Capitolo 16

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E' passato qualche giorno da quando siamo andati tutti al cinema, non ho più visto Evan, nessuno sembra averlo visto e senza quegli occhi color ghiaccio mi sento un po' persa, ormai mi ci ero quasi affezionata e devo dire che non averlo intorno fa strano.

Sono andata in ospedale in questi giorni, ho visto papà che sta come stava ieri, come l'altro ieri, come il giorno prima, praticamente come sta da parecchio tempo, non mangio molto in questi giorni, mi sento come se mancasse qualcosa, ma a me non ne manca una, ma tante, a partire dal mio papà.

Ogni volta che vado in ospedale vedo Paul, parliamo del più e del meno, ma ieri mi ha detto ciao e poi è andato via senza darmi un motivo ben preciso, non capisco cosa gli prenda, ma sento che mi nasconde qualcosa, ogni volta va via senza darmi spiegazioni e per di più non si è mai levato, né gli occhiali, né il cappuccio e mi sembra molto strano.

Ora sono appena uscita di casa, immersa nei miei pensieri mi serve schiarirmi la mente, ho bisogno di fare un giro tranquilla con la migliore medicina nelle orecchie: la musica.

Cammino per le strade bagnate, i marciapiedi pieni di foglie e le gli alberi che si muovono seguendo il vento. Il sole splende nel cielo, ci sono parecchie nuvole quindi non posso perdermi nell'infinito del cielo, io amo guardare il cielo così azzurro e perdermi nel suo infinito. Amo guardare le stelle e perdermi nei loro miliardi. Amo pensare che niente a questo mondo è perfetto. Che la perfezione è solo un dilemma che la gente si pone, qualcosa che tutti vogliono raggiungere, ma a cui non arriveranno mai perché la perfezione può essere anche perfetta, ma è incompleta, le cose migliori non sono perfette sono speciali. Come dice Bob Marley.

Continuo a camminare fino a quando non sento qualcuno che mi tocca la spalla.

Mi giro e mi trovo i suoi occhi azzurri, neanche loro sono perfetti perché sono troppo profondi così da perdermici ogni volta, però sono bellissimi nella loro imperfezione.

"Bee" dice.

"Ciao, Evan" dico incrociando le braccia al petto.

"Che hai?" chiede.

"Stai scherzando? Non ti sei fatto vedere per giorni e ora mi vieni qui a parlare. Ma che fine hai fatto, potevi anche rispondere alle chiamate di Jason era parecchio preoccupato come ognuno di noi del resto" gli rispondo a tono.

"Mi dispiace tanto. Non era mia intenzione farvi preoccupare. Non mi sono sentito bene, e non ho usato il telefono per niente"

"Usa le tue scuse con qualcun altro, Evan" rispondo per girarmi e andare via.

"Bee, aspetta dai. Mi dispiace davvero, come posso farmi perdonare?" urla.

"Non è questione di perdono ci sono già passata sopra, ma mi da fastidio che tu non ci abbia avvisato, gli altri non ti faranno neanche la predica tranquillo, ti salteranno addosso appena ti vedono per quanto erano preoccupati" rispondo ridacchiando.

"Ti va di fare un giro con me ora?" chiede grattandosi la nuca.

"Certo"

Rimango un po' scossa dalla sua proposta, ma credo di dovermi abituare al suo carattere bipolare.

Ci fermiamo ad un parchetto lì vicino, non c'è praticamente nessuno, è un po' malandato, credo che non ci venga qualcuno da anni. Evan sembra conoscerlo visto che mi ci ha portato lui qui, non lo capirò mai questo ragazzo, però devo dire che mi affascina ogni istante più di prima, i suoi ricci sono mossi dal vento e sono davvero bellissimi. Rimango ad osservarlo un altro po' fin quando non si gira e mi scruta attentamente per poi rivolgermi parola.

"Qui ci venivo da bambino, è sempre stato il mio posto preferito, perché ero da solo"

"Infatti è molto tranquillo qui" sussurro guardandomi attorno.

Ci sdraiamo sull'erba fresca uno di fianco all'altro e guardiamo il cielo e le nuvole. Chiudo gli occhi e ascolto ogni sorta di rumore attorno a me. Si sente il fruscio delle foglie trasportate dal vento, gli uccellini che volano, si sentono i clacson delle auto, l'altalena del parchetto mossa dal vento.

Poco dopo sento qualcosa sfiorarmi la mano e vedo che si tratta della mano di Evan, la prende e intreccia le nostre dita, sorrido a quel gesto e noto che anche lui sta sorridendo, credo che Evan Cooper anche se non lo vuole dimostrare è una persona d'oro, devi solo aspettare che lui si fidi abbastanza di te da dimostrartelo. Molte volte veniamo delusi o lasciati da soli, emarginati parecchie volte tanto da cominciare a costruirci la nostra corazza, uno spazio che nessuno può invadere, tentiamo di implodere, quindi tutto quello che ci accade intorno sembra non toccarci, ma in realtà ci tocca più di quanto dovrebbe, ma mai nessuno lo saprà perchè noi implodiamo, ma si sa che poi arriverà il giorno in cui esploderemo, quindi fidarsi anche se solo di poche persone fa bene perchè quando ti serve hai qualcuno con cui parlare e ti sfoghi così da non tenerti tutto dentro.

Chiudo di nuovo gli occhi e con la testa sfioro il braccio di Evan, questo ragazzo mi fa stare bene, non posso negarlo eppure quanto vorrei capire cosa lo faccia diventare scontroso e così buio a volte. So che probabilemente non me ne parlerà, ma sono sicura che c'è qualcosa di grande che lo turba e che lo faccia diventare così.

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