CAPITOLO 56

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Alex

La morte.
Cos'è la morte.
È quando una persona perde la vita, quando non respira più, quando non si muove più.

Ma credo che la morte sia tanto altro.
La morte non riguarda solo la persona senza vita ma anche le persone per lui o lei care.

Come si fa ad accettare la morte?
Come si fa a pensare di non rivedere mai più quella persona?
A non toccarla? Sentirla?
Come si fa ad andare avanti?

O in caso come il mio a non fare più l'amore con lui, abbracciarlo, baciarlo, sentirlo dentro.

Stephan è stata una scoperta bella e buona.

Lo temevo sin dall'inizio, così rude, così cattivo, così crudele e poi con me era la persona più buona. Anche se i piccoli momenti di dolcezza erano pochi per il suo lavoro, io li tengo stretta dentro di me. Nessuno me li porta via.

Me lo potranno dipingere come il diavolo in persona, ma nessuno mi farà cambiare idea sul mio uomo.

Certo aveva i suoi modi, ma era pur sempre una persona che mi proteggeva, da tutto e tutti.
C'eravamo sempre prima noi e poi lui.

-Alex, svegliati piccola.-

Ma adesso l'unica cosa che vedo è il nulla assoluto. Come si fa a pensare di vivere una vita senza la persona che si ama?

-Alex, ti prego svegliati, non farci preoccupare più del dovuto.-

L'unica cosa che sento è un vuoto totale.
Un vuoto che nessuno riuscirà a colmare, neanche il tempo.

Sento qualcuno chiamarmi ma non capisco da dove provenga la voce.

Non voglio aprire gli occhi, non voglio affrontare la realtà.

Non voglio vivere senza di lui.

Qui si sta così bene. C'è una tranquillità incredibile.

Non sento il peso della tristezza e della solitudine, voglio rimanere qui.

-Alex, fallo per i tuoi bambini.-

A quelle parole, spalanco gli occhi, spaventando tutti nella stanza.
I miei piccoli.

Come ho fatto a diventare così egoista?

-Oh piccolina- mi abbraccia Nina.

-La prego signorina cerchiamo di non starle addosso. Facciamola respirare.- noto solo adesso il dottore che si trova al mio fianco, che sta controllando i miei parametri.

-Come sono arrivata in ospedale?- chiedo più confusa che mai.

La stanza è molto piccola con tutte quelle persone dentro, probabilmente sarà una stanza privata. Di cosa mi sorprendo...

L'ordore di disinfettante mi nausea parecchio, ma cerco di resistere all'impulso di vomitare.

Nel braccio sinistro ho infilato un ago e sul dito indice una specie di molletta che la collega al monitor multiparametrico, che aiuta a monitorare il mio battito.

-Il lavaggio è solo per rimetterti in forze, sei troppo debole.- mi dice l'infermiera.

-Come ti senti sorellina?- non avevo neanche notato la presenza di Thomas.

Cosa si risponde in questi casi?
Forse <si, sto bene>, ma mentirei.
Oppure <No, sto morendo dentro> ma sarebbe egoista, perché tutti stanno morendo dentro in quella stanza.

Quindi mi limito ad annuire per rispondergli.

-Signorina Alex, abbiamo finito con suo fratello e adesso iniziamo con lei?- ride il dottore.

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