PROLOGO: DIVINITÀ AGLI ANTIPODI

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Dal cielo plumbeo e tempestoso piovvero due meteore.

La prima era rapida, una scia nera diretta verso l'entroterra, quasi come se l'Oltremondo la stesse richiamando a sé. La seconda era l'esatto opposto: un fulmineo agglomerato di strie elettriche che tessevano un filo luminescente.

Il fenomeno perdurò per qualche secondo, mentre le rapide linee si incrociavano su se stesse a formare una doppia elica, come se la loro danza generasse la vita nella sua essenza.

A differenza di come si potrebbe pensare, era la luce a rincorrere l'oscurità in modo frenetico e non il contrario. Le ombre non volevano inghiottire la luce, era quest'ultima che la raggiungeva nel tentativo di dissiparla.

Le loro traiettorie erano destinate a convergere su una zona remota e disabitata, lontana da occhi indiscreti. Le due meteore continuarono a viaggiare, fino a schiantarsi al suolo con violenza e con un fragore assordante.

L'esplosione che ne seguì fu potente, scatenando un'ondata di calore che incenerì tutto ciò che si trovava nei dintorni. Un cratere profondo si formò nel punto dell'impatto, circondato da detriti fumanti e frammenti delle meteore. Il terreno intorno al cratere era stato sconvolto, mostrando segni di un'inaudita energia distruttiva.

L'aria si riempì del suono fragoroso dell'esplosione, un rombo che riecheggiò per chilometri. L'onda d'urto che ne seguì fu tremenda, facendo tremare la terra e mandando in frantumi le poche abitazioni sparse nella zona.

Per un istante, tutto sembrò sospeso nell'attimo successivo all'impatto. Un silenzio pesante e irreale avvolse la scena, interrotto solo dai deboli echi del rumore dell'esplosione che si dissolveva lentamente nell'aria.

Infine, due figure emersero dalla coltre di fumo appena generata.

Cragar, il dio dei morti, ed Emion, il dio dei cieli.

Le due divinità mascherate, a pochi metri di distanza, si squadrarono per qualche secondo, prima di partire all'attacco l'una contro l'altra.

Emion estese le dita delle mani, dai cui polpastrelli si generò una brillante scarica elettrica. Cragar non si lasciò impensierire dall'attacco e schivò di lato, creando rapidamente una barriera dal terreno sottostante.

Il dio dei morti continuò ad avanzare verso il suo nemico, passo dopo passo. La sua non era una corsa spericolata e furiosa, ma una semplice e lenta camminata. Riuscì a chiudere quasi del tutto la distanza fra loro, ma una seconda scarica elettrica lo costrinse a fermarsi.

Cragar materializzò una seconda barriera dal terreno per proteggersi, poi stese le braccia verso l'esterno.

L'elettricità continuò a raggiungere la superficie terrosa, minandone la consistenza, ma il dio dei morti non ne era preoccupato. Chiudendo le sue mani a mo' d'artiglio, attivò i propri poteri.

«Smettila di nasconderti!» Gridò il dio dei cieli.

La divinità, tuttavia, era distratta dalle proprie emozioni e non vide le due lamine di metallo, appena spuntate dal terreno, volare nella sua direzione.

Il flusso d'elettricità si interruppe e il dio dei cieli si librò in aria, dove rimase sospeso.

Un forte vento si scatenò nella zona, spostando i lunghi capelli rosso sangue di Cragar.

Il dio dell'Oltremondo alzò il capo verso l'alto e disse in modo pacato: «Avevo detto che il ragazzo doveva essere protetto.»

«Silenzio!» Replicò il re degli dei prima di agire.

Un rombo di tuono scattò dalle nuvole e si abbatté sul dio dei morti. La terra venne plasmata dalla scarica, ma ne assorbì il colpo. La divinità oscura era sparita, ma il dio dei cieli era consapevole che il suo colpo non fosse andato a segno. Una seconda nube ostacolò la vista di Emion che, di tutta risposta, fece un semplice movimento con le mani e generò una folata di vento.

La corrente si intensificò ulteriormente e il dio del cielo si librò ancora più in alto, scrutando la zona alla ricerca di Cragar.

Una tempesta di fulmini si formò sopra di lui, pronta a scagliarsi contro il dio dei morti. Cragar, tuttavia, era pronto a rispondere. In un istante, il dio riapparve dall'oscurità esattamente a mezz'aria, dietro il proprio avversario. Cragar evocò una spirale di energia spettrale dalle profondità del suolo, che si condensò nelle sue mani sotto forma di una spada lunga. Il re degli dei venne colpito e si proiettò verso il basso fino a raggiungere di nuovo il terreno.

«Non puoi sconfiggermi, Emion» disse Cragar discendendo lentamente fino al suolo. La sua voce era calma, quasi apatica, «Nulla potrà fermarmi dal rivelare la verità, nemmeno tu.»

Frustrato e furioso, Emion si rialzò per l'ennesima volta, piantando i piedi sul terreno sconvolto. I suoi occhi brillavano di una luce intensa, ma anche di un pizzico di odio.

«Hai sempre voluto proteggere gli innocenti, Cragar», rispose il dio con tono spiritato. «Ma non puoi proteggere nessuno se non sei nemmeno capace di farlo con te stesso. Sei quasi potente quanto me, ma non puoi sfidare tutta la nostra generazione e sperare di uscirne vincitore.»

Il dio dei morti accennò quasi un sorriso. La vita e la morte erano cicli inevitabili, lui lo sapeva molto bene. Allo stesso modo, le due divinità sarebbero sempre state costrette a delle battaglie causate dalle loro divergenze di pensiero.

Per un momento, la tensione tra i due sembrò dissolversi, sostituita da un silenzio carico di significato.

«Non posso proteggere tutti», ammise Cragar, «Ma nessuno tocca i miei figli.»

«Lui è una minaccia!»

Il dio dei morti chiuse gli occhi, «No, è un ragazzo a cui hai reso la vita un incubo.»

La terra cominciò a tremare mentre strane crepe si formavano sulla sua superficie, «È colpa tua se è finito nella sua morsa, sei stato tu il problema.»

Con un gesto solenne, Cragar abbassò la mano verso il suolo. Una luce oscura e sinistra balenò nei suoi occhi violacei mentre, dalle profondità della terra, scheletri antichi iniziarono a emergere lentamente, le ossa sbiadite che brillavano di una luce spettrale alla luce del sole. Uno dopo l'altro, gli scheletri si sollevarono dalle loro tombe ancestrali, formando un esercito che si stagliava contro il cielo. Le loro ossa scricchiolavano mentre si muovevano, pronti a obbedire al comando del loro signore oscuro.

«Se pensi che mi sottometterò a te a causa della tua discendenza, allora significa che non hai ancora compreso il mio punto di vista.»

Cragar sollevò lo sguardo verso il cielo, i capelli rossi come il sangue scompigliati dal vento che soffiava intorno a lui. Con un cenno della mano, indicò la direzione verso cui avanzare.

«Ti ucciderò senza farmi problemi.»

Gli scheletri, guidati dalla volontà implacabile del dio dei morti, si mossero con determinazione, pronti a servire il loro signore nella sua causa. L'aria intorno a loro era impregnata di gelo, mentre l'oscurità dei loro occhi vuoti sembrava scrutare con una freddezza inumana il mondo circostante.

Emion annuì e deglutì lentamente, comprendendo la sincerità nelle parole del suo vecchio amico. «H-ho capito.»

La tempesta si placò, i fulmini si dissolsero e il vento si calmò.

«Il ragazzo rimarrà sotto la tua custodia e mi assicurerai che sarà un nostro alleato», sentenziò il dio dei cieli.

Le due divinità si guardarono ancora negli occhi, non più come nemici, ma come accesi rivali.

«Lo giuro, in nome del Fato» rispose il dio oscuro.

Si sarebbero tollerati a vicenda, finché qualcosa non avrebbe scatenato una nuova guerra.

Infine, scomparvero, lasciando dietro di loro solo il silenzio come muta testimonianza del loro passaggio.

Maschere Immortali: La ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora