La settimana passò in un lampo, tra uscite con Ian, preparativi per accogliere i miei genitori, visite all'ospedale da Luke. Ero piena di impegni, mai un attimo di respiro, o un secondo da dedicare solo a me stessa. Anche se, beh, a quello ci pensava già il mio ragazzo...
Mi sentivo meglio, moralmente e fisicamente. Forse era proprio lo spremere fino all'ultima goccia il mio corpo che stava aiutando la mia mente a distrarsi e a ritornare ad essere positiva e spensierata come un tempo. Non fraintendetemi, andavo sempre da Luke, ci stavo un'oretta insieme come se questo potesse dargli la forza di svegliarsi, e poi tornavo a casa e cenavo con Ian. Sì, lui aveva preso la (bellissima) abitudine di convivere con me e inutile dire che era uno spasso assurdo. Dormivamo assieme, nello stesso letto, giocavamo con Midnight che non era più sgorbutico e intrattabile come al solito, e lui mi portava a cena fuori.
Ian faceva di tutto per farsi vedere allegro, e ne ero grata. Aveva capito che era un periodo duro per me, e la visita di mia madre era solo un altro peso in più al carico di roba e pensieri accumulati negli ultimi tempi. Tuttavia, e io lo vedevo, dietro al sorriso c'era sempre uno sguardo triste, dietro una battuta sentivo una nota malinconica e gli occhi ridenti e gioiosi erano in realtà stanchi e privi di speranza. E io sapevo anche il perchè.
Sebbene vivessimo insieme, io e Ian non ci eravamo mai spinti più in là di qualche carezza, o bacio. Ogni volta lui ci provava, ma io cacciavo una scusa (devo andare al bagno; mi fa male la pancia; oggi no, sono troppo stanca) e questo lo faceva soffrire. Senza contare che, non appena le sue mani mi sfioravano il corpo e le sue labbra mi baciavano il collo, mi ritornava in mente la figura di Luke all'ospedale, privo di sensi, e provavo un senso di nausea, quasi di disgusto. Ero dispiaciuta per lui, ma d'altra parte non me la sentivo ancora. Eravamo insieme da poco più di una settimana, e inoltre viste le vicissitudini recenti, andare a letto con Ian rietrava tra gli ultimi pensieri che mi frullavano nel cervello. Ma d'altra parte capivo che non ne potevo sfuggire per sempre. Prima o poi avrei dovuto affrontare la questione, ma quel momento non sarebbe stato ora. In fondo, eccetto questa piccola incomprensione, le cose tra noi due andavano alla grande, ed ero sicura che la nostra storia sarebbe durata più di quanto avessi creduto in partenza.
Insomma, vivevo in un equilibro tra emozioni contrastanti, tra la gioia e la tristezza, tra la felicità e la malinconia, tra la spensieratezza all' essere incredibilmente indaffarata tra preparativi e ospedale, e forse proprio questo insolito mix agrodolce faceva sì che mi stessi sentendo meglio di quanto non fossi stata da giorni.
"Aria, scusa se ritorno sull'argomento, ma sono nervosissimo...". Era venerdì sera e io, beatamente sdraiata sul divano a leggere sul divano una rivista di gossip, precisamente un articolo sul presunto amore tra la popstar Ariana Grande e il rapper Big Sean, alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
Siamo alle solite. Ian che si lamenta di essere super teso perchè a breve conoscerà i miei genitori. Proprio così, l'avevo convinto. All'inizio lui aveva rifiutato, dicendo che stavamo insieme da poco e che era una mossa azzardata fare già una presentazione ufficiale quando di ufficiale, tra noi, non c'era proprio nulla. Poi però si era ricreduto. Forse la curiosità aveva avuto la meglio sulla paura, fatto sta che mi promise che avrebbe fatto quest'esperienza. E così avevo avVertito i miei che avrebbero conosciuto il mio ragazzo tra una settimana o poco più.
Ma ora erano ricominciate le paranoie. Sapevo che, comunque sarebbe andata, Ian avrebbe tenuto fede al suo giuramento. Ma lui temeva di non piacere, o di risultare poco adatto a me.
"Ian, come te lo devo dire!?" dico, scaraventando a terra il magazine. "Sei perfetto. Andrai benissimo. E ora non ci pensare, che manca ancora un po'! Vedrai che sarà magnifico e i miei saranno fieri di noi". Lui sembra essere rincuorato e mi abbraccia.
Non sapeva che in realtà anche io ero nervosissima. Avevo paura che qualcosa potesse rovinare tutto. E sapevo che anche la riuscita dell'appuntamento non sarebbe stato solo se Ian, o i miei genitori si fossero comportati bene.
Ma solo se io non rovinassi tutto.
Io ero l'ago della bilancia.
E, non so perché, avevo lo strano presentimento che avrei mandato tutto a puttane.
STAI LEGGENDO
shadows. 》l. h.
Fanfiction[DAL CAPITOLO 49] "Ascolta." dice, la voce ferma. "Io ti amo. Tu mi ami?". Annuisco. "Sì, ma...". Lui mi interrompe posandomi l'indice sulle labbra. "Niente ma. L'unica cosa che conta è se ci amiamo. Ci amiamo? Sì. Bene." Sembra vedere in me confusi...