viso.
È troppo. Mi giro di spalle, mi copro con il piumone e chiudo gli occhi, fingendo di non sentirla mentre si alza dal letto, apre la porta ed esce fuori.
Non prima di aver fatto uscire dalla sua bocca un singhiozzo strozzato.

GIULIA
IL DIARIO...

-Caro diario, hai presente la bolla di cui ti ho più volte scritto? Ecco. É scoppiata. Ed insieme a quella, sono scoppiata anche io. In mille fragilissimi e minuscoli pezzetti. Se qualcuno provasse a contarli, non riuscirebbe a portare a termine il compito. Se qualcuno volesse riunirli non capirebbe quale è il pezzo che si incastra all'altro,perché in fondo non posso più essere messa a posto.
Sento che il cuore si è fermato. Prima, mentre uscivo dalla sua camera, ho toccato il mio petto e mi sembra di non aver sentito nulla. Eppure sono qui, che scrivo, che piango, che singhiozzo.. Ma allora perché non sento nulla? Non soffro neppure.
Mi sento... Apatica. Si, forse è il termine giusto.
Giovanni mi ha fatto scoprire cosa significa amare qualcuno prima di sé stesso. Ho amato lui, tanto più forte, di quanto io abbia mai amato me stessa. Ho voluto il suo bene, prima del mio. Sono stata in silenzio per non creargli problemi, per non pressarlo e lui per tutta risposta mi dice che "non parlo con lui".
Ho sempre pensato lui potesse andare oltre il semplice detto o fatto. Ho sempre creduto che la sua sensibilità avrebbe potuto comprendere tutto ciò che non dicevo, tutto ciò che c'era dietro la mia fragilità e la mia insicurezza. Ero certa lui potesse comprendere che non è il mio nemico e non lo sarà mai. E che anzi, il mio unico nemico sono io, e che a combattermi potevo riuscirci solo tenendo la sua mano.
Ed invece... Cosa mi ritrovo ora? Una mano lasciata lì, perché alle 4.45 non si parla di cazzate.
Ed allora alle 4.45 da domani in poi sarò da sola. E lo sarà anche lui. Lui magari più sereno, io sempre più rotta.-

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