La lontananza

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Maya POV

"Mi manca Carina..." dico sommessamente.
"Come fa a mancarti? È via si e no da dieci giorni e vi sentite ogni cinque minuti..." mi apostrofa Andy entrando in cucina.
"Lo so, lo so, però avrei tanta voglia di averla qui adesso".
"Io non ti basto più?".
"Diciamo che lei mi da quel qualcosa in più... non so se mi spiego".
"Sei stata cristallina. Mi sei simpatica e ti voglio bene, ma non sei proprio il mio tipo!".
Ridiamo entrambe come due sceme.
"A proposito di mancanza, come vanno le cose tra te e Sullivan?".
La risate che avevano riempito la stanza fino a un attimo prima si diradano come nebbia per lasciare spazio ad un clima più serio.
"Ci stiamo sentendo e abbiamo deciso che se vogliamo provare a salvare il nostro matrimonio dobbiamo andare da un consulente. Non so se riuscirò mai a perdonare il fatto che ha anteposto la sua ambizione al nostro rapporto, ma in qualche modo voglio provarci. Purtroppo lo amo ancora...".
"Se è quello che ritieni sia meglio per te fai bene".
"Maya, ti conosco troppo bene per accettare questa risposta da te. Sputa il rospo, dimmi quello che veramente pensi".
"Ok, ok. Io tuo marito non lo potrò mai perdonare, è stato meschino nel suo comportamento. Però è anche vero che non sono proprio la persona adatta a dare consigli sulle relazioni amorose. Sì, è vero, adesso sono una donna felicemente sposata, ma anch'io e Carina abbiamo passato dei momenti difficili. Se ci tieni a lui e se vuoi salvare il vostro matrimonio allora fate bene ad andare da un consulente. Però non ti azzardare a portarlo a casa mia!".
"Tranquilla, tranquilla, non lo farei mai".
Per fortuna l'atmosfera sembra essersi distesa.
"Adesso diamoci una mossa o faremo tardi anche questa mattina. E oggi è il tuo turno al comando".
Corro in camera, recupero le mie cose, mando un messaggio veloce a Carina e sono pronta per andare al lavoro.

Carina  POV

Dopo New York e Washington ora sono a Boston. Il mio giro mi sta dando grandi soddisfazioni, è il giusto compenso per il duro lavoro che ho fatto e penso che anche Catherine Fox sia contenta di tutta la pubblicità positiva che sta avendo la fondazione. Ieri ho visto anche Jackson Avery, adesso è lui al comando di tutto, o almeno questo è quello che gli fa credere la madre. Quella donna è una forza della natura, non potrebbero fermarla neanche gli eserciti di mezzo mondo.
Sono contenta, ma sento da morire la mancanza di Maya. Dopo il mio ritorno dall'Italia non abbiamo quasi mai passato più di un giorno lontane l'una dall'altra. Mi manca svegliarmi con lei al mio fianco, mi mancano le nostre coccole. Purtroppo a causa della situazione ancora in stallo alla caserma non riuscirà a raggiungermi per passare qualche giorno insieme, però mi faccio forza e penso che ormai manca poco al mio ritorno a Seattle.
Il mio telefono squilla, ho ricevuto un suo messaggio. Queste sono le cose che mi fanno ritrovare il sorriso, ogni qual volta sto pensando a lei ricevo un suo segnale.
"Meno dieci giorni. Ti amo".
Cinque semplici parole, ma sono quello che bastano per farmi trovare la serenità.
Non le ho mai raccontato di Arizona e della serata che abbiamo passato insieme, non è importante e soprattutto, anche se fosse, non voglio dirglielo al telefono. La conosco troppo bene e so che la sua
testa inizierebbe a girare troppo in fretta, come quando mi ha fatto la scenata di gelosia per Gabriella...
Le rispondo velocemente.
"Non vedo l'ora di rivederti. Ti amo anch'io".
Guardo l'orologio, sono un'altra volta in ritardo, sicuramente troverò Catherine nella hall ad aspettarmi seccata. Oggi ho l'ultima conferenza qui e poi ci saranno New Haven e Chicago prima di tornare a casa.
Sono molto contenta di tutto quello che sta succedendo nella mia vita, anni di lavoro vengono finalmente ripagati, ma nella mia mente adesso c'è un altro progetto. Ho voglia di prendermi qualche giorno di riposo e fare un viaggio con Maya. Ce lo meritiamo dopo tutto quello che abbiamo passato nell'ultimo anno. Ripenso spesso a quell'unica vacanza che abbiamo fatto insieme a Los Angeles, sono stati pochi giorni, ma è stato allora che ho capito quanto amassi quella donna, anche se ci conoscevamo da poco. Mi piacerebbe molto portarla in Italia, farle conoscere il mio paese. E poi non abbiamo fatto una luna di miele vera e propria, quindi sì, ce la meritiamo questa vacanza.
Spinta dall'impulso del momento decido di chiamare un fiorista, chissà se Maya ha mai ricevuto un mazzo di fiori, sarebbe proprio bello se il mio fosse il primo. Ordino delle rose rosse e chiedo che le vengano consegnate il giorno dopo alla Caserma 19 di Seattle. Faccio aggiungere anche un biglietto: "Sei sempre nei miei pensieri. Sei l'amore della mia vita. Per sempre. C.".
Speriamo che le apprezzi.
Adesso però devo accantonare tutti questi pensieri romantici e concentrarmi su quello che dovrò fare nei prossimi giorni.
Ovviamente sono in ritardo e Catherine è nella hall che mi aspetta impaziente.
"Eccomi, eccomi, sono pronta.".
Usciamo dall'hotel e saliamo in auto. Andiamo a insegnare i benefici del piacere a questi americani bigotti!

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