45. DUE FELINI

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Un'ondata di energia oscura eruppe dal corpo di Ada, così intensa da farle girare la testa. L'oscurità si materializzò intorno a lei, danzando e vorticando come se fosse viva. Il leone si fermò bruscamente, sorpreso da quella improvvisa manifestazione di potere. L'oscurità si allungò verso di lui, sibilando e graffiando il suo corpo come artigli furiosi.

Ada non capiva cosa stava accadendo, ma lasciò che le sue emozioni prendessero il controllo. Aveva avuto paura, era stata spaventata e terrorizzata. Tutto ciò che aveva sofferto era indirizzato alla sua "casa", agli scienziati che l'avevano trattata in quel modo e al leone, carnefice finale e suo personale incubo.

Se era vera la sua identità, se era la figlia di una dea, voleva che quel potere si riversasse contro i suoi nemici. L'oscurità rispose al suo volere e continuò a dirigersi verso il nemico come un fiume in piena, vorticando al contempo attorno alla semidea. Senza che se ne rendesse conto, il suo corpo ne era stato inglobato e aveva assunto la forma di un felino, una pantera di pura oscurità.

La belva indietreggiò di scatto e modificò la sua postura, non più quella di un predatore pronto all'attacco, ma di una creatura cauta e rispettosa. Poi, con grande sorpresa della ragazza, parlò con voce umana.

«Finalmente!» sospirò.

Ada trovò la sua voce profonda e grave. C'era anche una nota di soddisfazione nel suo timbro, come se avesse atteso quel momento a lungo. La semidea rimase immobile, incredula. Non pensava di poter giungere a una situazione del genere ed era abbastanza confusa.

Il leone poteva parlare, ma non sapeva cosa intendesse con "finalmente". La sua mente pulsava mentre cercava di dare un senso a tutto ciò che stava accadendo. Pochi momenti prima stava per essere divorata dal suo predatore e adesso poteva conversare con lui.

Cominciò a dubitare che il leone puntasse a ucciderla. In effetti, le possibilità nel corso di quei mesi non gli erano mancate, ma Ada era sopravvissuta ogni volta. Forse, il suo obiettivo era un altro.

«Cosa... cosa vuoi dire?» chiese, sorpresa dalla propria voce flebile.

La paura del momento era sparita, così come la grande tensione che aveva accompagnato la caccia.

Il leone si sedette sulle zampe posteriori, ma i suoi occhi non lasciarono mai quelli di Ada.

«Hai finalmente abbracciato la tua vera natura, giovane ragazzina» disse con tono positivo. «Il potere nel tuo corpo si è risvegliato.»

Ada sentì un brivido correrle lungo la schiena. Quindi era vero. Era davvero la figlia di una dea. Quella consapevolezza continuava a destabilizzarla. Non poteva fare a meno di pensarci e sentirsi inadeguata. Non si credeva speciale e certamente non aveva alcun senso di appartenenza a quel mondo. Era troppo piccola per appartenere a un posto esterno. Lei aveva sempre vissuto all'orfanotrofio e i suoi ricordi, per quanto negativi, rimanevano legati a quel posto. La sua unica casa era lì.

«Tu... tu lo sapevi?» chiese infine, la voce tremante di emozione repressa.

Il leone inclinò la testa in un gesto quasi umano.

«Ero qui per spingerti al limite, per forzare il risveglio del tuo potere... e mangiarti in caso di fallimento» spiegò. «Mi trovo qui per questo. Ho fatto lo stesso anche con gli altri. Ma tu, tu hai fallito la prova più e più volte.»

Le parole della creatura la colpirono come un pugno allo stomaco. Tutti quei giorni di terrore, di fuga disperata... erano stati solo un test? La rabbia crebbe dentro di lei, facendo divampare l'oscurità.

«Un test?» sibilò Ada, le ombre intorno a lei presero ad agitarsi in risposta alla sua furia. «Hai ucciso e mangiato ragazzini per un test?»

Il leone non mostrò alcun segno di rimorso.

Maschere Immortali: La ProfeziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora