CAPITOLO 21

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ALEX

Ancora non riesco a credere che mi hanno obbligato a rimanere. Mi viene da piangere perché sono consapevole che non potrò andare da mio fratello. Devo fare in modo che tutto questo finisca al più presto.

Quel pallone gonfiato mi ha fatto rimanere in questa stanza mentre lui è uscito. Non sono uscita per paura di incontrare il Capo pallone gonfiato.

Qualcuno apre la porta della mia stanza e noto che è una cameriera.

-Signorina, è richiesta la sua presenza in sala, per la cena. - ha lo sguardo basso.

Mi avvicino e le faccio alzare lo sguardo mettendole la mano sotto il mento.

-Ti prego chiamami Alex, dammi del tu e guardami in faccia. - le sorrido per non farla spaventare.

-Mi dispiace signorina ma il signore mi ha dato queste indicazioni da rispettare. - toglie la mia mano da sotto il mento e va verso la porta. Quando la apre si gira l'ultima volta e mi sussurra -Preparati Alex, ti aspettano giù. - faccio un sorriso enorme e annuisco.

Cavolo deve essere di sicuro terrorizzata nell'infrangere le loro regole.

Mi do solamente una rinfrescata veloce e inizio a scendere le scale per vedere di riuscire a trovare la sala da pranzo.

Qualcuno viene in mio aiuto -signorina ha bisogno? - mi giro e vedo la stessa cameriera.

-Si, non trovo la sala... - mi fermo perché non conosco il suo nome.

Mi passa davanti e mi sussurra -Azzurra. - e io annuisco. Alla fine la sala si trovava in fondo al corridoio.

-Buonasera. - saluto tutti e mi siedo su una delle sedie libere.

-No, starai vicino a me. - Stephan mi indica la sedia affianco a lui. Mi ci vuole tutta la pazienza del mondo per non risponderlo a tono, anche perché sento lo sguardo del padre che mi trapassa la schiena.

-Portate la cena. - urla il capo.

Cinque camerieri entrano in sala e iniziano a mettere la cena nei piatti. E indovinate chi è stato servito per prima? Già proprio il capo.

-Allora come hai iniziato a fare questo lavoro? - lo sapevo, ora iniziano le domande.

-Perché mi piace l'informatica e questo lavoro mi permette di utilizzarla al massimo. - rispondo sicura di me.

-I tuoi genitori? Hanno subito accettato questo? - che figlio di puttana.

Appoggio la forchetta sul piatto, mi pulisco le labbra con il tovagliolo e con tutta la calma del mondo mi giro verso di lui.

-Signor Sokolov, vuole farmi credere che non ha fatto ricerche su di me e che non sappia della morte dei miei genitori? Sono stupita. - metto la mano sul petto per fare scena.

Si appoggia allo schienale della sedia e mi guarda divertito cosa che ricambio perché non voglio fargli capire che ci sto male ogni volta che ne parlo.

-Però che caratterino acido che abbiamo qui. - mi deride.

-Mai confondere il carattere con l'atteggiamento. Il mio carattere dipende da me ma il mio atteggiamento dipende da te. - sento la mano di Stephan stringermi la gamba, sono sicura che voglia che io stia zitta.

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