Capitolo 39

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E' tornato a casa dall'ospedale pochi giorni dopo. Ancora peggio di prima. Parla a fatica, prende continuamente farmaci e si sposta in sedia a rotelle. Ma lui non si vuole muovere dalla sua camera.

E' a pezzi, dice che non vede l'ora che arrivi il suo momento così da lasciare tutta questa merda, ma io non ci riesco non potrei riuscirci. I suoi occhi azzurri non brillano più sono cupi e un po' spenti. Mi manca l'Evan Cooper di una volta, quel ragazzo antipatico, ma dolce allo stesso tempo, quel ragazzo che mi ha sempre ripetuto che tutto sarebbe andato bene, quel ragazzo che mi ha amato ogni istante.

Lui è triste e scontroso con tutti. Non riesce più a dare un senso a tutto questo. Non riesce più a guardare la vita come la guardava una volta.

"Evan" dico entrando in camera sua.

"Ciao" saluta senza la minima espressione.

"Che fai?"

"Niente gioco ai videogiochi" dice alzando le spalle.

Mi siedo sul letto affianco a lui che continua a giocare.

"Vogliamo uscire e fare un giro?" chiedo cercando di spronarlo a uscire un po'.

"No, non sono in grado" risponde.

Ormai biascica invece di parlare, non riesce più a svolgere un piccolo gesto e lui ne risente molto di questa cosa.

"Non dire così, se vuoi possiamo provarci"

"No, preferisco restare qui a giocare"

Pochi istanti dopo perde la partita e lancia il joystick per terra, credo lo abbia rotto.

"Non so giocare più neanche più ad un fottuto gioco" dice sempre più amareggiato.

Non riesco a formulare una frase, non riesco più a parlargli perché non so cosa dirgli, ogni cosa che dico me la rivolta contro in modo brutale quindi credo gradisca il silenzio in cui gli direi mille parole.

Quando l'ho conosciuto ho sempre saputo che aveva un grande effetto collaterale alle sue spalle, ma non avrei mai pensato che potesse averne di più grandi in futuro. La vita è dura l'ho sempre saputo ho sempre avuto attorno a me persone dalla vita non molto semplice. La mamma mi ha sempre detto che ognuno di noi ha vissuto qualcosa che lo cambiato per sempre. Credo che a me mi abbia cambiato Evan. Mamma ha sempre creduto nell'amore e lei è stata la prima a farmi capire quanto bello possa essere. E' bello si, ma una volta che ti si spezza il cuore non è facile aggiustarlo e rimettere assieme i pezzi.

"Mi devi promettere una cosa" comincia Evan.

"Cosa?"

"Che non starai male"

"Evan non posso fare promesse che non manterrò" dico guardandolo negli occhi.

"Bee la vita è qualcosa di straordinario nonostante tutto e tu non devi sprecare tempo a piangere per me"

"Tu sei qualcosa di meraviglioso e io quando ti penso non spreco mai il tempo" sussurro continuando a guardarlo.

"Menomale che ci sei tu affianco a me, anche se non ti merito" dice dandomi un bacio.

"Io ci sono sempre" rispondo baciandolo nuovamente.

Erano giorni che non ci davamo un bacio e adesso mi sembra di rinascere.

***

Julie e Katie mi hanno chiesto se mi andava di fare una passeggiata allora siamo uscite a bere qualcosa anche per svuotare la mente. Mi hanno chiesto di lui e io le ho raccontato tutto per filo e per segno.

"Probabilmente non gli rimane molto tempo" concludo sospirando e continuando a giocare con la cannuccia del mio frullato.

"Ma potrebbe ancora effettuare il trapianto" dice Katie.

"Si, ma se non trovano un donatore compatibile non c'è molto da fare" risponde Julie per me.

"Lo so" dice la mia amica sconfortata.

Ormai e purtroppo tutti siamo consapevoli della verità.

"Dove andiamo?" chiedo.

"Vedrai" risponde Julie passandomi il casco del motorino.

Decido di non fare altre domande infilo il casco e salgo, sfrecciamo via perché quando guida Katrine non andrai mai piano, ma ormai mi ci sono abituata. Devo dire che le prime volte sono state abbastanza traumatiche, ma poi con il tempo mi è sembrato abbastanza normale.

Non lo so dove mi stanno portando. Sinceramente non ne ho la più pallida idea.

Poco dopo ci fermiamo davanti ad un negozio a me molto conosciuto e significativo. Il negozio della Disney. Venivo qui molto spesso con la mamma e a quel pensiero una lacrima di nostalgia scende mentre sul mio volto si forma un enorme sorriso, un sorriso che non prendeva forma da un po' di giorni, ormai tutti i sorrisi che facevo erano forzati, invece questo no, non esiste sorriso più vero.

Scendo dal motorino e mi fiondo all'entrata del negozio cercando di levarmi il casco. Appena lo slaccio lo tengo in mano mentre varco la soglia del negozio più felice che mai. Appena entro un ondata di nostalgia m'invade e mi sembra, tra le tante persone, di vedere me e la mamma che scegliamo tra i milioni di pupazzi. Quando venivamo qui eravamo sempre indecise su tutto, se fosse stato per noi avremmo comprato tutto, ma purtroppo non ci era possibile. Ricordo che per comprare un regalo di compleanno di papà siamo venute qui e dopo varie discussioni su cosa prendere gli abbiamo comprato Brontolo uno dei sette nani è stato uno dei regali che mi sono piaciuti di più anche se mamma gli voleva comprare Cucciolo, ci abbiamo messo davvero tanto a decidere.

"Grazie ragazze" sussurro abbracciandole.

"E' il minimo che potessimo fare" rispondono loro.

Un'idea mi frulla nella testa, ovvero quella di prendere un peluche a Evan. Ce ne sono così tanti che ci metterò tutta la giornata a scegliere, ma per lui ne vale assolutamente la pena anche se devo restare fino alla chiusura del negozio.

"Che dite questo o questo?" chiedo alle mie amiche dopo aver girato un po'.

"Nessuno dei due" dicono entrambe facendomi sbuffare per l'ennesima volta, saranno non si sa quante proposte che gli faccio e me le hanno bocciate tutte, non ho più idee.

Ricomincio a girare tra i pupazzi fino a quando non mi accorgo di Winnie The Pooh oppure affianco a questo c'è Simba e io amo questo personaggio tanto quanto il cartone del Re Leone. Mi ha sempre emozionato e mi ha ogni volta toccato quei fili che sono sempre restati inviolabili e voglio che Evan abbia un peluche che parli di me e Simba è perfetto.

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