CAPITOLO 4

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ALEX 

-Butterfly il tuo turno è finito, ci vediamo domani. – mi informa il mio capo e amico Paolo.

Che sollievo, aspettavo questa frase da tutta la sera.

-Va bene a domani. – saluto anche Nina che farà il turno di notte e mi avvio in ospedale.

Ho preso per mio fratello una stanza privata così da poter dormire con lui quando voglio, certo non posso entrare ed uscire come se fosse un hotel, ma ho fatto amicizia con un'infermiera che mi fa entrare senza problemi.

Molte persone ancora oggi cercano di farmi cambiare idea sul rubare ai mafiosi, ma purtroppo io non ho nessuno. I nostri genitori sono morti in un incidente quando eravamo piccoli e ci hanno spedito subito in orfanotrofio.

Per fortuna siamo sempre stati insieme, mai nessuno ci ha adottato perché volevano o solo me o solo mio fratello. Fin dall’inizio abbiamo preteso di essere adottati insieme e mai nessuno ci ha più voluti.

Abbiamo sempre fatto riferimento uno sull'altro e siamo sempre riusciti a superare tutto.

Quando mio fratello ha raggiunto la maggiore età è andato via dall’orfanotrofio, io dovevo ancora rimanere per due anni e invece un giorno venni a sapere che mio fratello, con i soldi che i nostri genitori ci avevano lasciato su un conto, ha pagato un avvocato per adottarmi e farmi andare a casa con lui. La felicità quel giorno era alle stelle.

Ricordo ancora come se fosse ieri, che quando uscii dall'edificio, saltai in braccio a lui e non ne volevo sapere di scendere. Tant'è che mi portò in braccio tutto il tempo, fino alla nostra nuova casa.

Dopo due anni bellissimi, c'è stato l'incidente, quando mi hanno avvertito che mio fratello sarebbe stato in coma, volevo morire. La paura di perdere anche lui era molto folte.

All’ora io avevo solo diciassette anni, dovetti anche mentire al dottore. Perché mi chiese la mia età e io sapevo benissimo che se gli avessi risposto di essere minorenne, avrebbe chiamato gli assistenti sociali.

La mia fortuna fu che già a quei tempi io sapevo falsificare i documenti e così feci.

Ma entrare ogni volta qui è sempre doloroso, mi vengono in mente i nostri momenti insieme, soprattutto quel giorno di due anni fa, quando il dottore mi avvisò che mio fratello era entrato in coma.

Eccolo lì, sdraiato su quel letto, da due anni ormai, con gli occhi chiusi e la faccia bianca, pieno di tubi che lo tengono in vita.

Sto per entrare quando il dottore mi ferma, -Alex. –

-Salve dottore, ci sono problemi? – chiedo allarmata.

-No, tutto bene volevo solo avvisarti che sono passati due mesi e ancora non ha pagato. Lo sai per me potresti anche pagare quando tuo fratello si sveglierà, ma il capo vuole tutto subito. –

Merda mi sono dimenticata. -Ha ragione dottore, appena posso farò un bonifico per l’ospedale. –

-Va bene Alex, ora devo andare. – corre verso un altro reparto. Sono sicura che non mi abbia detto niente su mio fratello perché non è né migliorato né peggiorato.

 Mi siedo come sempre sulla sedia accanto a lui e parlo, della giornata, dei guai che combino, di tutto.

-Sai oggi ho incontrato un ragazzo pieno di tatuaggi, molto bello, moro, occhi neri come l'oscurità, mi affascinava lo ammetto. – lo guardo.

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