46. UNA NUOVA CACCIA

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Havel respirò pesantemente. Il sangue colava dal suo corpo, aggiungendosi alla pozzanghera cremisi presente nel luogo dove attendeva immobile. Ada era ancora dietro di lui, illesa, per fortuna. Dinanzi a lui, al contrario, c'era la creatura di cui la sua compagna era terrorizzata. Il leone oscuro lo osservava con attenzione.

Un secondo respiro affannato lasciò le sue labbra generando del vapore acqueo. Il suo corpo era caldo e pesante, segno che stava esaurendo rapidamente ogni fonte d'energia disponibile.

Fece forza per muovere l'articolazione della spalla e lanciò un'occhiata al suo braccio destro, che penzolava quasi come se fosse rotto. Una serie di macchioline cerulee costellavano tutta la pelle fino all'altezza del bicipite, causandogli un formicolio più che fastidioso.

Il semidio fece una smorfia e ricordò una delle prime volte in cui Elaine usò i suoi poteri per curarlo.

I due si trovavano alla Grande Dimora, luogo in cui ogni Fiore d'Equinozio possedeva una camera libera da utilizzare a loro piacimento. Erano appena tornati da una missione, la prima in cui Havel aveva usato la 'meteora cremisi' contro un mostro. A causa della sua inabilità nel controllare la nuova tecnica, una serie di macchie azzurre era spuntata sul suo braccio ed Elaine si stava occupando di curarlo.

La ragazza premette sul suo avambraccio per valutare la diagnosi.

«Sì, è decisamente un'icorragia.»

Havel sbatté le palpebre, «Un'icorragia?»

«Sì, una lesione dei vasi argentati che porta il mana a fuoriuscire dal tuo corpo», spiegò la figlia di Mardi, «Spesso viene confuso per il fenomeno di leaking del tuo nucleo divino, ma è sostanzialmente diverso. Comunque non devi usare in alcun modo il mana finché la lesione non si è rimarginata, altrimenti ti farai solo del male.»

«Va bene, grazie dottoressa Rolland.»

«Sono seria», disse mimando il gesto di tirargli uno schiaffo. «Così rischi solo la tua salute. Perché combatti in questo modo? Non hai paura di morire?»

«Morire? Io sono il più forte! Per morire devo essere sconfitto e io non sarò mai sconfitto!» scoppiò immediatamente a ridere dopo aver completato la frase.

«Sarà... mi chiedevo solo se c'è un modo per cui lo fai...»

«Non è chiaro? Voglio distruggere tutti i mostri cosicché ogni semidio possa avere una vita felice e libera.»

«Quindi vuoi proteggere gli altri?» la bionda poggiò le sue mani su quelle del figlio di Sidal, «È un obiettivo nobile. Sono felice di poterti aiutare in questo. Da vero membro dei Fiori D'Equinozio!»

L'immagine della semidea sorridente fu l'ultima cosa che vide prima che il ricordo svanisse, sostituito dagli occhi dorati di Nadim.

"Già, un obiettivo nobile..."

Da allora molto era cambiato, forse troppo.

La consapevolezza ad addolorare maggiormente il suo animo era che, se glielo avessero chiesto in principio, avrebbe detto che stava combattendo in modo così disperato per proteggere la figlia di Rutia, una compagna fidata e probabilmente la persona di cui più gli importava al mondo, ma, d'altro canto, se la domanda fosse stata posta a un livello più profondo, avrebbe esitato a fornire una risposta.

La verità era che lo faceva per se stesso, perché non era stato lo stesso dal momento in cui il suo corpo aveva toccato il terreno durante lo scontro con Shirei. Si era sempre considerato imbattibile, il semidio più forte del Parco dei Gigli, il leader dei Fiori D'Equinozio, il rappresentante più valido, l'ideale perfetto a cui un figlio di Sidal potrebbe aspirare.

Maschere Immortali: La ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora