38. Panico.

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Il viaggio è silenzioso. Il mio pensiero è esclusivamente rivolto a Luke, ai miei vicini e all'ospedale. Sto pensando a qualsiasi cosa possa essere successa al ragazzo biondo, e scarto le ipotesi più strane nel mio cervello.
Forse è caduto dalle scale... Mmh, non credo, non starebbe così malconcio a meno che non abbia sbattuto ripetutamente la testa... Oddio, speriamo di no! E se invece avesse avuto una specie di infarto? Potrebbe essere, anche se mi è sempre parso in ottima salute. Però chi l'ha detto che viene solo ai malati? O forse gli hanno trovato qualche nuova malattia... Oh cavolo!

"...Aria? Ehy, ci sei?". Sono talmente presa dai miei pensieri di non essermi accorta di Ian, che stava parlando con me. "Scusa, non ti sentivo" ammetto, scuotendo la testa. "Dicevi?".

Ian indica la strada. "Dove devo girare? Non mi ricordo più". Guardo le due strade che si diramano davanti a noi, e borbotto velocemente di girare a destra. Dopodichè la macchina riprende a camminare e io mi perdo nei pensieri.

Poco dopo arriviamo e Ian parcheggia con lentezza estenuante e i miei nervi e la mia pazienza non reggono, tanto che comincio a muovere la gamba a ritmo di un ritmo inesistente. Non appena frena, mi catapulto fuori dalla macchina e mi fiondo nell'ospedale e corro fino alla reception. La signorina mora dall'altro lato del tavolo mi guarda con un sopracciglio alzato. "Le serve qualcosa?" chiede con un forte accento spagnolo. Annuisco, col fiatone. Dietro di me sento dei passi affrettati, dev'essere Ian.

Panico. Lui non doveva venire!

Mi sale l'ansia. "Devo vedere Luke Hemmings, sono la, ehm... fidanzata" dico, affrettatamente. La ragazza pare annoiata e mi dice il numero di stanza senza fare domande. Schivo alcune persone, cercando di ignorare Ian che urla il mio nome a gran voce. Alla fine riesco a imbucarmi nell'ascensore e l'ultima cosa che vedo prima che le porte di chiudano è la sua faccia sgomenta. "Scusa!" grido, e premo il pulsante 2.

Mi stringo tra le persone, guardando l'orologio ogni due secondi e invitando mentalmente l'ascensore a sbrigarsi. Finalmente, dopo tre tappe al primo, quinto e terzo piano, di ferma al secondo e io corro fuori.

Faccio l'intero corridoio di corsa, evitando signori in carrozzella e con le stampelle che urlano spaventati quando gli sfreccio vicino, mancandoli per un soffio.

Mi fermo solo una volta arrivata davanti alla terzultima porta, attirata da una voce familiare. "Ma quando arriva Aria?" sta dicendo un Calum stravolto. "Eccomi!" dico, facendo ingresso e guardando a destra e sinistra. Incontro i visi affranti di Michael, Ashton, Calum; poi vedo perfino Hailie, con gli occhi spalancati come dopo un forte spavento non ancora passato.

"Aria!" fa Michael, correndo verso di me e abbracciandomi. Poggia la testa sul mio petta e sospira. "Credevo non saresti più venuta". Lo guardo negli occhi. "Ho fatto il più presto possibile, sai che non sarei rimasta con le mani in mano" dico, quasi severamente. "Comunque, ecco a te il nostro bellissimo Luke Hemmings" dice, mostrandomi il corpo del ragazzo biondo, disteso sul lettino bianco dell'ospedale.

Qualcuno strilla, e il suono rimbomba nell'intera sala. Ci vuole qualche secondo per capire che quel qualcuno sono io.

shadows. 》l. h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora