Era una sera di agosto. Il parco dei gigli era, come sempre, gremito di giovani ragazzi e ragazze intenti a fare del loro meglio per comprendere i doni ricevuti alla nascita. Nonostante l'apparente natura silenziosa, attorno al fuoco vi era un gran trambusto causato dalla curiosità dei nuovi arrivati.
Uno dei più grandi era intento nel raccontare loro di come tutto ebbe inizio. Nonostante la tipica fatica degli adolescenti a mantenere l'attenzione, la maggior parte dei presenti pendeva dalla bocca di quel cantastorie improvvisato. Il ragazzo, quasi sulla trentina, con i capelli castani e gli occhi color nocciola, si inumidì le labbra prima di cominciare.
«Dunque...» disse con tono misterioso, «Conoscete il mito di Tebribe?»
Nessuno dei presenti fornì una risposta, al contrario alcuni scossero perfino la testa in segno di negazione.
Il ragazzo sorrise. «Tebribe è l'essere primordiale da cui tutto è nato. Si narra che fosse solo, nella più piena oscurità del nulla», ci fu una breve pausa, «Tebribe trovò nel niente una maschera. Era curioso, vedeva i fori per gli occhi. Capì di poterla indossare e lo fece. Poi, dopo un po', cominciò a muoversi e danzare in totale libertà. Dovevate vedere com'era felice, non riusciva a smettere di ridere per la gioia, si stava divertendo ed era evidente.»
Il castano ebbe piacere nel vedere il suo pubblico spalancare gli occhi, dopodiché puntò il suo sguardo sulle fiamme crepitanti.
«Si rese conto di essere solo, ma non smise di roteare su sé stesso. Fu in quel momento che cominciò la danza della creazione. Con un movimento generò dal nulla un terreno solido su cui volteggiare, nacque così la terra.»
I nuovi arrivati sembrarono aver capito dove intendesse andare a parare. Lentamente alcuni compagni presenti da più tempo si avvicinarono con dei tamburi e cominciarono a suonarli. Un ritmo di rapidità crescente che si sintonizzò presto con il battito cardiaco del pubblico.
Il cantastorie proseguì: «Non poteva esserci terra dappertutto. C'era bisogno di molto altro, del cielo, per esempio. Ecco che con un semplice passo lo creò dal nulla! Poi, ebbe bisogno di dissetarsi. Un passo», imitò il movimento e mosse le mani verso l'esterno, come a spingere qualcosa verso di loro, «Ecco che creò il mare! A seguire il Sole, la Luna e le stelle! La natura, gli animali e quant'altro...»
Una ragazzina dalla folla, sui dodici anni circa, si alzò in piedi. «Come Dio?»
Il cantastorie fece una leggera smorfia prima di sedersi nuovamente, sorrise alla sua interlocutrice con gentilezza.
«Tebribe è l'essere primordiale, di certo non un semplice dio!» rispose beffardo.
«Fatto sta... a un certo punto si stancò di danzare, decise quindi di prendersi una pausa. Pensò di rifugiarsi in un luogo lontano dalla luce per poter finalmente riposare.»
Avendo concluso la sua breve storia, il giovane cantastorie si alzò in piedi con l'intenzione di andarsene. Prima che potesse farlo, però, venne chiamato dalla stessa ragazza che lo aveva interrotto in precedenza.
«E poi cosa è successo?»
«Ah volete che continui? Pensavo che questo bastasse.»
«Sì!» risposero in coro i nuovi arrivati.
«Bene, sembra che sarà una lunga notte», replicò mentre si sedeva, «È il momento di parlare dei nostri genitori: gli dei veri e propri.»
Una figura femminile si avvicinò ai semidei attorno al fuoco, ma decise di mantenere le distanze dal gruppo. Scrutò il ragazzo, che aveva raccontato della danza di Tebribe, attraverso le fessure della sua maschera bianca. Il cantastorie la notò dopo pochi minuti e prese una pausa per fare un cenno con il capo, un gesto di rispetto. La donna rimase immobile e non lasciò trasudare espressioni, segno che non volesse ricevere alcuna attenzione. Il suo vestito bianco era mosso dalla leggera brezza di fine estate, ma i suoi occhi ambrati riflettevano una fermezza disarmante. Il narratore deglutì, avvertendo l'aura divina della donna attraverso quello sguardo, ma riuscì a nascondere il timore dietro un volto sorridente e proseguire.
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Maschere Immortali: La Profezia
FantasyQuando il sangue divino scorre nelle tue vene, i mostri ti danno la caccia fino a quando non sei morto. Questa è la dura realtà che ogni semidio deve affrontare ogni giorno. Marina è una di loro e, per questo motivo, ha dovuto lasciare la sua casa q...