Ci sarò per te

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SANGIOVANNI

"Scappa via che se ti prendo..." urlo,rincorrendo Giulia per tutto il giardino.
Lei ride, felice di quella minaccia giocosa che le lancio.
"Prova a prendermi, nonnino" mi sfida, ridendo così forte che ne sento l'eco fuori dal nostro recinto.
La rincorro, arrancando per il fiatone, e quando lei se ne accorge si immobilizza.
"Okok stop. Ho vinto io" mi dice, alzando le mani in segno di resa.
Mi fermo anche io, poggio le mani sulle ginocchia e respiro per riprendere fiato.
Mamma quanto sono messo male a livello fisico!
"Vieni qua" le dico, appena riesco a parlare.
"Prendimi" mi urla Giulia mentre corre verso di me e mi salta in braccio.
La afferro al volo, senza alcune difficoltà data la sua leggerezza.
Allaccia le gambe attorno alla mia vita e per reggerla bene metto le mie mani sotto il suo sedere.
"Mhh sentiamo un po'" le dico tastandolo.
"Cretino" urla lei, continuando a ridere.
Scosto un ricciolino, soffiando al suo indirizzo e mi avvicino alla sua bocca per baciarla.
Ci baciamo con passione e con estrema felicità per quella pace ritrovata da ormai qualche giorno e per i traguardi raggiunti insieme.
"A me non sembra ancora vero tutto questo" fa eco ai miei pensieri lei.
"Sembra quasi troppo perfetto tutto quanto vero?" le chiedo, sfiorando il suo naso con il mio.
Annuisce e sorride, portando me a fare la stessa cosa.

"Tutti i miei alunni in casetta".
La voce di Rudy risuona improvvisa nelle casse. Ed il suo tono non è per niente felice, mi pare di capire.
Giulia mi guarda in evidente ansia, scende dal mio corpo e mi prende la mano, cercando di calmare le mie dita che si muovono già nervose.
"Troppo perfetto eh?" mi sussurra lei rimarcando quanto stavamo dicendo poco fa.
Afferro forte le sue dita ed entriamo così in casa.
Ci lasciamo solo quando Rudy ci chiede di posizionarci in camera e chiede di parlare solo con i suoi allievi, tra i quali purtroppo ci sono anche io.
Inizia un discorso lunghissimo in cui evidenzia delle mancanze che abbiamo avuto in questi giorni. Disordine in casa, mancata presenza in palestra, disinteresse per ciò che potrebbe renderci artisti migliori.
Mi gira la testa perché tutto ciò che dice, ma soprattutto il modo in cui lo dice mi teletrasporta al passato.
Il cuore batte impazzito, serro i pugni per trattenere l'impulso di esplodere e prego lui non dica altro.
Ma niente, lui lo fa.
"Allora per me voi da oggi fino allo speciale di sabato siete sospesi. La vostra maglia e la vostra permanenza in questa scuola sono in bilico. E per l'intera settimana non potrete fare lezione. Vi preparerete da soli, tanto siete in grado di farlo, no?" conclude in tono fermo ed arrogante, quello che dovrebbe essere il mio professore.
Scuoto la testa ed esplodo.
Inizio ad urlare e a rispondere a tono.
Quando non ho più le forze di spiegarmi mi chiudo in bagno ed inizio a piangere.
Piango per il nervosismo.
Piango per ciò che ho già vissuto e che non voglio vivere più.
Piango perché forse a cercarmi queste cose sono proprio io.
E piango perché non vorrei piangere. Vorrei essere più forte, ma alla fine non lo sono. Non ci riesco.

"Posso?" sento la voce di Giulia provenire da fuori la porta.
E contro anche la mia stessa aspettativa, mi ritrovo ad aprirle subito, dandole libero accesso a quel mio momento di totale debolezza.
Fino a qualche giorno fa non lo avrei mai permesso. Fino a prima di Giulia, in realtà, non l'ho mai permesso a nessuno. Quasi nemmeno a mia mamma.
Eppure so che con questa ragazza posso essere realmente me stesso senza essere giudicato. Posso piangere senza risultare pesante o patetico. Posso semplicemente essere Giovanni. Ed è questo che amo più di tutto in lei.
Giulia entra in bagno e chiude la porta dietro di noi. Si posizione davanti a me e non dice nulla. Poggia solo la sua mano sopra la mia, e cerca di fermare i miei tic nervosi.
"Non voglio più provare e vivere una cosa del genere!"
Urlo guardandola negli occhi.
Lei fa lo stesso e semplicemente annuisce.
"Non trattenere. Sfogati" mi sussurra, continuando ad accarezzarmi dolcemente le mani, cercando di donarmi un diversivo a quei gesti nervosi che continuo a fare.
Ed è con quel comando che non mi trattengo più.
Piango fino all'ultima lacrima che ho in corpo. Il singhiozzo mi spezza i respiri, e gli occhi iniziano a bruciarmi.
"Ti lascio un po' solo. Io sono qui fuori che ti aspetto" mi sussurra la mia fidanzata lasciandomi un bacio leggero tra i capelli.
Non ho la forza di chiederle di restare, anche se lo vorrei davvero tanto.
Quando sento la porta chiudersi dietro di lei, stringo la mia mano in un pugno e la riverso forte contro il muro.
Il dolore è così forte che ferma per un istante le lacrime.
Cosa sto facendo? Scuoto la testa contrario a ciò che mi sta accadendo ed apro la porta per uscire.
Voglio andare via da qui.
Questo non può essere il mio posto se le condizioni sono farmi sentire in questo modo. Di nuovo, dopo anni.
Appena metto piede fuori dalla stanza, però, me la ritrovo piazzata lì. Con il viso in totale apprensione.
Non l'ho mai vista così preoccupata e non posso fare altro che sprofondare nelle sue braccia.
Mi abbraccia così forte, premendo la sua mano sulla mia testa, tra i miei capelli, che mi sento al sicuro anche se tutto intorno a me sta crollando.
Giulia è così esile, eppure riesce in questo momento a sovrastarmi con la sua protezione.
E mi bacia sulla guancia, lasciando una scia di calore che mi salva ancora una volta.
Sento di respirare meglio, mentre lei continua a tenermi la mano, ma il senso di nervosismo non riesce ad abbandonarmi.
"Giulietta".
La voce di Maria appare improvvisa negli altoparlanti. "Che succede?" chiede preoccupata.
"Eh mary, aspettavo che si calmasse.." spiega semplicemente Giulia.
Ed in pochi minuti inizia una conversazione a tre, di cui sono il protagonista, pur non volendo esserlo.
Giulia si siede di fronte a me. Mi guarda, mi sfiora, mi accarezza, mi blocca quando i miei tic nervosi diventano troppi.. É semplicemente lì per me. Solo per me. E mentre parlo con Maria non posso fare altro che notarlo e reputarmi l'uomo più fortunato sulla terra.
"Ok..ora vi lascio. Sangio, riflettici" conclude la conduttrice, rivolgendosi a me.
Annuisco senza dire una parola e guardo Giulia.
Lei mi sorride dolcemente, stringendo la mia mano con fare protettivo.
Tiro le sue dita, per indicarle che vorrei si alzasse per trascinarla vicino a me.
Afferra subito la mia richiesta e si alza in piedi, con le nostre dita ancora incrociate. La tiro leggermente verso di me, e lascio che il suo corpo cada sul mio.
È completamente distesa sul mio corpo, ed il suo viso è all'altezza del mio.
"Grazie per esserci" le dico sincero, accarezzandole il mento.
A quel tocco lei chiude gli occhi, e curva la sua testa verso le mia mano.
"Sono sempre qui. Fin quando mi vorrai" sussurra tenendo gli occhi ancora chiusi.
Sorrido per la prima volta da quando è successo il tutto.
"Allora, ancora per molto tempo".
E mentre lo dico, afferro la sua bocca nella mia.
Soddisfacendo l'esigenza che ho di lei.

GIULIA

Ci baciamo così a lungo che mi manca l'aria.
"Così però mi uccidi ed altro che stare con te per tanto tempo... Muoio sul colpo" dico sulle sue labbra, per poi scoppiare a ridere.
"Scusa. Ne avevo bisogno" alza le spalle lui in segno di spiegazione.
Rido ancora più forte e gli accarezzo il contorno di quegli occhi blu, che adesso è accerchiato da un colore rosso fuoco, per le troppe lacrime versate.
"Quando vuoi parlarne, sono qua. Non voglio costringerti a dire nulla.. " gli dico, passando a sfiorare l'altro occhio.
Mi scruta, forse cercando di capire cosa fare. Lo sento inspirare profondamente per poi iniziare a parlare.
"A scuola, non è stato facile. Ma più che per i miei compagni, non è stato semplice a causa dei professori, se così si possono definire..." fa una pausa e poi riprende.
"Ad un certo punto le loro vessazioni erano diventate così insopportabili che ho pensato di cambiare scuola. Ogni giorno tornavo a casa, mi chiudevo in camera e davo pugni al muro, non riuscendo a trattenere la rabbia per ciò che mi stava succedendo. Pensavo a quanto fosse ingiusto ciò che stavo vivendo. Sono addirittura arrivato a pensare di essere io il colpevole.. Ed oggi quando Rudy mi ha parlato in quel modo... " la voce gli muore in gola.
"É come se fossi tornato indietro con il tempo ".
Finisco la sua frase e sento i miei occhi riempirsi di lacrime.
Ma quanto sono simili le nostre storie?
Sangiovanni mi guarda e prende con le sue dita una ciocca dei miei capelli.
"Si. Abbiamo affrontato cose molto simili" dice, leggendo i miei pensieri.
"È per questo che all'inizio scappavo da te. Tu mi ricordi me qualche tempo fa. E se prima questa cosa mi faceva paura, ad oggi è ciò che mi tiene ancorato a te. Per me non c'è stato nessuno. Per te voglio esserci io".
Quelle parole rompono l'argine dentro di me.
"E per te ci sono io, adesso".
Ci fissiamo negli occhi e ci accorgiamo che le lacrime rigano il viso di entrambi. Ma questa volta non siamo soli ad asciugarle.
Queste volta, mentre io bacio le sue, lui fa lo stesso con le mie.
E capisco che l'amore che avevo descritto qualche mese fa, lo sto vivendo.
Proprio qui.
Proprio adesso.
Ed allora non mi trattengo più.
"Sei indispensabile per me, Gio".
"Anche tu".
E e per la prima volta ci diciamo ti amo, senza però dircelo. Semplicemente, a nostro modo.

Tutti i battiti del mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora