Il week-end è volato e oggi siamo già a lunedì, menomale che la scuola è quasi finita. Tra dieci giorni c'è quel maledetto ballo a cui devo andare per forza quindi devo anche andare a comprarmi un vestito adatto. Ieri siamo state tutte tre insieme non abbiamo messo un piede fuori la porta e siamo passate dal letto al divano, maratone di serie TV e poi abbiamo visto un film di Natale la sera. Ci siamo mosse solo per andare a pranzare e cenare se no siamo state sempre sedute a guardare la TV.
Oggi sono stanca morta visto che stanotte non ho chiuso occhio. Sto andando alla fermata dell'autobus insieme a Katrine, anche lei molto assonnata. Ieri ha piovuto tutta la giornata e oggi c'è un aria pungente che ci sta facendo tremare.
Arriviamo giusto in tempo visto che l'autobus si era appena fermato. Saliamo e vado verso il mio posto, stranamente non è occupato, e non vedo quegli occhi chiari da nessuna parte.
Decido di sedermi e non pensarci affatto, perché è questo che devo fare: non pensarlo.
Quando arriviamo a scuola ci precipitiamo ognuno nelle proprie aule, adesso ho inglese, entro in classe e trovo la mia professoressa seduta di già alla cattedra.
"Signorina Collins, in ritardo" pronuncia quelle parole guardandomi da sopra i suoi piccoli occhiali.
"Mi scusi davvero, è colpa mia, c'era traffico" risponde una voce che riconoscerei ovunque, lasciandomi a bocca aperta.
"Per questa volta passa, la prossima no" dice guardando severamente entrambi.
Il ragazzo che mi ha salvato mi passa affianco facendomi l'occhiolino, mentre io gli lancio un occhiataccia. Ma che faccia tosta, oh.
Seguo la lezione attentamente anche se diversi bigliettini atterrano sul mio banco, tutti provenienti dalla stessa persona, che si crede che sono un secchio dell'immondizia? Ne ho aperto solo uno per vedere di cosa si trattava e c'era scritto 'dobbiamo parlare, scusami' l'ho accartocciato e l'ho buttato come sto facendo con il resto.
Le ore successive non le abbiamo in comune, abbiamo in comune solo educazione fisica adesso.
Ci sono anche Katie e Julie quindi posso ritenermi fortunata. Andiamo in palestra e ci cambiamo prima che cominci la lezione. Dopo esserci cambiate entriamo in palestra e notiamo i ragazzi raggruppati da una parte e le ragazze da un altra.
"Oggi giocheremo a pallavolo, faremo una partita, dovete solo fare le squadre" spiega la professoressa.
"Capisquadra, Evan e Dave" continua lei.
Mi sparo, spero solo che starò con Dave se no lo uccido diretto, lui è una di quelle persone che sa benissimo quello che è successo, perché ieri è venuto a casa di Katrine e ne stavamo parlando con le ragazze lui ha sentito cosa è successo, ma ha giurato di non dirlo a nessuno, anche perché gli altri non devono saperlo per nessuna ragione al mondo, lui è il mio migliore amico non sarei stata capace di tenerglielo nascosto.
Guardo ininterrottamente Dave per fargli capire che mi deve scegliere, infatti appena ha capito che se non lo avrebbe fatto ne avrebbe pagato le conseguenze si è dato una mossa a far uscire il mio nome dalle sue labbra come primo componente della sua squadra.
Evan ci è rimasto no male di più e credo per fargli un dispetto ha scelto Katrine e lì Dave non ci ha visto più, si vede dal suo sguardo che è incavolato nero.
"Vedi che ti disintegriamo" dice Dave a denti stretti davanti a Evan dopo aver finito di formare le squadre.
A pallavolo me la cavo, quando ero più piccola giocavo, ho giocato fino alla terza media, poi lo studio alle superiori mi prendeva parecchio tempo quindi ho deciso di mollare, però credo di non essere molto arrugginita.
Giocavo come schiacciatrice, ero forte e mi piaceva il mio ruolo, lo amavo, invece il mio punto debole era la battuta, non ci riuscivo proprio, ero un totale disastro in battuta. E lo sono tutt'ora.
"Bee, ma che diavolo stai facendo?" chiede Dave alla pausa.
"Sulla battuta non sono fortissima" mi metto sulla difensiva.
"Si me lo ricordo" ridacchia.
"Ei, così non vale" metto il broncio.
Quando eravamo più piccoli, Dave veniva ad ogni mia partita era il mio tifoso numero uno, il mio preferito, mi dava la carica per stracciare le avversarie e mi dava sempre un abbraccio a fine partita sia se perdevamo sia se vincevamo.
"Eddai piccola Bee, ti ricordi come si schiaccia, perché detto tra noi ci servi" mi dice lui.
"Si, dai, credo di farcela" rispondo poco convinta, non voglio tutta questa responsabilità, ma sono sicura che me la darà in men che non si dica.
"Bene, la vittoria è nelle tue mani" ecco grazie della responsabilità Dave.
Rientriamo in campo battono loro e la palla si schianta sul mio volto. La testa va all'indietro e io finisco per terra. Mi sento stordita e non riesco a muovermi. Sento delle voci che mi dicono di restare ferma e poi sento delle mani sollevarmi da terra. Cerco di aprire gli occhi e l'unica cosa che vedo è che un ragazzo mi sta portando in infermeria, non distinguo chi sia, ma il suo profumo è familiare.
Quando mi stende sul lettino, lo vedo passarsi una mano trai capelli ricci, il cuore mi fa un balzo e gli occhi si spalancano. Si tratta di Evan.
"Vattene"
"Bee, calmati, fatti medicare e poi ti prometto che vado via" risponde lui posando la sua mano sul mio braccio.
Arriva l'infermiera che dice che non è niente solo una botta, potrebbe girarmi la testa, ma niente di più, mi da del ghiaccio da mettere su un occhio per non farlo diventare nero e poi ci fa uscire.
Vado via, il lontano più possibile da Evan, incontro Dave, che mi abbraccia e mi da un bacio sulla fronte.
"Menomale che stai bene, mi dispiace" dice guardandomi l'occhio.
"Tranquillo, non è colpa tua." gli rispondo sorridendo.
"Avete parlato?" dice guardando prima me e dopo Evan.
"No e non intendo parlarci" rispondo serrando la mascella.
"Come vuoi" dice alzando le mani in segno di resa.

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Effetti collaterali
RomanceDue ragazzi. Un solo amore. Una vita. Infinite emozioni. Bridget Collins si ritroverà ad affrontare situazioni che non sarebbe mai riuscita ad immaginare. Evan Cooper ha la sua vita programmata minuto per minuto su una tabella di marcia che non s...