Mi sono perso ancora una volta. Questi corridoi mi sembrano tutti uguali. Trovare la palestra mi sembra impossibile.
Guardo il cellulare. Segna le 10.30 e probabilmente tra poco chiameranno il mio numero per il provino.
"Cazzo, ma non c'è nessuno in questo edificio?" urlo, più a me stesso che a qualcun altro.
Giro l'angolo ed in lontananza sento una risata buffissima. Forse trovo un gruppetto di ragazzi che sapranno indicarmi la strada giusta verso la palestra, penso sollevato.
Ma non riesco a vedere nessuno.
Eppure la risata la sento forte e chiara. Cerco di mettere a fuoco ciò che mi si palesa di fronte, ma invece di un gruppo di persone, mi ritrovo davanti una sola ragazza, poggiata in maniera sguaiata al muro mentre ride istericamente. La guardo cercando di capire cosa le sia successo, o meglio cosa la faccia ridere così tanto.
Metre ascolto la sua risata, ogni fibra del mio corpo si contrae. Una sensazione a me, quasi, sconosciuta.
I miei occhi non possono fare a meno di guardarla, come se fosse la creatura più strana mai vista prima d'ora. Ed in effetti, un po' lo è.
Mi ritrovo a sorridere, istintivamente, senza nemmeno volerlo.
Quando cerca di ridestarsi, ed alza gli occhi verso di me, resto quasi senza fiato.
Mi punta di fronte due occhi di un colore nocciola così intenso, così profondo, che quasi ci affondo dentro. Restiamo a scrutarci per un po'. Non so quanto tempo passi, ma una cosa è certa..
Dimentico quasi del mio provino, e soprattutto che sono in un ritardo bestiale.
Cerco di riprendermi da quello stato di trance, scuotendo più volte la testa, ma quel sorriso da deficiente non mi si scolla dal viso.
Decido quindi di fuggire via.
Ultimamente è la cosa che mi riesce meglio. Fuggire da tutto ciò che mi rende felice, o che ai miei occhi appare bello.
La bellezza per me è un concetto particolare. Non trovo bello ciò che è perfetto, artefatto, omologato. Per me è bellezza tutto ciò che è diverso, in senso di unicità. La bellezza per me è l'unicità delle cose. Dei sentimenti. Delle persone.
Il problema è che di cose belle nella mia vita non ne ho viste o avute molte. Mia mamma mi dice che avrò tempo per ammirare la bellezza, che ho solo diciassette anni e che dovrei avere più fiducia.
Ma come posso avere fiducia dopo tutto ciò che mi è successo?
Questi pensieri mi accompagnano fino a quando, per fortuna, trovo la palestra. Scuoto ancora una volta la testa, come a scacciare via tutte quelle immagini che attanagliano il mio cuore.
Arrivo giusto in tempo. Mi sistemo in fondo all'enorme stanza, in attesa del mio turno. Non devo aspettare molto.
Pochi minuti dopo mi chiamano. Canto il mio inedito, quello che ho scritto in soli dieci minuti qualche giorno fa, mentre ero preso da uno dei miei pochi momenti di euforia.
Guccy Bag è un po' come una figlia per me. Il primo lavoro di cui vado veramente fiero.
"Storto, ma interessante" è il commento che proviene dal Led.
La vedo, e sorrido come per salutarla.
Maria mi saluta con una mano e mi dice che quando mi muovo sono un po' storto, ma che le cose dritte a lei non sono mai piaciute granchè.
Capisco subito che andremo d'accordo.
Essere "storto" è proprio il mio marchio di fabbrica e non intendo modificarlo.
"Ah, ed è molto bello il tuo smalto. Quasi quasi è messo meglio del mio" sentenzia, dopo aver elencato i pregi del mio inedito.
Ed è proprio in quel momento che la risento.
La stessa risata di prima.
Quella ragazza è di nuovo lì, poggiata alla porta della palestra, che fissa lo schermo dove appare la faccia di Maria e ride di gusto.
Anche Maria deve averla sentita perchè risponde a quella risata improvvisa e stridula, con una risata sorpresa.
"Giulia, la tua risata è inconfondibile. Cosa ci fai ancora qui? "
Il suo tono di voce è ancora più dolce del solito. Deve conoscere già quella ragazza, e deve starle davvero simpatica, penso tra me e me. Giulia, è così che si chiama allora?
Non smetto di sorridere mentre assisto a quella scena, ormai pù tranquillo per aver cantato e per aver trasmesso ciò che desideravo.
Maria mi saluta, invintandomi al secondo provino.
Mi avvio felice verso l'uscita e ad aspettarmi c'è lei.
"Oh complimenti! Il tuo pezzo è davvero una bomba!" e scoppia di nuovo a ridere.
La guardo imbambolato. Mentre ride, schiude leggermente la bocca, mostrando una piccola fessura tra i due denti centrali. Ha dei denti così piccolini, un sorriso così dolce e delle labbra...
Sangio...riprenditi, mio dio!
Cercando di darmi un contegno le sorrido educatamente e la ringrazio per il complimento.
"Beh..allora io vado. Complimenti ancora. Sono sicura che verrai preso" continua lei sorridendo ancora simpaticamente.
"Grazie ancora. Io non posso dire lo stesso di te. Non so nemmeno se canti o balli, ma a giudicare dal borsone e dall'abbigliamento posso tirare ad indovinare.." le dico, indicandole il borsone che tiene tra le mani come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
"Si, io danzo. Ho tenuto prima il provino, ed inaspettatamente, mi hanno detto di tornare per il secondo" dice entusiasta e sorpresa.
"Inaspettatamemente?" ripeto più a me stesso che a lei.
C'è qualcosa che mi dice che questa ragazza è un portento nel ballo, eppure lei stessa non ci crede.
"Sono sicuro che sarai bravissima" le dico prima di collegare il cervello alla bocca.
Scoppia a ridere, in evidente imbarazzo.
E niente, come un incantesimo mi ritrovo a guardarle ancora le labbra.
La vedo tornare seria in un secondo. Alza un braccio e si copre il viso nascondendomi quel sorriso bellissimo.
Sento il clima tra di noi gelarsi all'istante. La temperatura percepita è di meno due gradi.
"Ok, io vado davvero" dice lei, girandosi improvvisamente, facendo per scappare via.
"Ok. Spero a presto" le urlo io, quando ormai lei è già lontana.
"Ah... comunque la tua risata è bellissima!" urlo.
Peccato che lei sia già sparita, insieme a quella risata, a quelle labbra e a quei denti che per me assomigliano tanto alla bellezza. Quella che intendo io.
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Tutti i battiti del mio cuore
FanfictionHo sempre creduto di avere un cuore troppo grande rispetto al mio fisico esile. Spesso questo stesso cuore mi ha fatta soffrire, mi ha fatta emozionare, eppure era sempre di più rispetto a tutto il resto. E poi... e poi ho incontrato lui. Quando ho...