Il Parco dei Gigli si estendeva come un'oasi di tranquillità, circondato da una cornice di natura e bellezza senza pari.
La sua struttura richiamava una sorta di campeggio, ma con un'aura mistica che solo i semidei potevano percepire. Al centro di quel luogo quasi sacro, due piazze erano delimitate da ventiquattro case eterogenee disposte in un doppio cerchio perfetto, una disposizione che ricordava il simbolo dell'infinito.
Gli edifici, alcuni semplici, altri eleganti, erano piuttosto variegati sia in dimensioni che in stile, ma tutti si armonizzavano in modo perfetto con l'ambiente circostante, come se la natura stessa avesse voluto integrarle nel paesaggio.
Il giardino naturale che costellava ogni minima zona libera del parco era un tripudio di colori e profumi. I gigli bianchi, che davano il nome al luogo, si piegavano dolcemente sotto il vento leggero, i loro petali brillavano di un riflesso luminoso, come se essi stessi emanassero le particelle di mana che permeavano l'atmosfera. I fiori sembravano sospesi tra il mondo reale e l'Altromondo, e camminare tra di essi era come attraversare una porta verso un'altra dimensione.
Alberi alti e maestosi, offrivano riparo dal sole di settembre, mentre i loro rami si curvavano in archi naturali sopra i sentieri, creando percorsi ombrosi e tranquilli. In mezzo al parco, piccole vie di ghiaia conducevano verso luoghi diversi: la spiaggia, con la sua sabbia scintillante e le acque che lambivano delicatamente la riva; l'arena, dove i semidei potevano far pratica con le loro abilità oppure sfidarsi fra loro per migliorare; e infine il promontorio dei templi, una zona rialzata che sovrastava l'intera area, dove si ergeva l'edificio principale della dirigenza e i templi dedicati agli dei.
Ogni respiro dell'aria era carico di mana, un'energia pulsante che vibrava tra le foglie degli alberi, penetrando la pelle e i pensieri di chiunque si trovasse lì.
I semidei venivano portati lì per imparare a conoscere la loro vera natura, per scoprire ciò che li rendeva speciali. Quel luogo per alcuni era nient'altro che un rifugio, ma fungeva allo stesso tempo da scuola, tempio e campo di battaglia sia fisico che mentale, dove le identità della nuova generazione venivano forgiate.
Marina camminava a passo lento attraverso il parco, le mani infilate nelle tasche della sua felpa grigia, colore standard assegnato ai figli di Ien. I suoi occhi azzurri si spostavano distrattamente da un fiore all'altro, ma il suo sguardo sembrava distante, poiché qualcosa di più profondo la stava tormentando. I suoi capelli biondi faticavano a mantenere l'ordinata acconciature del caschetto e ondeggiavano leggermente sotto il vento, ma lei sembrava non accorgersene.
Attraversò la piazza centrale, il cuore pulsante del parco.
Al centro del luogo, una statua monumentale dominava lo spazio: quattro figure eroiche scolpite, con espressioni solenni e pose che suggerivano una grande battaglia in corso. Erano gli eroi scomparsi, semidei leggendari provenienti dall'Accademia dei Narcisi che avevano lasciato un vuoto incolmabile solo pochi anni prima.
"Chissà che fine hanno fatto, gli Dei hanno perso quattro valorosi generali per il loro esercito."
Ogni volta che la ragazza guardava quella statua, un senso di malinconia e mistero si faceva strada nel suo cuore. Provò a ricordare i loro nomi ma, per qualche motivo ignoto, la sua memoria ferrea decise di tradirla.
"I loro nomi erano... perché non mi vengono in mente? Ce li ho sulla punta della lingua."
Rimase alcuni minuti a riflettere prima di sbuffare. Tra le più spiccate caratteristiche dei figli di Ien c'era di certo una memoria quasi fotografica, dunque non riusciva a comprendere perché le informazioni le stessero sfuggendo.
Aspettò ancora un minuto, prima di scuotere la testa con fastidio e proseguire oltre. I suoi pensieri si spostarono su Shirei, il presunto figlio di Cragar, dio dell'Oltremondo, conosciuto quella mattina.
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Maschere Immortali: La Profezia
FantasyQuando il sangue divino scorre nelle tue vene, i mostri ti danno la caccia fino a quando non sei morto. Questa è la dura realtà che ogni semidio deve affrontare ogni giorno. Marina è una di loro e, per questo motivo, ha dovuto lasciare la sua casa q...