36. VERSO LA PROSSIMA FAGLIA

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Il sole era nel cielo e lo colorava di una luce accecante quando Shirei si alzò dal divano. Il semidio si avvicinò a una delle finestre e la spalancò, lasciando passare all'interno la leggera brezza fredda che attraversava il giardino della villa. Trovava piuttosto interessante la differenza climatica che si andava a creare nel mondo mortale. La sera erano costretti ad accendere un fuoco per essere certi di rimanere in un clima accogliente. In tarda mattinata e primo pomeriggio, al contrario, potevano perfino lasciarsi cullare dal fresco vento e dall'ambiente riscaldato tramite i raggi solari.

"Diverso dall'Oltremondo."

Durante la sua permanenza nel regno dei morti, Shirei non aveva mai subito l'effetto della temperatura in modo significativo. Pensò che fosse causa della sua abitudine all'ambiente o della natura del suo genitore divino, dopotutto Cragar aveva sempre specificato che Oltremondo fosse un posto volto a favorire la sopravvivenza dei suoi discendenti.

"Marina avrebbe la risposta, questo è sicuro" pensò il figlio di Cragar.

Il suo sguardo si spostò in direzione di Ada, la quale stava ancora meditando, segno che probabilmente fosse riuscita ad accedere al proprio sentiero divino. A causa della sua poca conoscenza in materia, Shirei aveva preferito non disturbarla o fare rumore, in modo da non rischiare conseguenze sconosciute e potenzialmente gravi.

Seduta sul vecchio tappeto sporco di polvere, Ada era immersa in un silenzio profondo, con gli occhi chiusi e le mani posate delicatamente sulle ginocchia. La concentrazione della ragazza era più che intensa, ma ogni muscolo del suo corpo era disteso, come se non avesse fatto alcuno sforzo per penetrare la barriera invisibile che lo separava dal suo sentiero divino.

Shirei si massaggiò la faccia con la mano sinistra, rievocando il ricordo dell'improvviso impatto con il muro trasparente.

Si domandava ancora il motivo del suo fallimento.

Era certo di aver seguito ogni passaggio alla perfezione, ciò era stato dimostrato dalla rapida apparizione del paesaggio attorno a sé, dunque non riusciva a comprendere perché l'accesso gli fosse stato negato.

"Meglio riprovare" disse a sé stesso, prima di avvicinarsi alla sua compagna e assumere la posizione di meditazione.

I minuti passavano lentamente. Shirei poteva sentire il battito del proprio cuore, il sangue pulsare nelle vene, il mana transitare dentro e fuori dal suo corpo, ma il sentiero divino rimase inaccessibile, come se il misterioso passaggio oltre la barriera invisibile fosse solo un miraggio.

Dopo due ore di sforzi ininterrotti, il ragazzo sentì la sua determinazione vacillare. La frustrazione cresceva, nonostante cercasse di non lasciarsi sopraffare. Infine, con un sospiro profondo, decise di arrendersi per il momento.

Aprì gli occhi e si voltò verso la figlia di Rutia, sperando di trovare conforto nella presenza del fiore d'equinozio. Con sua sorpresa, però, notò che la semidea non aveva ancora interrotto la meditazione. Al contrario, minuscole particelle d'oscurità si formavano a partire dal suo corpo e fluttuavano verso l'alto, solo per poi dissolversi nell'aria.

Shirei rimase a osservare Ada per qualche istante, ammirando quasi con una punta di invidia la sua capacità di raggiungere il sentiero divino. La vista della ragazza in quello stato di pace interiore lo fece riflettere nuovamente sui propri fallimenti.

"Dov'è che sbaglio? Cosa mi ferma? Perché, nonostante io mi sforzi, non riesco a entrare nel mio sentiero divino?"

Sentiva una necessità impellente di dover attraversare quel muro invisibile che gli sembrava tanto insormontabile.

Era l'unico ostacolo a distanziarlo dalla meta, che altro non era se non un secondo punto d'inizio.

L'idea che non riuscisse a raggiungere il sentiero divino non riusciva proprio a scendere per Shirei. Non aveva mai incontrato difficoltà nel compiere alcun compito, che esso fosse diretto da Cragar o imposto dalla sua stessa volontà.

Maschere Immortali: La ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora