Capitolo 1

129 41 63
                                    

Vi starete chiedendo come inizia la mia giornata. Beh, è esattamente come qualsiasi altro adolescente, con un suono fastidioso: quello della sveglia.

Se chiedessimo ad ogni persona su questo mondo qual è la cosa che odiano di più la mattina, la risposta sarebbe sicuramente la sveglia. Anche per me è così. Scommetto che, se creassimo una campagna anti-sveglie, dopo pochi giorni non ne ritroveremmo neanche una in tutto l'universo; sarebbe fantastico.

Salto giù dal letto e infilo ai piedi le mie pantofole lilla per scendere le scale e andare a fare colazione. La mattina a casa Collins è tutto molto tranquillo, come il resto della giornata. Mio padre scende per il suo cappuccino caldo prima di prepararsi e andare al lavoro, per poi tornare a casa la sera. Usciamo di casa insieme. Io prendo l'autobus con Katrine e Julie, mentre lui sfreccia via con la sua macchina.

"Buongiorno papà", lo saluto scendendo l'ultimo gradino.

"Buongiorno tesoro, dormito bene?" chiede finendo di sorseggiare il suo cappuccino.

"Si, certo. Tu?"

"Meravigliosamente" risponde dandomi un bacio sulla guancia, per poi salire nella sua stanza.

Preparo il mio caffelatte, accompagnato da un muffin al cioccolato. Una volta li cucinava sempre la mamma e li faceva di tanti gusti diversi, ora è la mamma di Katrine che me li regala non appena li sforna dalla sua magica cucina.

Mangio velocemente, per poi andarmi a preparare per affrontare una nuova giornata e trovare quell'attimo che la renderà perfetta o un totale disastro.

Corro subito in camera mia, che a vederla è molto semplice: sul letto ad una piazza, al centro della stanza, è posta una mensola, mentre di fianco è stato messo un comodino, sul quale ho posto l'abat-jour. I muri di contorno sono tinti di azzurro, mentre il soffitto è blu notte con delle stelle dipinte. Ho sempre amato il cielo stellato. Quindi, perché non portarmelo direttamente in camera per ammirarlo ogni vola che desidero?

Ho una libreria difronte al letto che ha libri di ogni genere e di ogni autore. Potremmo dire che amo il genere eroico di Cassandra Clare, il genere filosofico di John Green, il genere romantico di Nicholas Sparks, il genere horror di Stephen King, il genere soprannaturale di Stephenie Meyer e tanti altri.

Poi c'è una scrivania che uso maggiormente per svolgere i compiti o scrivere. Un armadio a due ante affiancato dalla scarpiera. Le pareti della stanza sono spoglie o compare qualche foto qui e li. La maggior parte delle foto sono appese allo specchio che si incontra appena si varca la soglia della stanza, vicino al letto.

Apro l'armadio e indosso una camicetta bianca sopra un jeans chiaro. Mi pettino i capelli e applico un po' di trucco sul viso: mascara e matita sugli occhi e giusto un po' di correttore per nascondere le occhiaie ì. Ho l'abitudine di leggere quando non riesco a dormire, ma la mattina dopo ne pago sempre le conseguenze.

Scendo in salotto, infilo le scarpe, prendo lo zaino e aspetto papà che si sta mettendo la cravatta, lui lavora come avvocato quindi è sempre impeccabile.

"Andiamo papà?"

"Certo"

Apro la porta ed entrambi usciamo di casa, lo accompagno alla sua macchina e lo saluto.

"Ciao papà. Ci vediamo stasera", dico lasciandogli un bacio sulla guancia.

"A stasera. Buona giornata" mi augura per poi aprire lo sportello.

"Grazie, anche a te".

Dopo l'ultima frase inizio ad incamminarmi verso la fermata dell'autobus per incontrarmi con Katrine e Julie.

Metto gli auricolari nelle orecchie ed inizio a sentirmi già meglio. Mentre cammino, una leggera brezza autunnale soffia sul mio volto facendomi rabbrividire. Ormai siamo a fine novembre e si avvicina il periodo natalizio. Io amo il Natale, anche se a casa mia non si festeggia più come un tempo.

Arrivata alla fermata trovo Katrine avvolta nel suo cappotto beige, mentre Julie indossa un giubbino pesante blu scuro.

"Buongiorno ragazze"

"Ciao Bridget, come va?" risponde Katrine.

"Bene a voi?" chiede.

"Io tutto bene. Julie è un po' in ansia, perché Marco non le rivolge la parola, ma non sa il motivo. Proprio ora gli ha inviato un messaggio, chiedendogli spiegazioni" mi informa Katrine.

"Oh, vediamo cosa dice"

Che può essere successo?

Marco è il fidanzato di Julie, ma non so cosa possa essere successo. La mia amica ieri aveva già accennato al fatto che la stava ignorando e oggi sembra non sia cambiato nulla. Anche adesso, che è davanti i nostri occhi, Marco non ne vuole sapere di rivolgerle la parola e si vede lontano un miglio che Julie ci è rimasta male, così provo a consolarla come meglio posso.

"Ehi"

"Allora, come stai?" chiede lei in un sussurro.

"Bene. Katrine mi ha detto di Marco. Vedrai che si sistemerà tutto." la abbraccio, ma lei non sembra molto convinta delle mie parole, ma ricambia comunque la mia stretta.

Qualche settimana fa ho scoperto il reale motivo per il quale l'uomo ha il cuore a sinistra e non al centro del petto, perché quando noi abbracciamo una persona il battito del suo cuore riempie il nostro lato vuoto.

Saliamo sull'autobus e mi siedo al mio solito posto in terza fila che questa mattina però trovo occupato. E' seduto un ragazzo che avrà all'incirca un anno più di me, ha i capelli sotto il cappuccio, i suoi occhi sono rivolti verso il basso, mentre ascolta la musica dalle cuffiette nascoste anch'esse sotto il cappuccio.

"Scusa" picchietto con il dito sulla sua spalla.

"Si?" chiede voltandosi verso di me e togliendosi una cuffia.

Adesso riesco a vedere i suoi occhi: sono di un azzurro intenso, quasi blu, così chiari e limpidi che potrei affogarci dentro. Però non brillano come dovrebbero, danno l'idea di essere spenti, come lui.

"Sai questo è il mio posto" gli comunico.

"Trovatene un altro ,qui ci sono io", risponde scontroso, ricominciando ad ascoltare la musica.

"Ascolta, non vorrei essere scortese. Questo è mio posto da anni ormai, quindi dovresti essere tu a trovartene un altro." Non sopporto quando le persone credono di potermi mettere i piedi in testa, tanto meno un ragazzo che non ho mai visto da queste parti.

"Scusami non ti sento", dice rivolgendomi un sorriso di sfida e indicando il suo orecchio.

Non ci posso credere! E' fortunato che mi sia arrivato un messaggio, altrimenti non so come avrei reagito.

*Matt: Appena arrivi a scuola devo parlarti. E' URGENTE.

E ora che sarà successo?

Effetti collaterali Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora