E poi ricevo una chiamata che cambia competamente l'andamento della mia vita.
Sto dormendo. Come non mi capitava da tempo. Avete presente quel sonno senza sogni, profondo, completamente rilassante e riposante, in cui sareste capace di dormire fino all'una del giorno dopo?
Ecco. Immaginate, dopo una settimana d'insonnia di dormire cosi. Il paradiso, vero?
Perciò quando mi squilla il telefonino e sono circa le tre di notte, ho solo un pensiero in testa: uscire di casa e uccidere colui che vuole parlarmi a quest'ora di notte.
Tasto il letto alla ricerca del comodino. Sento accanto a me il freddo e capisco che Ian non è rimasto con me per la notte. Sicuramente è andato a casa sua a dormire, povero.
Quando acciuffo il cellulare ho letteralmente perso la pazienza. Starei per attaccare in faccia la telefonata, se non vedessi in un secondo di lucidità che era Ashton a chiamarmi.
"Si?" dico, cercando di nascondere uno sbadiglio e assumendo un tono (più o meno) serio. Forse qualche notizia dasll'ospedale? Speriamo.
Incorcio le dita mentre la voce concitata di Ashton vomita parole alla velocità della luce e, il tutto aggiunto alle grida di Michael di sottofondo, mi danno un grande mal di testa e accrescono la confusione.
"Ashton, calmati!" ordino, la voce ferma. "Ripeti lentamente che non ho capito nulla".
Sento un sospiro e dei passi, poi la tranquillità. Dev'essersi spostato, e meno male, che muoio dalla voglia di sapere cosa è successo e se riguarda anche Luke.
"Ash?" dico, non sentendolo più parlare. Poi avverto dei suoni simili a singhiozzi. Sta piangendo?
Oddio. Aspetta. Cosa? Perchè piange? E' successo qualcosa di brutto? Improvvisamente sento un gran caldo e ho bisogno che qualcuno mi insegni come respirare, perchè io me ne sono dimenticata.
"Aria!" dice il mio amico tra i singhiozzi. Che strano. Non sembra triste. Sembra quasi gioioso. "Aria, Luke ha aperto gli occhi!"
"Aperto gli occhi? Che vuol dire?" Hey, ricordiamoci che è pur sempre notte e io ho sonno.
"Vuol dire che si è svegliato!". La testa comincia a girare. "Su, porta le chiappe qui che ti stiamo aspettando!"
[Mezz'ora dopo...]
Mi catapulto nella sala dove mi aspettavano i miei amici e per un attimo giuro che il cuore si ferma di un battito.
Finalmente rivedo il cielo.
Quel cielo azzurro, libero da nuvole. Quel cielo così bello come può solo essere dopo tanta pioggia e nuvole, tristezza e disperazione. E la gioia mi invade come un'onda alta dieci metri.
Mi metto a gridare e corro verso il lettino. Ignara di tutto e tutti, solo io e lui. Distanti, lontani, eppure sempre più vicini. Corro con una strana irruenza e al tempo stesso un'improvvisa leggerezza, come se fossi diventata un toro che sta in placido equilibrio su un filo galleggiante nel vuoto.
Io e lui, io e lui. E anche Luke sembra notarlo. Perchè si gira e, sebbene fosse pallido, smunto e privo di colore e vivacità, è la cosa più bella del mondo, e mi guarda e mi sorride come lui sa fare.
Lacrime di gioia inondano il mio viso, mentre mi chino su di lui.
"Buongiorno dormiglione" sussurro, sorridente.
Lui mi guarda, ride piano e dice: "Scusami".
Poi alza il collo quanto le forze glielo permettono e mi bacia sulle labbra.
E in quel momento, giuro, noi due chini a baciarci sul lettino bianco in una squallida stanza d'ospedale odorante di amuchina e medicine, siamo talmente belli da fare invidia a tutti gli innamorati di questo mondo.
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shadows. 》l. h.
Fanfiction[DAL CAPITOLO 49] "Ascolta." dice, la voce ferma. "Io ti amo. Tu mi ami?". Annuisco. "Sì, ma...". Lui mi interrompe posandomi l'indice sulle labbra. "Niente ma. L'unica cosa che conta è se ci amiamo. Ci amiamo? Sì. Bene." Sembra vedere in me confusi...