Ho passato l'intera notte in ospedale con la mamma di Katrine che non ha voluto lasciarmi, anzi voleva farmi tornare a casa, ma io devo vedere papà. Siamo state sedute su due sedie azzurre di plastica, con le teste appoggiate al bianco muro freddo, con la puzza di ospedale che si estendeva nelle nostre narici. Ieri sera devo essermi addormentata visto che mi sento abbastanza stordita.
"Ciao" dico.
"Bee, come ti senti?"
"Bene credo, papà?" chiedo.
"Ieri sera i medici mi hanno detto di lui, ascolta può essere un po' pesante, ma devi capire che ha preso una brutta botta" comincia lei, odio quando cercano di allentarmi la pillola.
"Vai dimmi tutto" dico deglutendo.
"Tesoro, tuo padre è... è in coma"
"No, non è possibile" sussurro.
"Amore, vedi che si sveglierà, tranquilla" dice abbracciandomi.
Non ci credo. I miei occhi sono incapaci di piangere, le mani di muoversi, gli occhi di vedere la realtà e la mente, lei, be', di accettare la realtà.
I medici ancora non me lo fanno vedere, e starò qui fino a quando non potrò vederlo. Intanto, però, sto morendo di fame, quindi raggiungo le macchinette per prendere qualcosa da mangiare.
Devo ancora realizzare ciò che la mamma di Katrine mi ha detto. Io non capisco, ho già perso la mamma, papà non può lasciarmi da sola.
Scuoto la desta per dimenarmi da quei pensieri che continuano ad affollarsi nella mia testa, sono talmente sovrappensiero che vado addosso a qualcuno.
"Scusami" sussurro con quel che rimaneva della mia voce.
"Tranquilla" risponde il ragazzo.
Quando alzo la testa mi ritrovo quegli occhi, dall'azzurro inconfondibile che mi stanno facendo i raggi X. E' Evan. Ha tutti capelli scompigliati e i vestiti che puzzano di ospedale.
"Bee" dice lui come se si fosse appena ripreso.
"Evan"
"Che ci fai qui?" chiede lui.
"E' complicato tu?" non credo di essere pronta per parlarne.
"Ehm... sono Cioè mia madre doveva ritirare i risultati di un suo esame" spiega impacciato.
Non so se è la verità, ma non mi importa più di tanto.
"Sicura di stare bene? sei pallida" dice guardandomi attentamente.
Annuisco senza parlare.
"Hai sentito di quell'uomo che è morto in un incidente? Menomale che l'altro si è salvato" dice, lui non può sapere quindi non gliene faccio una colpa.
Abbasso istintivamente gli occhi, lui sembra accorgersene.
"Bee, mi stai spaventando che succede?"
"L'uomo che si è salvato è mio padre, ed è in coma al piano superiore" dico tutto d'un fiato.
"Merda. Scusami non lo sapevo" dice.
"Tranquillo, è tutto apposto" dico rivolgendogli un debole sorriso.
Lui mi abbraccia. Okay, questo è strano. Però, ricambio l'abbraccio. Mi sento strana come al sicuro, protetta. E' una sensazione strana, ma allo stesso tempo piacevole.
"Ehm...io devo andare" dice passandosi una mano tra i capelli già abbastanza scompigliati.
Neanche il tempo di rispondere che è andato via.
Decido di prendere un pacchetto di Oreo per poi risalire al piano superiore. Penso a Evan e a quanto mi sia sembrato impacciato come se mi stesse mentendo sul vero motivo per cui era qui. Non so se ciò che mi ha detto è vero o no, ma intendo scoprirlo, quel ragazzo ha gli occhi velati dal mistero e io intendo capire qual è evidentemente il suo mistero.
Quando salgo l'ultimo gradino trovo la mamma di Katrine parlare con un medico. Lei in confronto a lui è uno scricciolo. L'altezza Katrine l'ha ripresa tutta da suo padre, invece sua sorella da sua madre.
Mi avvicino e sento dire dal dottore che possiamo visitare papà. Finalmente.
Mi precipito nella sua stanza, spoglia di qualunque sorta di arredamento. C'è un letto bianco, con papà disteso sopra, è orribile vederlo in questo stato, è pallido, collegato a dei macchinari che fanno un continuo bip bip. Mi avvicino a lui, prendo una sedia e mi ci siedo sopra, prendendo una sua mano e mettendola tra le mie, ha le mani gelate.
Potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma so che non ne uscirebbe neanche una lacrima. Io so che lui tornerà da me, che sceglierà me, e che ce la farà, non lo credo, ne sono certa. Papà non mi ha mai abbandonato e io non ho mai abbandonato lui, abbiamo litigato certo, ma succede, ma dopo abbiamo sempre capito di star sbagliando. Il nostro non è un rapporto come tutti gli altri, nessuna ragazza adolescente ama suo padre come io amo il mio, nessun adolescente passerebbe tanto tempo con il proprio padre di quanto ne passo io.
"Ehi, papà, sono io, Bee, ascoltami, io so che puoi sentirmi, tu ce la farai, sei il papà più forte che io conosca e non mi hai mai abbonato e non lo farai di certo questa volta, devo continuare ancora a romperti le scatole e tu devi romperle a me ancora per molto. Papà io e te abbiamo affrontato insieme la mamma, quindi niente ci fa paura, neanche questo, perché lo affronteremo insieme. Una volta la mamma mi ha parlato delle stelle e di come racchiudano la nostra vita, di alla tua stella che la tua di vita non è ancora finita. Torna da me papà. Ti voglio un bene che tu neanche immagini. Verrò a trovarti ogni giorno, e ci sarò quando tu riaprirai gli occhi. Promesso" sussurro ogni parola, lui mi sente io lo so.
Gli lascio un casto bacio sulla fronte, lasciando andare la sua mano, mentre mi dirigo verso la porta. Mi giro un ultima volta prima di attraversare la soglia della stanza, e poi vado in direzione di Stephenie che mi aspetta lì seduta.
"Stephenie, io la devo ringraziare di tutto. Di mio padre, di aver chiamato l'autoambulanza, di aver mandato Katrine, di essere rimasta con me, di tutto davvero"
"Bee, io tutto questo l'ho fatto con un enorme piacere, ascoltami, se vuoi venire a stare da noi, per me non c'è problema e Katrine ne sarebbe felicissima" dice.
"Non si preoccupi sto bene."
"Facciamo così ogni giorno passo a vedere come va, va bene? E casomai se a pranzo o a cena vuoi venire da noi, sei ben accolta" dice posandomi un bacio sulla fronte.
"Grazie, grazie di tutto" sussurro.
Lei mi abbraccia mi stringe forte a sé, mi ricorda uno di quegli abbracci che mi dava la mamma quando ero piccola e facevo gli incubi la notte, uno di quegli abbracci per dirti che non sei sola. Devo tanto a Stephenie, lei sia ieri, sia oggi è stata una madre per me. E non scorderò mai ciò che ha fatto per me.
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Effetti collaterali
RomanceDue ragazzi. Un solo amore. Una vita. Infinite emozioni. Bridget Collins si ritroverà ad affrontare situazioni che non sarebbe mai riuscita ad immaginare. Evan Cooper ha la sua vita programmata minuto per minuto su una tabella di marcia che non s...