Capitolo 13

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Io e Dave passiamo l'intero pomeriggio sull'erba fresca del nostro parchetto, cullati dal fruscio delle foglie e dal canto degli uccellini. Tutto qui è pacato e rilassante, almeno fino al punto in cui sento due gocce cadere sulla mia fronte, apro gli occhi di scatto e mi accorgo che a poco a poco le gocce si fanno sempre più violente, io e Dave ridendo prendiamo gli zaini e cominciamo a correre con la pioggia che ci insegue. Le strade sono ancora asciutte, ma cominciano a segnarsi di piccoli puntini, l'acqua ci cade addosso, bagnando i nostri vestiti, e i nostri capelli, Dave mi ha messo il suo berretto blu in testa, per paura che mi potessi ammalare, è sempre stato molto premuroso nei miei confronti, mentre lui si è messo il cappuccio della felpa.

"Salta su!" esclama quando affianchiamo la sua macchina.

Entro senza farmelo ripetere due volte, chiudo la portiera ed entra anche lui, quando entrambi siamo dentro scoppiamo in un enorme risata, mentre la pioggia continua ad abbattersi sui vetri della macchina.

"Forte! Da quando non mi divertivo così" dice guardandomi.

"Anche io" ridacchio.

"Il mio cappello ti dona" dice facendomi l'occhiolino e mettendo in moto.

"Grazie" sorrido.

Decidiamo di passare in ospedale a salutare papà. Le strade sono ormai tutte bagnate e segnate dalla pioggia, l'aria si è rinfrescata molto rispetto a questa mattina. Arriviamo in ospedale parcheggiamo al parcheggio coperto ed entriamo.

"Bee, dov'è la stanza?" chiede Dave.

"Seguimi" dico e inizio a indicargli la strada.

Arriviamo al pianerottolo dove è ricoverato papà e la sua stanza è chiusa. Dave mi chiede se può entrare e io di certo non glielo impedisco, nel frattempo aspetto seduta su una delle tante sedie di questo ospedale.

Chiudo gli occhi e butto la testa all'indietro sospirando. Sono stremata e per di più sono bagnata fradicia, ho i vestiti zuppi, che nervoso.

Qualcuno ride e i miei occhi si aprono di scatto, riconoscendo la risata. Paul. Dista poco dalla mia sedia, ha sempre il cappuccio sulla testa e gli occhiali da sole, non credo che riuscirò mai a guardarlo in faccia. Vorrei tanto ammirare i suoi occhi, nelle persone sono la prima cosa guardo, perché riesco a immergermi dentro essi e leggere una persona, voi direte solo dagli occhi? E si solo dagli occhi, perché a volte è vero che sono lo specchio dell'anima.

"ciao, non ti avevo visto" sussurro.

"Giornata no?" chiede.

"Lasciamo stare va" dico sbuffando.

"Chi era quello, il tuo ragazzo?" chiede, cos'è tutta questa curiosità?

"Chi Dave? Oh no, lui è il mio migliore amico" sorrido ripensando alle parole 'tuo ragazzo'. Mi fa un po' ridere pensare a Dave come qualcosa in più di un amico, sarebbe come dire, strano.

"E allora cosa c'è che ti turba tanto?" chiede sorridente. Oggi lo vedo particolarmente felice.

"A scuola c'è un ragazzo, vedi io e lui non siamo partiti con il piede giusto, questo è certo, ma abbiamo deciso di ricominciare da capo, però lui un giorno mi sorride e mi parla, il giorno dopo mi ignora totalmente, mi sembra un enigma, e io non so come comportarmi. Io vedo che ha qualcosa quel ragazzo, ha un effetto collaterale che noi neanche immaginiamo secondo me, eppure non sono sicura che riuscirò mai ad abbattere quella corazza." gli spiego. Non mi aspetto che comprenda o che mi aiuti, o che mi dia consigli, mi è bastato anche solo che mi ha voluto ascoltare.

D'un tratto lo vedo irrigidirsi sulla sedia a rotelle. Mi ha detto che i medici si ostinano a farlo girare in sedia a rotelle, ma lui non vorrebbe farlo perché se la cava benissimo con le sue gambe, e dice che con quella si sente ancora più malato di quello che già è.

"Ehm, io credo che sia proprio stupido questo ragazzo a farsi scappare una ragazza come te" dice rivolgendo il suo sguardo verso il basso. Sorrido istintivamente a quelle parole abbassando lo sguardo.

"Io devo andare, scusami" borbotta, neanche il tempo di rispondere che non c'è più traccia di lui. Non lo capisco proprio il suo comportamento.

Decido di chiudere gli occhi e spegnere i pensieri, per quanti ne ho la mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro, e rivelare tutte le paure, le mie insicurezze, i miei sentimenti, è per questo che abbiamo i pensieri, per avere come un diario segreto, costituito da immagini, ricordi, voci, canzoni, scritte e milioni di altre cose che saranno sempre tue e che nessuno potrà mai vedere.

Dave esce dalla stanza e mi rivolge uno sguardo triste e di conforto, mi abbraccia e mi stringe forte a se e poi mi lascia entrare in stanza, mentre lui prende il posto che occupavo pochi istanti fa.

***

Usciamo dall'ospedale e non piove più, saranno state due gocce per infastidirci.

Andiamo verso casa di Katrine e Dave sale con me. Non credo voglia accompagnarmi, ma credo sia più un fatto personale però faccio finta di nulla. Stephenie mi ha dato una copia delle chiavi per entrare quando voglio, visto che vuole che resti con loro e allora apro con il mio mazzo di chiavi.

A venire a salutarmi è una Katrine assonnata. Ha i capelli scompigliati di qua e di la, indossa una maglietta pesante e una pantalone grigio della tuta. Appena mette a fuoco che siamo in due, spalanca gli occhi per la sorpresa e arrossisce. E contemporaneamente lo stesso succede a Dave.

"Katie, noi siamo appena tornati dall'ospedale, io vado a farmi una bella doccia calda che abbiamo beccato la pioggia." dico salendo le scale.

"Aspetta un attimo. Dave arrivo subito" dice rivolgendosi a lui.

Mi si piazza davanti con sguardo assassino.

"Mi spighi perché non mi avevi detto che c'era anche lui. Sono un mostro" dice indicandosi i capelli.

"Ma scusa Cameron?" chiedo e lei mi capisce all'improvviso.

"Cameron si è fidanzato e secondo non penso a Dave in quel modo" ribatte convinta.

"Certo, allora io vado a farmi la doccia" dico alzando la voce.

"Ti odio"

"Io credo mi ringrazierai e basta" le faccio l'occhiolino e vado in bagno.

Sono sempre stata gelosa di Dave, le ragazze che ha avuto in passato non mi sono mai andate a genio perché non accettavano la nostra amicizia e cominciavano a privargli di vedermi e di passare del tempo con me. Ma poi per un motivo o per l'altro si sono sempre lasciati e la nostra amicizia non si è mai spezzata, perché una cosa che penso è che i ragazzi e le ragazze vanno e vengono, gli amori non sempre sono duraturi, ma gli amici veri si. Io non ho mai accettato la cosa di vietare di vedere determinate persone in una relazione oppure di non poterle frequentare in amicizia solo perché l'altro è geloso, perché al momento in cui la relazione finisce tu ti ritrovi solo. E mai nessuno deve sentirsi o ritrovarsi solo.

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