Call Me Mine

43.

"Come hai potuto?"

"Mi fidavo di te"

"Non mi hai mai amato"

"Mi fai schifo"

"Non ti amerà mai più nessuno"

"Sei un fallimento"

"Sono stanco di aspettare figlio mio"

«No no, Megan...papà» Si alza di scatto dal letto, tutto sudato con lo sguardo spaventato perso nel vuoto. Matheo ha avuto un altro incubo. Tocca la parte del letto alla sua sinistra ma è vuota, Megan non c'è.

«Megan!» Si alza ed esce dalla stanza in pantaloni e a petto nudo, correndo per tutta la scuola alla ricerca della sua ragazza. Arriva nella Sala Comune, ma lei non è lì, controlla in Sala Grande, in camera sua, nei Giardini, al Lago Nero, ma niente...di lei nessuna traccia. Si accascia a terra disperato fin quando non gli viene in mente un idea «Ma certo, perché non ci ho pensato prima» Si alza e corre verso la Torre di Astronomia, percorre le 15 rampe di scale non badando alla stanchezza.

Gliene manca una e non perde tempo a salire e a spalancare la porta, la vede, seduta sul muretto mentre beve una bottiglia di vodka alla fragola e al suo fianco ne vede altre due di whiskey incendiario, vuote. Corre subito vicino a lei che beve l'ultimo goccio dalla bottiglia e la lancia fuori «Eccoti qui finalmente» La abbraccia e quando lei si gira lui nota gli occhi gonfi e arrossati di lei, ha pianto.

«Megan, amore. Sono io, il tuo Matheo. Cosa succede?» Le accarezza la guancia con una mano e i capelli con l'altra «Mio padre» Rimane stupito dalla lucidità con cui l'ha detto, sembra che non sia ubriaca quasi da rischiare il coma etilico.

«Cosa gli è successo?» Lei dopo quella domanda sprofonda nel suo petto continuando a piangere, lui la stringe ancora più forte fin quando non sente l'esile corpo della ragazza affaticato dal respiro, sudare e tremare come una foglia. Lui sa già come comportarsi, anche lui soffre di attacchi di panico, il suo rimedio era contare a ritroso «Amore ascoltami. Devi contare...conta da 20 a 1, pensa alla persona che ami di più» La guida mentre gli tiene le mani.

Lei inizia a contare «V-Venti...d-diciannone...diciotto, diciassette, sedici» Si ferma e cerca di prendere più aria possibile «Tranquilla, ci sono io qui con te» La tranquillizza e lei annuisce debolmente «Quindici, q-quattordici, tredici, d-do...d-dodici, und-ici, dieci, nove, otto...sette, sei, cinque, quattro, tre, due....u-uno» Il respiro si regola, anche il tremore sta passando e Matheo tira un sospiro di sollievo.

La abbraccia ma lei non ha la forza di ricambiare, quando lui si stacca «Amore, riesci a raccontarmi cosa è successo?» Prova di nuovo a capire cosa era successo alla sua Megan «Hanno trovato mio padre» I suoi occhi diventano di nuovo lucidi «Chi? Cosa gli hanno fatto?» Cerca di trovare un nesso logico «Gli uomini di tuo padre, l'hanno...l-l'hanno u-ucci...so» Sprofonda sul petto di lui piangendo «Co-Come è possibile, è immortale...giusto?» Neanche Matheo poteva credere alle sue parole «Ha dato il suo anello dell'immortalità a me...per proteggermi. È colpa mia, è morto a causa mia, se non mi avesse dato l'anello sarebbe ancora vivo» Piange ancora.

«No, non è colpa tua, avrebbero provato ad uccidere te...hanno mirato tuo padre perché era indifeso. E poi lui non vorrebbe vederti così...e neanche io» Non sopporta vedere la sua ragazza in queste condizioni e farebbe di tutto per aiutarla «Baciami» Dice all'improvviso e lui la guarda inizialmente perplesso «Ti prego...ho bisogno di te» La sua voce supplicante fa sciogliere il cuore del ragazzo, che, la abbraccia e la bacia.

In questo momento Megan non pensa più a niente, solo alle labbra di Matheo sulle sue, la sua unica certezza. Ha bevuto così tanto con la speranza di ubriacarsi e dimenticare, ma non ha avuto successo, lei è consapevole che più tempo passa e più poteri scoprirà di aver ereditato dal suo papà, Lucifer Morningstar, la persona più trasgressiva che lei abbia mai conosciuto. Quel suo modo di fare bizzarro la faceva ridere ogni volta, ripensa al suo carattere e a quello del padre e nota la notevole somiglianza.