CAPITOLO 26

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STEPHAN

-Non... parlerò - dice con tono affannoso.

Questo figlio di puttana non parla, gli abbiamo inferto, per il momento, solo pugno o scosse elettriche, eppure non cede.

Continua a provocarci, anzi, continua a provocarmi, a fare commenti viscidi su Alex, ripete che la conosce, ma non vuole dire come la conosce. Gli arriva l'ennesimo pugno sulla faccia, che lo fa cadere dalla sedia, ma lui ride.

-Allora, ricominciamo, come conosci Alex? - sto a stento trattenendo la rabbia. Igor invece si sta divertendo. Forse lui è quello più pazzo tra i miei sicari.

-Ah, ma allora sei un testardo, non parlerò, - sputa a terra la sua saliva mischiata con il suo sangue.

-Anzi sai cosa ti dico, voglio parlare con lei, devo dirle una cosa. - questo non doveva dirlo. Mi scaglio su di lui con tutta la forza che ho in corpo. Lui non la vedrà mai.

-Stephan, fermati. Se lo uccidi non può dirci più niente. - Igor mi prende per le spalle e mi allontana da lui. Ma io non mi sono ancora calmato così, riesco a liberarmi dalla sua presa e mi scaglio ancora una volta su di lui.

Sento più mani che cercano di fermarmi e mi allontanano da lui. Mentre vengo allontanato dalla cella, lui mi guarda e ride. Ride come se gli avessero raccontato una barzelletta.

L'unico modo per sapere come conosce Alex è parlare proprio con la diretta interessata. Ma prima devo farmi una doccia, si spaventerebbe ancor di più, non essendo neanche abituata a questo lato del nostro mondo.

Neanche l'acqua calda riesce a farmi calmare, sono sotto la doccia probabilmente da molto, mi conviene uscire.

-Stephan ci sei tu qu... - si zittisce appena nota che indosso solo un asciugamano.

Le passo un fazzoletto e lei mi guarda confusa.

-Tesoro, la bava, mi stai sporcando tutto il pavimento. - mi prendo gioco di lei, mentre indispettita esce dal bagno. Ma non posso farla andare via devo chiederle delle cose.

-Quanti mafiosi hai derubato? - le chiedo di getto.

Non aspettandosi questa domanda rimane interdetta, ma quando le ripeto la domanda si riprende.

-Pochi, perché rubavo sempre gli stessi, solo che facevo passare un po' di tempo prima di rifarlo. -

-Quindi hai rubato anche a Fernandez? - il suo sguardo si fa serio.

-Quel pezzo di merda? La prossima volta lo mando al verde. -

-Perché? - ho capito che solo le puttane riescono ad andarci a letto.

-Perché mi tirò uno schiaffo. - che cazzo ha detto? Perché continua a guardare di lato?

Poi come un flash back mi ritorna in mente la serata al Colors, io che guardavo da fuori al locale, Fernandez che prende una bambina, una ragazza che si avvicina e lui che le tira uno schiaffo.

-Eri tu? - quel coglione ha le ore contate, il piano deve velocizzarsi, perché mi sono rotto il cazzo.

-In che senso? Eri lì? - mi chiede curiosa. Io annuisco pensieroso. Mi fa altre domande a cui io non rispondo, sto preso a pensare come ucciderlo.

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