CAPITOLO 5

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ALEX POV

Corro come una matta, non mi guardo indietro perché so che potrei realizzare di essere nella merda più assoluta. Qualcosa è andato storto, ma cosa? Non riesco a capire, ero convinta di aver fatto tutto bene.

Mentre corro lancio il computer nella spazzatura che si trova in un vicolo buio, dubito che l’abbiano visto mentre lo lanciavo e dico a Bianca di andarlo a prendere.

Ma in questo momento mi preoccupo di scappare. Mi accorgo che sono vicina al “Colors”, così tramite l’auricolare parlo con Bianca.

-Bianca chiama Paolo e digli di farmi entrare nel suo locale! - ordino.

-Subito. - mi risponde.

Arrivata a destinazione entro come un fulmine e mi nascondo dietro un muro.

Calmato il respiro, mi permetto di guardare fuori e con piacere noto che non c’è nessuno.

Sento toccarmi la spalla e salto dallo spavento, pensando le peggio cose, con una lentezza che credevo impossibile, mi giro tirando un sospiro di sollievo vedendo che si tratta di Paolo.

Cosi arrabbiata per la situazione e per lo spavento, gli urlo contro.

-Cazzo Paolo, mi hai spaventato, ma cosa ti dice il cervello…- inizio a parlare a vanvera per colpa della paura, ma lui mi ferma dicendo:

-Calmati Alex, Bianca mi ha avvertito della situazione, stai tranquilla qui sei al sicuro. –

Lo ammonisco con lo sguardo perché sa che non deve chiamarmi con il mio nome.

Qui deve chiamarmi con il mio soprannome, mentre fuori a meno che non sia a scuola non deve chiamarmi con il mio nome vero.

Vi spiego cosa faccio ogni giorno.

Ogni giorno ho un nome diverso e un look diverso, tranne a scuola, li sono me stessa anche perché sono sicura che nessuno saprà la mia identità.

Sono troppe persone contemporaneamente.

Oggi sono vestita con jeans neri, una maglia bianca e un giubbino di pelle nero, con la parrucca rossa, mentre per il trucco ho optato per un trucco leggero con le lenti a contatto verdi.

-Allora, ti va di dirmi cosa è successo, visto che sei molto brava con i computer? -mi chiede.

È vero sono un hacker e cosa peggiore rubo ai mafiosi, quindi non dovrei avere paura.

Ma cose del genere non sono mai capitate e di conseguenza non so cosa fare.

L’unica cosa in mente che mi viene è lasciare la città e partire, facendo perdere le mie tracce, ma non posso.

Mi calmo un po' e gli chiedo scusa per averlo aggredito. Mi porta vicino un tavolo per stare da soli e parlare senza problemi. Per non farci capire parliamo sempre in italiano che è l’unica lingua che conosco a parte quel poco di spagnolo.

Mi siedo con la testa piena di pensieri, Paolo mi porta un bicchiere d’acqua e mi chiede di raccontargli.

-Quei pezzi di merda hanno cambiato hacker e non essendo aggiornata usavo il metodo di sempre, convinta di rubare senza problemi e invece mi sono ritrovata un sicario fuori alla porta che voleva prendermi e non voglio neanche immaginare cosa mi avrebbe fatto se mi avesse presoLo sai che ieri ho rubato a Fernandez, mentre ballavo tra l’altro, non è la prima volta che lo faccio- gli racconto pensierosa.

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