Capitolo 24

22 13 7
                                        

Entro a scuola e rimango scioccata da quello che vedo, la scuola è addobbata da cima a fondo e la palestra è piena di scatoloni che i volontari dovranno svuotare e con il loro contenuto rendere la palestra un posto decente e adatto ad un ballo di Natale cosa totalmente impossibile.

Sbuffo ed entro in classe dove stranamente la prof. ancora arriva. Siedo al mio banco e tolgo i libri dallo zaino. Qualcuno mi fa il solletico e sobbalzo dallo spavento. Dave.

"Oh, ma ciao Dave, buongiorno anche a te" rispondo guardandolo male.

"Bee, lo sai cosa succede domani?"

"Cosa succede? Niente scuola per caso?" chiedo ironica.

"Domani c'è il ballo" sorride contento peccato che io non lo sia neanche un po'.

"Yeee che bello" dico con poco entusiasmo.

"Eddai finiscila di fare così devi essere felice domani mattina possiamo rilassarci senza scuola e la sera ci si diverte" dice lui.

Ma si rende conto di quello che sta dicendo? Come posso essere felice. Mio padre è in coma, il ragazzo di cui mi sto innamorando mi ha mentito e in tutto questo io dovrei essere felice, inoltre passerò un Natale schifoso e poi dovrei essere felice? Vabbè, sarà che mi sto sbagliando però per i miei gusti è impossibile essere felici.

La lezione comincia subito dopo e mi salva da quella conversazione che non mi stava piacendo neanche un pochetto. Gli occhi cominciano a ciondolare, non ho per niente voglia di ascoltare e ho un sonno pazzesco, in questo momento vorrei tanto essere nel mio bel letto caldo, con il piumone tirato fino alla testa e il buio pesto nella stanza accompagnato da un dolce silenzio. Invece no devo essere in una stanza piena di persone, con un banco scomodo su cui appoggiarsi, la voce stridula della prof che spiega e la luce che filtra dalle finestre.

Automaticamente la mia testa si gira in direzione della finestra, credo di star sognando perché è qualcosa di totalmente impossibile, fuori dal vetro è tutto bianco come un foglio di carta, candidi come zucchero filato scendono aggraziati dei piccoli fiocchi, candendo con eleganza sul tappeto bianco, non si scorgono più le strade, i marciapiedi, l'erba e qualunque altra cosa che si trovava sotto quella distesa bianca. Non posso crederci. Neve. Io amo la neve, è così pura e candida, leggera, aggraziata e molto elegante. E' soffice, sembra un foglio non imbrattato dall'inchiostro, sembra priva di impurità.

"Dave, psss" dico punzecchiandogli il braccio.

"Che c'è?" chiede.

"Nevica" dico indicando la finestra.

Sembro una di quelle bambine che non hanno mai visto la neve e si impressiona con poco, Dave sa quanto amo la neve e quindi sono certa non mi prenderà in giro, anche perché la lezione non gli interessa quindi gli sto facendo solo un favore.

"Che bello! Tu hai sempre sognato un Natale con la neve" dice lui guardando fuori la finestra.

"E già" rispondo con poco entusiasmo.

La lezione finisce pochi minuti dopo e quando usciamo in corridoio troviamo la preside con il microfono in mano.

La preside, una donna di mezza età, è robusta e non molto alta, ha dei capelli ricci neri che le arrivano fin sotto le orecchie e sono molto vaporosi, i suoi occhi grandi passano dal volto uno studente all'altro, ognuno di essi sbiancato alla vista di quest'ultima, le sue piccole mani stringono un microfono in cui sta parlando con la sua voce autoritaria.

"Ragazzi come vedete nevica e gli autobus sono bloccati quindi sarete costretti a rimanere qui. Per non annoiarvi abbiamo già deciso cosa farvi fare, aiuterete i volontari, che già lo sarebbero venuti a fare nel pomeriggio, a mettere in ordine la palestra per il ballo di domani sera." spiega lei per poi girarsi e ritornare nel suo ufficio.

Madonna devo restare qui anche il pomeriggio, già è un'impresa la mattina con il pomeriggio posso schiattare sul posto. Alzo gli occhi al cielo e cerco di salire all'ultimo piano della scuola, li non ci sarebbe mai venuto nessuno e quindi sarei stata in santa pace e di conseguenza non avrei messo apposto la palestra.

Già non voglio andarci a quel maledetto ballo e ora che mi toccherebbe fare? Addobbare anche la palestra, ma neanche morta. Ci sono i volontari apposta per questo e io di certo non sono una di quelli quindi che ci pensassero loro mentre io mi vedo un bel film qui da sola.

Hanno anche Netflix qui perché molte volte ci fanno guardare i film. Che bellezza, altro che addobbi per il ballo.

Comincio a canticchiare una canzone degli One Direction e intanto giro i film su Netflix, potrei vedere anche una serie, ma no quelle si vedono solo in compagnia delle amiche da sola non avrebbe gusto, proprio per niente, quindi decido di buttarmi su un film che amavo guardare con la mamma "Notting Hill"

Inizio a sognare ad ogni battuta di questo film, fino a quando non sento una porta aprirsi e sale il panico. Mi hanno beccato, cazzo. E ora come faccio?

Il film va avanti, mentre la porta si apre sempre più fino a far uscire la persona che si nascondeva dietro essa. Evan. Madonna che infarto. Tiro un sospiro di sollievo quando vedo che non si tratta di nessun professore.

"Perché non sei giù a sistemare la palestra come tutti gli altri?" domanda entrando.

"Perché io non sono tutti gli altri" rispondo alla sua domanda stupida.

"Brutta giornata?" chiede alludendo al mio tono.

"No, va tutto alla grande" rispondo tornando a guardare lo schermo.

"Notting Hill?"

"Yes"

"Bello"

"Lo hai visto?" chiedo guardandolo.

"Un periodo, quando sono stato ricoverato, in stanza con me c'era una ragazza, che guardava sempre questo film con la madre" risponde.

"Anche io lo guardavo con mia madre. Sotto Natale sempre" ridacchio ripensando a quei momenti.

"Ho imparato le battute a memoria" dice ripetendo la battuta di Julia Roberts. Rido perché le sa davvero a memoria e in questo momento è bello essere qui con lui, con la neve che scende fitta fuori la finestra e noi qui a ripetere le battute di un film che ormai avrà all'incirca vent'anni, mentre tutti sono ad addobbare la palestra dove domani sera si terrà il ballo.

Effetti collaterali Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora