L'alba era appena sorta sull'orizzonte, gettando luce dorata sugli edifici e sui sentieri che costeggiavano il parco. Le onde del mare frangevano lente e ritmiche la superficie della spiaggia, come un respiro profondo che si mescolava con l'aria fresca del mattino. Shirei era seduto sul tetto della propria casa e osservava il panorama che andava a schiarirsi con sguardo perso. Di lì a breve sarebbe dovuto tornare all'interno, dopotutto la calda luce solare sulla sua pelle non lo faceva impazzire.
Il tempo sembrava essersi distorto da quando era arrivato. In mezzo a tutto quello che era successo, l'episodio del figlio di Tefine, Aena, l'imboscata nell'Oltremondo, c'era anche ciò che era successo alla mensa.
Shirei chiuse gli occhi e cercò di distanziare quegli avvenimenti. Non poteva negare che lui e la figlio di Ien si stessero legando sempre più, ma temeva che quel rapporto non avrebbe giovato a nessuno dei due.
Lui aveva un compito piuttosto chiaro: allenarsi per diventare più potente. Marina rappresentava un freno al suo obbiettivo e una distrazione piuttosto grande. Il semidio solitario, ciononostante, non era pentito di passare del tempo con lei.
Preferiva la sua compagnia alla solita solitudine a cui era abituato e non ne comprendeva ancora il motivo.
"Basta... devo concentrarmi su altri problemi."
Ogni volta che entrava nell'Oltremondo, sembrava che qualcosa lo richiamasse, ma non aveva il controllo. L'ultima volta, quando aveva quasi perso la vita durante il combattimento improvviso, aveva capito che il rischio era reale. Non poteva più permettersi di essere debole o di avere un potere instabile.
Cragar gliel'aveva detto chiaramente.
"Ci saranno momenti in cui il tuo potere sarà necessario, e dovrai essere pronto."
Quelle parole gli rimbombavano in testa. Nonostante l'apparente disinteresse e la sua aria da re oscuro, Cragar aveva detto tutto senza alcun dubbio nella voce, come se sapesse che Shirei avrebbe trovato il modo. Quello era il passato, ma, nel presente del mattino silenzioso, con il vento freddo che gli accarezzava il viso, Shirei era sicuro di non avere le risposte necessario.
Si alzò con un respiro profondo, era tempo di mettersi al lavoro.
Sistemò nella tasca la lettera ricevuta da Liceo D'Agostini, dove veniva riportato che venerdì avrebbe dovuto presenziare alla lezione di Marina. Ancora una volta sarebbero stati insieme, ma ci avrebbe ripensato solo tra un paio di giorni. Fino a venerdì, non ci sarebbe stata alcuna distrazione, nessun allenatore o compagno a guardare i suoi progressi.
Erano solo lui e sé stesso.
Shirei tornò alla zona isolata, il piccolo spiazzo ai confini del campo, che aveva utilizzato in precedenza per allenarsi lontano dagli altri semidei. L'area era perfetta: solitaria, indisturbata, un luogo dove poteva spingere il suo corpo al limite senza preoccuparsi di essere interrotto o giudicato.
Si prese un momento per osservare il luogo, la mente già focalizzata sul compito che lo attendeva. Doveva riuscire a mantenere la forma spettrale della sua nuova tecnica più a lungo, controllare il flusso tra il mondo fisico e quello dell'Inframondo, e farlo senza perdere la propria forma. La sera prima, alla mensa, aveva solo accennato il potenziale del suo nuovo potere, ma gli era bastato per capire che doveva ancora padroneggiare quella capacità.
«Devo riuscire ad aumentare il tempo», sussurrò tra sé, quasi fosse una preghiera. Nessuno era lì per ascoltarlo, ma forse sentire la propria voce lo avrebbe aiutato a mettere ordine nei pensieri.
Il primo tentativo non fu difficile. Shirei aveva ormai compreso come passare dallo stato fisico a quello spettrale.
Il mondo intorno a lui iniziò a svanire.
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Maschere Immortali: La Profezia
FantasyQuando il sangue divino scorre nelle tue vene, i mostri ti danno la caccia fino a quando non sei morto. Questa è la dura realtà che ogni semidio deve affrontare ogni giorno. Marina è una di loro e, per questo motivo, ha dovuto lasciare la sua casa q...