Busso piano tre volte alla sua porta.
Il cuore sembra poter scoppiarmi in petto da un momento all'altro, talmente forte batte. Nell'attesa di vederlo aprire la porta, cerco di ripassarmi mentalmente la discussione. Cercherò di essere gentile, carina e tranquilla. Lui sicuramente si calmerà alla vista di una me così poco agitata, e io potrò introdurre il discorso. Luke mi risponderà perchè io gli manco tantissimo, ovviamente, e potremo fare la pace!, penso, con un sorriso. Non fa una piega. Peccato che in quel momento la porta si apre e spunta davanti ai miei occhi un angelo.
Una angelo in pantaloncini e canottiera.
Un angelo con i capelli tirati su dal gel e un piercing sul labbro.
Un angelo con le occhiaie e lo sguardo triste.
In un attimo, incrocio i suoi occhi color cielo e mi dimentico tutto il discorso fatto poco fa sparisce dalla mia testa. Non riesco più a respirare, figuriamoci a pensare.
E'.. Così vicino, ma allo stesso tempo lontano anni-luce. E' bellissimo, eppure ridotto a un relitto. Sembra malato, a stento si regge in piedi. Appena mi vede, spalanca gli occhi e un ombra di sorriso gli attraversa il viso. Mmh, no, probabilmente l'ho immaginato, perchè ora è serissimo. Anzi, sembra arrabbiato.
Dovrei dire qualcosa, ma non riesco a formulare una frase di senso compiuto. Alla fine, l'unica cosa che mi viene in mente di dire è: "Ehy".
Lui mi guarda come se mi fosse spuntata una seconda testa e dice, duramente: "Cosa vuoi?". Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva. Perchè questo tono irritato? Non dovrebbe essere felice di vedermi? I piani non prevedevano questa risposta.
"Ehm, v-volevo parlarti. Se ti va, ovvio" dico. Che risposta idiota, sicuro che non gli andava! E ho persino balbettato.
Infatti, la sua risposta è un secco: "No, non voglio parlarti. Ora vattene." Fa per chiudere la porta, ma di scatto metto il piede alla base della porta, bloccandola. "Per favore, fammi entrare. Abbiamo tante cose da dirci." dico implorante. Lui mi guarda livido per un paio di secondi, poi, con un sospiro lunghissimo, si fa da parte per farmi entrare nella sua stanza.
Non ero mai entrata prima nella camera di Luke. Era piccola, con un letto azzurro e le pareti dipinte di blu. Una piccola scrivania di legno era disseminata da cartacce e penne, e notai una grande presenza di fazzoletti a terra. Un armadio e una picola libreria si trovavano ai lati di una portafinestra bianca da cui uscivano degli spifferi d'aria.
Luke si siede sul suo letto, e io mi metto comoda sulla sedia davanti alla scrivania. Cerco di incrociare il suo sguardo per mantenere un contatto visivo davanti al mio discorso, ma Luke continua a trovare interessanti le sue pantofole arancioni, perciò lascio perdere.
"Avanti, parliamo" dice, la testa bassa.
"Perchè non esci più con Ruth?". La domanda mi esce di getto, senza pensarci. No, no!, mi dico disperata. Non dovevo dire questo!
Ma ormai il danno era fatto. Perlomeno ora avevo l'attenzione di Luke, che aveva alzato lo sguardo e mi guardava con aria confusa. Evidentemente anche lui non si aspettava una domanda del genere.
"Perchè ti interessa tanto?"
"Ti hbo fatto una domanda, gradirei una risposta."
Sospira. "Perchè non è una brava fidanzata e non andavamo d'accordo. Soddisfatta?"
"No" dico "Voglio sapere perchè sei andata da lei invece di venirmi a prendere a lavoro da Hailie, o forse dovrei dire... Tua cugina."
Vedo terrore nel suo sguardo. Non risponde, ma abbassa di nuovo la testa e borbotta: "Allora te l'ha detto."
"Certo che me l'ha detto!" dico, alzando la voce. Mi metto in piedi, perchè mi sento sopraffare da tante emozioni. "E non capisco perchè la odi così tanto. Non è colpa sua se tuo zio era violento!"
"Zitta" mi implora Luke. Non l'avevo mai visto pregare qualcuno, ma ora lo stava facendo. Ignoro la morsa che mi sta stringendo lo stomaco e continuo.
"Le tue cugine sono innocenti. Dio mio, capiscilo! Torna a parlare con Hailie, lei sta malissimo per te ed è triste! Tua madre è morta solo per colpa di tuo zio, e non hai motivo di prendertela..."
"Basta!" grida Luke, alzandosi anche lui in piedi. "Tu non sai un bel niente su mia madre, mio zio e la mia intera famiglia! Non sai niente di me! Non parlare di cose che non conosci!" Per un attimo sembra davvero sul punto di darmi uno schiaffo, perciò indietreggio, impaurita. Poi il suo sguardo cambia e torna ad essere semplicemente e terriblmente triste. Devo aver scatenato in lui vecchi ricordi dolorosi. "Ti prego, vattene" dice di nuovo. Mi trema il labbro inferiore e mi sforzo di non piangere. "Vattene!" ripete, più forte, mentre gli scende una lacrima e io corro ad obbedire.
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shadows. 》l. h.
Fanfic[DAL CAPITOLO 49] "Ascolta." dice, la voce ferma. "Io ti amo. Tu mi ami?". Annuisco. "Sì, ma...". Lui mi interrompe posandomi l'indice sulle labbra. "Niente ma. L'unica cosa che conta è se ci amiamo. Ci amiamo? Sì. Bene." Sembra vedere in me confusi...