E invece l'ho fatto.
Dopo che Ashton se n'è andato, ero piuttosto arrabbiata. Tutti a farmi la morale e nessuno che davvero mi aiutasse davvero. Cosa stava succedendo?
Il giorno dopo, a lavoro, ne parlai con Ian in privato. Mentre Hailie era impegnata a tingere di blu le punte di una giovane cliente, io mi avvicino al mio amico e lo chiamo sussurrando appena il suo nome. Lui si gira di scatto e mi guarda interrogativo, mentre gli faccio cenno di avvicinarsi e gli spiego tutto in due parole.
"... Che ne dici? Davvero dovrei parlare a Luke?" dico, mangiucchiandomi le unghie, come faccio sempre quando sono nervosa. Ian fa una smorfia, mentre il viso si rabbuia. "Io dico di no" dice, duramente. Non prova molta simpatia nei confronti di Luke, ho notato, per colpa di tutto quello che mi ha fatto (a partire da quel giorno in cui ci ha fatto aspettare fuori al freddo, ai miei racconti riguardo la festa, al fatto che esca con Ruth), e capisco davvero che lui tiene a me. Quando mi dice quel no secco, all'inizio ci rimango quasi male. Non vedo l'ora di sentiri dire di doverlo fare, perchè non aspettavo altro di vedere Luke, anche se non lo voglio ammettere. Mi manca tutto di lui, il suo viso, il suo piercing, i suoi occhi, i suoi capelli, e anche, perchè no, il suo comportamento rude. Mi manca lui.
"Ti ha già fatta soffrire abbastanza..." continua Ian. "Io non farei mai quelle cose ad una ragazza". Notai nel suo tono di voce un sottinteso che in quel momento non riuscii ad afferrare. Forse aveva ragione. Perchè continuare a girare attorno ad un ragazzo a cui non importava minimamente di me?
Ma alla fine la voglia di vederlo ha messo a tacere tutti i dubbi. Come sarebbe andata, sarebbe andata. Non potevo dire di non averci provato.
E così, uscita dal negozio di Hailie, mi sono diretta verso la fermata dell'autobus e, una volta tornata a casa, mi sono preparata psicologicamente alla sfida che stavo per affrontare. Anche davanti casa dei miei vicini, ho contato fino a venti, prima di suonare il campanello di casa.
E' venuto ad aprire Calum. Non appena mi vede, fa un balzo all'indietro, come se avesse visto davanti a sè Dracula. "Aria, mio Dio, da quanto non ti vedo?", dice, superando la soglia e stringendomi tra le braccia. Questo gesto mi lascia senza fiato, e ricambio dopo qualche secondo di spaesamento. Ci tengono a me. Mi vogliono bene, questo lo so. Manca solo Luke, ma forse tra poco riuscirò a chiarirmici. Anche se non ho idea di cosa dirgli.
Entriamo a casa. Trovo Michael seduto davanti al televisore con aria afflitta e Ashton che legge una rivista appoggiato al tavolo con il gomito. C'è aria di tristezza in quella casa, dove all'incirca un mese prima ero entrata e loro mi avevano placcata a terra. Quasi sorrido al ricordo. Allora era tutto diverso. Quando entravo in quella casa sentivo felicità, gioia, allegra pazzia. Ora invece mancava qualcosa. Uno dei loro migliori amici era chiuso in camera e non voleva saperne di uscire. La tensione era palpabile.
Ashton alza la testa dal magazine e fa un sorriso. Dalla sua espressione e dall'occhiolino che mi lancia capisco che non ha mai abbandonato l'idea che sarei venuta a parlare con Luke. Lui sapeva che l'avrei fatto. Anche Michael corre ad abbracciarmi, felice. E in questo momento lo sono io, e mi godo tutta la gioia perchè so che tra qualche momento potrei non esserlo più. O peggio.
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shadows. 》l. h.
Fanfiction[DAL CAPITOLO 49] "Ascolta." dice, la voce ferma. "Io ti amo. Tu mi ami?". Annuisco. "Sì, ma...". Lui mi interrompe posandomi l'indice sulle labbra. "Niente ma. L'unica cosa che conta è se ci amiamo. Ci amiamo? Sì. Bene." Sembra vedere in me confusi...