Capitolo 4

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Oggi è sabato ed è anche il primo di dicembre. Si fa sentire l'aria natalizia, una brezza leggera si insinua tra le persone, scompigliando i loro capelli facendole rabbrividire e muovendo le foglie degli alberi che a breve saranno ricoperte da bianchi fiocchi di neve.

Sono in giro per Roma con Katrine e Julie, volevano comperare qualcosa per Natale anche se mancano ancora ventiquattro giorni. Ma non mi vogliono dar retta.

"Ragazze, dai, fermiamoci per un caffè, abbiamo altri ventiquattro giorni per fare acquisti" dico quasi sfinita.

"Bee, non ti puoi ridurre alla vigilia di Natale per fare compere, non troveresti un bel niente" risponde Julie mentre ammira dalla vetrina un favoloso vestito.

"Però un caffè non fa male a nessuno" brontola Katrine.

"Va bene, ma dopo torniamo a lavoro"

"YES!" sorridiamo soddisfatte io e Katrine.

Entriamo in una caffetteria lì vicino e ordiniamo i nostri caffè caldi, mentre ci sediamo ad un tavolo e aspettiamo.

Il bar è parecchio affollato, evidentemente molte persone hanno avuto la nostra stessa idea.

Julie comincia a dirci che ha trovato un abito pazzesco e dopo deve provarselo, quindi credo che ci aspetta almeno un ora dentro questo negozio, Julie è la persona più indecisa della Terra. Ma mentre lei parla, la mia attenzione è rivolta ad un ragazzo biondo che siede al tavolo dietro di noi, lo ho di spalle quindi non riesco a distinguerne il volto, ma mi sembra Matt, oddio sto impazzendo.

"Ragazze, sto impazzendo o quello è Matt?"

"Stai impazzendo" dice Katrine.

"Concordo" afferma Julie.

"Dai Bee, Matt ormai è il passato, quel ragazzo non ci assomiglia neanche minimamente"

"Già" annuisco sconsolata.

Arrivano i caffè che sono deliziosi, mentre bevo c'è Katrine che fissa qualcosa o per meglio dire qualcuno dietro di me. Mi giro e mi ritrovo il ragazzo nuovo con altri ragazzi, tra cui Marco e quello di cui è cotta Katrine da all'incirca quattro anni: Cameron.

Si fanno strada verso di noi fino ad arrivare al nostro tavolo. Marco saluta Julie, hanno risolto mi diceva Julie, quindi adesso sono felici e contenti. Ci sono anche Jason e Travis con loro che sono due vecchi amici di Matt.

"Ciao Bee, come stai?" mi saluta Jason.

"Sto, tu?" rispondo alzando le spalle, il punto è che non so neanche io come sto.

"Sto okay"

Cameron e Katrine cominciano a parlare e quindi ormai mi hanno abbandonato entrambe le mie amiche. Allora prendo il telefono e mi metto a guardare le diverse storie Instagram, mi compare quella di Matt, ha messo la foto del paesaggio dall'aero, è di ieri.

Sbuffo e poso il telefono sul tavolo finendo di bere il mio caffè.

"Bee, lui è Evan. Evan lei è Bridget" Trevis tutt'a un tratto fa spostare la mia attenzione sul ragazzo che finalmente riesco a vedere senza cappuccio.

Ha dei capelli scuri ricci che fanno risaltare i suoi occhi chiari velati dal mistero. Mi scruta attentamente rivolgendomi alla fine un sorriso favoloso che ricambio con piacere, mi porge la mano che stringo.

"Piacere" dice.

"Piacere mio. E chiamami pure Bee"

"Scusa forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato, se vuoi ricominciamo da capo"

"Ne sarei davvero felice" rispondo.

Il suo sorriso è qualcosa di come dire diverso, quando sorride i suoi occhi prendono a brillare, mentre nella maggior parte del tempo sono cupi quasi spenti, e sono felice che abbia voluto rivolgermi un sorriso, non credo che sorrida abitualmente.

L'aria dentro questo bar è molto piacevole, quasi intima, Julie ha invitato i ragazzi a continuare il giro con noi e loro per non sembrare scortesi hanno accettato, ma si vede chiaramente che non gli va di vedere Julie che sta mezz'ora chiusa in camerino a provarsi centinaia di abiti.

Usciamo dalla caffetteria e subito una folata di vento si avventa su di noi, facendoci pentire di non essere rimasti dentro al calduccio.

Entriamo nel negozio dove Julie ha visto il vestito che le piace, la seguiamo fino a quando non lo trova. E' un semplice vestito nero che arriva fino al ginocchio a tubino, con una scollatura coperta da del tessuto trasparente che lascia le spalle scoperte, ma ha le maniche lunghe che partono da sotto la spalla fino al polso.

"Wow, ti sta benissimo" dico quando esce dal camerino.

"Non sarà troppo scollato?" chiede Marco.

"Nah" liquido ciò che ha detto con una mano tornando a dare attenzione alla mia amica.

Abbiamo fatto prima di quanto pensassi, e infatti usciamo dal negozio subito dopo aver pagato, continuando a girovagare per le stradine affollate di Roma. Ricordo che quando ero piccola con la mamma entravamo sempre al negozio della Disney, e mi facevo sempre regalare qualcosa che uscisse da quel negozio. Era in assoluto il nostro negozio preferito. Mi piaceva vedere la faccia della mamma affollata dai ricordi quando stringeva tra le mani un peluche di Minny o Topolino.

Darei così tanto per rivedere quel volto, quelle emozioni, quegli occhi smeraldo brillare, e quelle labbra sottili aprirsi in un sorriso.

A Natale ci divertivamo ogni anno ad addobbare l'albero, mentre guardavamo un cartone Disney, poi quando papà tornava da lavoro gli facevamo una sorpresa, facendogli trovare l'abete tutto pieno di decorazioni.

Avevamo il nostro giorno per le compere il 10 dicembre i vestiti, invece il 12 i regali per i parenti e amici.

Credo che la mamma sia stato l'effetto collaterale più grande della mia vita nonché il più doloroso. Tutti nella loro vita, hanno quell'evento spiazzante, hanno l'effetto collaterale che ti fa crollare il mondo addosso, ma credo che nella vita ci sia anche quell'effetto collaterale che spetta ad ognuno di noi che ti fa sentire felice dopo aver sofferto.

Quasi a tutti è arrivato l'effetto collaterale spiazzante, quello tragico. Quello di Katrine è la malattia di suo padre, quello di Julie è stato il crollo emotivo che ha avuto qualche anno fa, quello di Jason è stato perdere il posto nell'accademia dei suoi sogni a causa di un incidente, quello di Matt è stato trasferirsi in Grecia, quello di Cameron è stato il divorzio dei suoi genitori, quello di Trevis è stato dover perdere un amico come Matt e quello di Evan, be' quello devo ancora capirlo e sento che sarà qualcosa di grande più di tutti gli altri. Ma alla fine ognuno di noi va avanti aspettando quell'effetto collaterale che spetta a ciascuno di noi.

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